Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge modificato dal Senato

 

Seduta n. 265 del 13/2/2003

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1306 - Delega al Governo per la definizione di norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale (approvato dal Senato) (3387) e delle abbinate proposte di legge: Stefani; Sospiri; Alberta De Simone; Alberta De Simone; Martinat ed altri; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Bianchi Clerici; Serena; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Malgieri; Angela Napoli; Landolfi; Alboni ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Serena; Sasso ed altri; Rizzo ed altri (23-245-353-354-661-735-749-771-779-967-1017-1042-1043-1044-1191-1481-1734-1749-1988-1989-1990-2277-3174-3384) (ore 9,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Delega al Governo per la definizione di norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Stefani; Sospiri; Alberta De Simone; Alberta De Simone; Martinat ed altri; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Bianchi Clerici; Serena; Angela Napoli; Angela Napoli; Angela Napoli; Malgieri; Angela Napoli; Landolfi; Alboni ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Parodi ed altri; Serena; Sasso ed altri; Rizzo ed altri.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato l'articolo 1.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 3387 sezione 1).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.

DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, con l'articolo 2 si entra nel cuore della riforma Moratti: la modifica dell'architettura dei cicli scolastici.
Il mio intervento sarà più di esegesi del testo di legge che non di respiro generale, e, pertanto, non mirerà a mostrare i limiti dell'impostazione generale e di fondo della legge, cosa che d'altronde è già stata fatta in modo egregio in tutti gli interventi svolti nella giornata di ieri.
Prima di entrare nel merito delle modifiche specifiche all'architettura di sistema, vorrei evidenziare alcuni punti critici di fondo dello stesso articolo 2.
Alla lettera a) del comma 1 si fa riferimento alle finalità del sistema educativo in ordine all'inserimento sociale e lavorativo con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea; mi sembra ovvio che, in una società più globalizzata, debba essere aggiunta la dimensione mondiale, che dovrebbe essere sia quella dell'educazione alla mondialità sia quella di una preparazione ad un mercato globale del lavoro. Se da una parte si può apprezzare l'accento posto sulla dimensione localistica, da definirsi concettualmente, dall'altra non comprendiamo questa reticenza riguardo alla mondialità, carenza che, nell'attuale proposta di delega, è sottolineata anche dalla scomparsa del riferimento alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, firmata anche dal nostro paese, che era presente nei riferimenti fondamentali della legge n. 30. Perché è stata esclusa?
Alla lettera b) del medesimo comma non si riesce a comprendere il valore semantico del termine-concetto «spirituale»; cosa si intende per formazione spirituale? Quale è il concetto di spirito al quale si fa riferimento? Non vorrei inoltrarmi in un dibattito filosofico a riguardo, ma il termine è talmente polisemico da risultare estremamente equivoco e fonte di preoccupazione. Il testo, inoltre, recita: «sono promossi il conseguimento della formazione spirituale e morale, anche ispirata ai principi della Costituzione (...)»; Il riferimento alla Costituzione viene quindi fatto in via subordinata e non si capisce a che cosa: oltre ai principi etici presente nella prima parte della nostra Carta costituzionale - anzi, prima di questi - a quali altri dovrebbero ispirarsi l'educazione e la formazione?
Alla lettera c), con l'abolizione dell'articolo 68 della legge 17 maggio 1999, n. 144, mi sembra (dopo aver letto e riletto questo paragrafo) che si preveda l'abbattimento dell'obbligo scolastico di un anno o di un anno e mezzo, a seconda dell'età alla quale lo studente ha iniziato la frequenza al primo ciclo. Questo, a nostro avviso, costituisce un grave passo indietro. Non comprendo tale abbassamento dell'obbligo scolastico, anche perché nella scorsa legislatura l'attuale sottosegretario Valentina Aprea non propugnava un abbassamento dell'obbligo scolastico alla terza media, ma proponeva la possibilità di assolvere quest'ultimo, oltre che nella scuola, anche nel
sistema dell'istruzione e della formazione. Mi chiedo il motivo per cui non si è almeno confermato questo, ossia che l'obbligo scolastico rimanga a 15 anni o, addirittura, si innalzi a 16 o vada ancora oltre, dando la possibilità di essere assolto (come si proponeva in passato) anche nelle scuole di istruzione e formazione professionale. Posso, tuttavia, comprenderne il motivo. Forse, ciò è dovuto al fatto che in Italia il sistema dell'istruzione e formazione professionale sviluppato in qualche regione soprattutto ad opera di alcune congregazioni religiose (mi riferisco ai salesiani, ai giuseppini e ad altri) è, però, assolutamente assente in altre regioni. Ovviamente, non si parla dell'apprendistato, ma del sistema dell'istruzione e della formazione. Mi chiedo: cosa faranno i ragazzi di 13 anni e mezzo che sono entrati a cinque anni e mezzo nella scuola e che escono dalla terza media? Andranno a lavorare? Tuttavia, fino a 14 anni mi sembra che non si possa essere inseriti nel mondo del lavoro. Allora, perché non lasciare a 15 anni l'obbligo scolastico, dando la possibilità di assolverlo anche nelle scuole di istruzione e formazione professionale?
Prima di affrontare il discorso del riordino dei cicli, vorrei anche soffermarmi un attimo su altri due punti della presente proposta ritenuti innovativi, ma che tali non sono: mi riferisco all'alfabetizzazione ed all'approfondimento delle tecnologie informatiche e all'introduzione nel primo ciclo della seconda lingua comunitaria. Queste non sono novità nella scuola italiana. Vorrei semplicemente ricordare che tali introduzioni sono già state realizzate nella scorsa legislatura. La prima è stata realizzata con il piano d'azione per la società dell'informazione, varato dal Governo in correlazione con l'approvazione in sede europea del piano Europe 2002, approvato dal Parlamento nel luglio del 2000 con copertura finanziaria; la seconda è stata realizzata con il fondo per l'ampliamento e l'arricchimento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi che, a decorrere dall'esercizio finanziario 1997, è stato destinato, tra l'altro all'introduzione dell'insegnamento di una seconda lingua comunitaria nelle scuole medie inferiori. In Commissione cultura, nella scorsa legislatura, avevamo approvato la legge per l'introduzione della seconda lingua comunitaria; dopodiché, non si è fatto in tempo a concluderne l'esame in Assemblea.
Vorrei rivolgere un elogio alla bravura comunicativa del Presidente Berlusconi che nella scorsa campagna elettorale è egregiamente riuscito nell'intento di far risultare come nuove promesse (mi riferisco alle tre «i»: inglese, Internet, impresa) realizzazioni già ben avviate dai Governi dell'Ulivo che richiedevano soltanto di essere potenziate con maggiori risorse da assegnare al sistema nazionale della pubblica istruzione. Tuttavia, mentre nei cinque anni di Governo dell'Ulivo, in tempi di non minore difficoltà di quelli attuali, il bilancio della pubblica istruzione è stato incrementato da circa 44 mila miliardi a 65 mila miliardi (ben 21 mila miliardi in più), nelle due leggi finanziarie del Governo Berlusconi si sono visti solo gravi tagli che, al di là delle parole, stanno portando il sistema scolastico nazionale alla paralisi e che hanno portato all'abolizione di molte cattedre di insegnamento della seconda lingua comunitaria nelle scuole medie inferiori.
Per quanto concerne il riordino dei cicli, ossia l'architettura del sistema, vorrei far notare che l'esigenza del riordino è dovuta all'adeguamento ed all'uniformazione alla scuola europea. Stiamo andando verso una scuola europea e, come ha messo bene in evidenza nella sua relazione finale il professor Bertagna, incaricato dal ministro di coordinare il gruppo ristretto di lavoro, il problema dell'età di conclusione degli studi di istruzione e di formazione secondari a 18 anni è reale. Portare dai 19 ai 18 anni l'uscita dei nostri studenti dalle scuole superiori e da 13 a 12 anni la permanenza nella scuola adeguerebbe il nostro alla maggior parte dei paesi dell'OCSE. Li cita tutti: 12 anni hanno l'Austria, il Belgio, il Canada, la Corea, la Russia, la Finlandia, la Francia, il Giappone, la Grecia, l'Irlanda, il Messico, la Norvegia, la Nuova Zelanda, i Paesi Bassi, la Polonia, il Portogallo, la Spagna, gli USA, la Svezia, la Svizzera e l'Ungheria. Soltanto la Danimarca, la Germania, la Gran Bretagna e la Corea, oltre l'Italia, hanno 13 anni.
Dunque, si va verso l'unificazione a 12: ciò nella scorsa legislatura ci aveva consigliato di sopprimere un anno e, ovviamente, abbiamo ritenuto opportuno farlo nel primo ciclo, ossia elementari e medie, perché lì tale anno è facilmente recuperabile. D'altra parte, ciò viene ritenuto giusto dal gruppo di lavoro ristretto che ha scelto - lo dice la relazione Bertagna - di confermare la decisione della legge n. 30 del 2000. Gli esperti del ministro, quindi, dicevano di confermare tale legge, invece il ministro l'ha cambiata. Perché? Noi lo sappiamo bene: per le tensioni e lo scontro interno alla maggioranza e, soprattutto, per le pressioni dell'UDC che già dalla scorsa legislatura proponeva che tutto rimanesse com'era (cinque anni di scuola elementare e cinque di scuola media). Per fortuna, il ministro della legge n. 30 ha salvato i due cicli reintroducendo otto anni.
Rimane il problema che i nostri studenti studieranno 13 anni e, secondo la riforma del ministro, seguiteranno ad uscire dalla scuola superiore a 19 anni. Solo coloro che entreranno sei mesi prima usciranno a 18 anni e mezzo, ossia comunque un anno dopo gli altri studenti europei.
Vi sono motivazioni di carattere politico, lo scontro sui cicli era diventato la bandierina della campagna elettorale nella scorsa legislatura per cui era difficile cambiare rotta. Tuttavia, non capiamo il furore sacro con il quale la Casa delle libertà ed il ministro si sono scagliati contro la legge n. 30 combinando quello che, a nostro avviso, è un guaio. Il problema è che hanno voluto dare dignità di grande riforma ad alcune poche modifiche della legge n. 30 e l'hanno sicuramente peggiorata rendendola più confusa, abbassando l'obbligo scolastico e reinserendo il tredicesimo anno. Ciò costringe ancora, per il futuro, i nostri studenti ad uscire dalla scuola un anno dopo rispetto a quelli delle altre nazioni europee e delle nazioni dell'OCSE (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3387 ed abbinate.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Come relatrice di minoranza ho proposto un testo alternativo interamente soppressivo rispetto alla proposta del Governo e nella relazione di minoranza ho esposto un quadro di riforme e di proposte completamente alternative rispetto a quelle indicate nel disegno di legge delega del Governo. A partire dalla radice culturale dell'articolo 2, lì dove si fa per l'appunto riferimento a un quadro di sistema dell'istruzione e dell'educazione, dove il carattere unitario e nazionale del nostro sistema scolastico sembra del tutto scomparire. Noi invece con la nostra proposta, già di sostituzione della rubrica dell'articolo 2, intendiamo affermare una concezione del sistema scolastico nazionale diversa e del tutto contrapposta rispetto a quella che emerge dal disegno di legge delega del Governo. Pensiamo che la scuola debba avere un carattere fortemente unitario, riconoscibile in tutti i segmenti del sistema, se pur appunto nella loro specificità. Per questo motivo non condividiamo la separazione dei percorsi scolastici, che è presente in quest'articolato e che nell'attuale formulazione della rubrica viene per l'appunto specificato in modo molto netto. La formulazione e l'articolazione opposta e contrapposta che invece noi proponiamo mira a sottolineare degli aspetti per noi fondamentali: il carattere nazionale del sistema scolastico, che è un principio per noi irrinunciabile sul piano dell'unitarietà e dell'identità culturale e sociale del nostro paese; l'inserimento a pieno titolo nel sistema nazionale del segmento educativo costituito dalla scuola dell'infanzia; infine, l'eliminazione di ogni ambiguità nel rapporto tra istituzione e formazione. A tal proposito, pensiamo che la formazione per il lavoro non possa avere carattere di percorso separato da quello scolastico. Ci scontriamo invece con una proposta di questo Governo che va in una direzione diametralmente opposta: una scuola completamente subalterna al mondo del lavoro; un'impresa che diventa essa stessa direttamente luogo formativo, come si può vedere dalla previsione addirittura dell'alternanza scuola-lavoro già all'età di 15 anni, proposta dal disegno di legge governativo (che di fatto abbassa da 16 a 15 anni di età il limite legale previsto per il lavoro minorile).
Nell'idea di istruzione e di saperi del Governo l'impresa diventa scuola: il che la dice lunga sul concetto dei saperi, sul concetto di apprendimento e di cultura. Insomma ritorniamo alla vecchia idea di apprendistato. L'introduzione di una precoce canalizzazione tra formazione e istruzione, oggetto di una scelta che viene imposta agli studenti già a 13 anni (e a 12 anni e 5 mesi, per chi sceglie l'anticipo), significa indirizzare verso un'opzione di apprendimento debole le fasce più a rischio dell'utenza scolastica. Significa sostanzialmente imporre quella scissione sociale dei destini formativi che appunto saranno un elemento di impoverimento dell'apparato culturale di base, della strumentazione critica e della coscienza civile del
nostro paese. Avremo quindi studenti di serie A e studenti di serie B, i cui percorsi scolastici saranno fortemente determinati sulla base delle condizioni iniziali di partenza.
E che cosa dire, in questo quadro, della scelta irresponsabile di abbassamento dell'obbligo scolastico, di cancellazione dell'articolo 34 della Costituzione, dal momento che si vuole appunto trasformare l'obbligo scolastico in un diritto-dovere del cittadino, del quale il cittadino può fruire?
Si tratta di una formulazione non solo aleatoria ma debole e, allo stesso tempo, pericolosa sul piano culturale, in quanto snatura un principio fondativo del nostro progresso civile, della nostra Carta costituzionale, ovvero la responsabilità collettiva, la responsabilità dello Stato nel superamento di tutte le diseguaglianze che si frappongono al pieno svolgimento del diritto allo studio per tutti e per tutte.
Inoltre, non è dato sapere quali siano, sul piano pedagogico, culturale e scientifico, le motivazioni che abbiano fatto propendere per la soluzione dell'anticipo. Siamo solo davanti ad un espediente tecnico escogitato con l'unico scopo di rendere praticabile il traguardo dei 18 anni di età come soglia di uscita dal percorso scolastico. Quando in diverse parti, anche in Europa, nelle esperienze più avanzate ed innovative, questo obiettivo è stato superato e gestito in modo diverso.
Ci si dimentica che, nei vari paesi, l'assetto dei sistemi scolastici è frutto di processi molto lunghi, determinati da peculiari contesti culturali, sociali, economici, produttivi. Senza contare che la durata formale del percorso scolastico degli studenti italiani, spesso, non ha riscontro nella durata reale del percorso medesimo, a fronte di fenomeni, sempre più presenti, di dispersione scolastica, di evasione dell'obbligo, di selezione ed espulsione dal mondo della scuola che, certamente, l'abbassamento dell'obbligo scolastico non potrà ridurre, rischiando invece di ampliare gli elementi di evasione dell'obbligo.
Crediamo, quindi, che nel quadro di riforma suggerito dal Governo vi siano degli aspetti strategicamente pericolosi per lo sviluppo civile e sociale del nostro paese. L'idea che sosteniamo è quella della conclusione del ciclo secondario - come oggi già avviene - al diciannovesimo anno di età e, allo stesso tempo, quella dell'estensione dell'obbligo scolastico fino al diciottesimo anno di età. Lo abbiamo scritto nella nostra relazione di minoranza ben sapendo che, affinché tale obiettivo sia realizzabile, sono necessari adeguati interventi di sostegno all'effettivo esercizio del diritto all'istruzione, anche sul piano economico e delle riforme sociali. Ciò che questo Governo, invece, non sta assolutamente producendo.
Proponiamo, inoltre, che l'ultimo anno della scuola dell'infanzia diventi il primo anno di espletamento dell'obbligo. È una scelta ormai matura che avrebbe il significato di valorizzare questo segmento del sistema, nel quale l'esperienza italiana ha dimostrato di eccellere, salvaguardandone la specificità senza alcuna forzatura rispetto ai ritmi evolutivi delle bambine e dei bambini.
Insomma, il carattere nazionale del sistema scolastico, insieme alle competenze statali, agli ordinamenti, ai curricula, allo stato giuridico del personale, all'accesso al reclutamento, sono per noi principi irrinunciabili. L'inserimento a pieno titolo nel sistema nazionale della scuola dell'infanzia è, a nostro avviso, un punto di innovazione rispetto ad una esigenza di riforma del sistema dell'istruzione.
La scuola pubblica dell'infanzia, statale e degli enti locali, ha rappresentato, appunto, uno degli elementi di eccellenza del sistema scolastico italiano. Per tale motivo abbiamo proposto che il testo della legge contenga una sanzione formale di questo principio, attraverso il riconoscimento del ruolo che la scuola dell'infanzia è chiamata a svolgere nel contesto unitario del primo ciclo di istruzione.
Deve essere un dovere inderogabile della Repubblica assicurare a tutti i bambini e a tutte le bambine l'accesso al servizio, attraverso la sua generalizzazione. D'altro canto, visto che si ridefiniscono le finalità e l'assetto organizzativo di questo segmento, occorrerebbe cominciare da un consolidamento delle esperienze più avanzate che, in questo campo, si sono realizzate. Invece, siamo di fronte ad una proposta del Governo che mira a cancellare tutti i processi di riforma e di democratizzazione più avanzati del mondo della scuola.
La scuola italiana, con le sue energie, è riuscita a progredire, sul piano qualitativo, negli ultimi vent'anni in modo straordinario ed è diventata luogo di pratica quotidiana dei valori e dei principi dettati dalla Carta costituzionale. Voi volete cancellare questo percorso, che non è soltanto un percorso circoscritto al mondo della scuola come laboratorio di cittadinanza. È un percorso che ha segnato e che segnerà strategicamente, nel bene e nel male, anche il futuro percorso civile e democratico del nostro paese. Abbiamo riconosciuto le tappe fondamentali di questo processo negli anni sessanta, con la riforma della scuola media unica, negli anni settanta, con la riforma sugli organi dei collegiali, negli anni novanta, con
la riforma della scuola media. Oggi volete dare un colpo di spugna a questo processo e trascinare la scuola italiana indietro di quarant'anni.
Pensiamo sia sbagliato e profondamente rischioso costruire una scuola per un modello di società esclusiva, selettiva, discriminatoria. Pensiamo sia sbagliato ipotizzare un sistema dell'istruzione che si preoccupi unicamente di offrire pari opportunità ai giovani e che non si ponga strategicamente e programmaticamente l'obiettivo di rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che impediscono, soprattutto a chi proviene dagli strati sociali più deprivati, di raggiungere i più alti livelli di istruzione.
Ci sembra, quindi, importante sottolineare la necessità della valorizzazione delle persone e del rispetto delle differenze e delle identità di ciascuno. Signori del Governo, al di là della maschera buonista, con cui spesso il ministro Moratti è venuta a tranquillizzare questo Parlamento e meno spesso i componenti della Commissione cultura nel dibattito parlamentare che ha segnato il percorso di questa riforma, sappiamo bene che dietro la vostra idea di scuola c'è un modello di società che, davvero, tende a non creare per tutti le condizioni universali, per cui il proprio sviluppo, le proprie ambizioni e le proprie vocazioni personali possano trovare nella scuola il primo elemento di sostegno, di potenziamento e di investimento.
Del resto, nel corso della discussione sulle linee generali che si è svolta in un'aula pressoché deserta, alcuni interventi - gli unici - degli esponenti della maggioranza, che per il resto del dibattito si sono guardati bene dall'intervenire sia in Commissione sia durante queste prime battute in aula, hanno chiarito bene il profilo di questa riforma. E ci richiamano al processo selettivo gli interventi dei componenti del gruppo di Alleanza nazionale, quando ci dicono che una riforma si deve proporre, innanzitutto, il seguente obiettivo: come ci spiega l'onorevole Butti nel suo intervento in discussione sulle linee generali, i talenti dei singoli non possono essere sacrificati a causa dei tempi di apprendimento dei più lenti e dei meno adatti allo studio. Non vogliamo una scuola dove si assecondano i meno meritevoli.
Insomma, se ci fossero ancora dubbi sul carattere classista e selettivo della vostra riforma, credo che davanti a queste dichiarazioni di principio dovrebbero essere definitivamente fugati.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3387 ed abbinate.

(Ripresa esame articolo 2 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, questo articolo 2 ci pone di fronte a tutte le contraddizioni di questo disegno di legge. In particolare, fin dall'inizio, per quanto riguarda il profilo e i criteri con cui viene definita la legge delega, essi sono troppo generici, troppo estensivi, non in linea con ciò che abitualmente si ritiene essere una delega, ossia criteri che, come abbiamo già ricordato ieri, porranno seriamente in conflitto le competenze dello Stato, delle regioni, degli enti territoriali, delle autonomie e delle istituzioni scolastiche.
Ma in questo articolo 2 è concepita e predisposta anche la filosofia e l'ideologia di questo disegno di legge. In particolare, alla lettera b) del comma 1, che definisco comma Garagnani perché ritengo che propone il riscatto del collega Garagnani, il quale con le sue iniziative - il telefono spia, i crocifissi nelle scuole, la direttiva di revisione dei libri di testo -, ha mostrato il volto più integralista e conformista di questa maggioranza, qualche volta anche contraddetto dal Governo. Ebbene, qui il Governo dà ragione al collega Garagnani quando nel testo si dice che «sono promossi il conseguimento di una formazione spirituale e morale, anche ispirata ai principi della Costituzione»: grazie per lo «anche». Ma davvero la scuola è un luogo di formazione ideologico-culturale per questa maggioranza. La libertà di apprendimento, la libertà degli insegnanti non è una questione che riguarda questa maggioranza.
Ancora in questo articolo 2 si esplicita quella distruzione dell'idea di Repubblica e dell'idea di obbligo che da più parti è già stata ricordata. Infatti, è vero che la nozione di obbligo viene sostituita con un generico diritto-dovere all'istruzione, ma con questo passaggio noi poniamo la questione dell'istruzione non come un dovere della Repubblica, ma come un diritto individuale a cui la Repubblica potrebbe non corrispondere con le sue iniziative. In altre parole, si trasforma un diritto pubblico in diritto individuale esigibile se, quando, come e forse ci saranno i soldi, gli investimenti e le energie. È la rottura di un paradigma culturale e costituzionale che si realizza con questo scambio terminologico. In più, in questo modo - e questo è un appunto anche di rilievo costituzionale -, si modifica l'articolo 34 della Costituzione con una legge ordinaria, un'altra questione che credo darà luogo a molti ricorsi e contenziosi.
La filosofia generale che esprime questo provvedimento è quella della frammentazione del sistema scolastico. Anche in questo caso, come quando si tratta di bilancio e di risorse, avete usato le forbici e la tabellina: 1 più 2, più 1, più 2, più 2...
L'esempio più forte, più produttivo è rappresentato proprio dagli istituti comprensivi, quelli, cioè, che hanno realizzato una continuità, una fluidità tra i vari gradi di apprendimento e che hanno fatto della persona un organismo vivente e continuo che si sviluppa in modo armonico e che, quindi, non viene sottoposto a continue cesure e frammentazioni lesive della sua capacità di apprendimento e di sviluppo. Infatti, tutte le ricerche ci dicono che la dispersione si combatte prolungando l'obbligo ed istituendo una continuità didattica formativa.
Vi sono poi altri due punti che caratterizzano questa vostra proposta: la distruzione dell'idea di scuola dell'infanzia, che viene trasformata da luogo della formazione in luogo dell'assistenza, e la divisione nei due canali, nei due percorsi formativi. In quest'ultimo caso, vi siete ispirati al modello tedesco che oggi è stato messo radicalmente in crisi dalle nuove domande della società, della conoscenza e del sapere. Si tratta di un modello che non è più in grado di rispondere a quelle domande di professionalizzazione e cultura diffusa che oggi rappresentano la forza dei sistemi formativi.
È per queste ragioni che noi proponiamo la soppressione di questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 10,16)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la maggioranza. Il parere della Commissione è contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 2.

PRESIDENTE. Il Governo?

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Titti de Simone 2.23 e Capitelli 2.170.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, vorrei spiegare le ragioni per le quali chiediamo la soppressione di questo articolo, e, nel fare ciò, voglio prescindere dalla critica in merito ai motivi ispiratori, di cui abbiamo ampiamente parlato nell'ambito della discussione sulle linee generali.
Attraverso questo articolo si rinuncia a proseguire il processo riformatore iniziato nella precedente legislatura, riordinando il sistema nazionale di istruzione e formazione, al fine di elevare il livello culturale della nazione e migliorare la qualità dell'offerta formativa. Non viene cambiata l'architettura di sistema della scuola (materna di tre anni, elementare di cinque anni, media di tre anni, superiore di cinque anni), si mantiene un sistema rigido ed inadeguato al riconoscimento di percorsi orientati e flessibili, si separa la scuola e il sistema della formazione professionale e non risulta sufficientemente strutturata la situazione prefigurata all'articolo 4 lettera a).
Attraverso l'eliminazione dell'obbligo scolastico a quindici anni, l'articolo 2 costringe a scelte precoci e condizionate dalla situazione economica, culturale e sociale della famiglia. Inoltre, si riporta la durata dell'obbligo scolastico al termine della scuola media riducendolo di un anno, evento che non ha precedenti nella storia dell'intero globo terracqueo. Si elimina il principio costituzionale dell'obbligo scolastico, sostituendolo con il più elastico concetto di diritto-dovere e costituendo, di fatto, un disimpegno della Repubblica nei confronti delle nuove generazioni; la conseguenza sarà un abbassamento della cultura individuale del paese. Non si affronta il problema della dispersione scolastica e degli insoddisfacenti livelli di apprendimento concentrati soprattutto nella fascia di età preadolescenziale. Non solo l'unitarietà del percorso di base non è prevista, ma non è nemmeno assicurata la continuità tra i diversi ordini di scuola, in particolare tra elementare e media.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, proponiamo la soppressione di questo articolo molto programmatico che risulta essere intenzionale fin dal titolo e che su una materia così importante scolastica e formativa non opera alcun riferimento al carattere nazionale che, invece, dovrebbe contraddistinguerla. In un momento in cui si prepara con la legge Bossi la devolution, anche con riferimento alle attribuzioni, secondo l'intenzione del Governo, per quanto riguarda questa materia, tale mancanza del carattere nazionale comporterebbe una deflagrazione del sistema educativo e scolastico. Questo è il punto principale per cui proponiamo la soppressione dell'articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, credo che questa strana discussione si stia svolgendo nel modo meno idoneo a trattare una materia che, indubbiamente, impegnerà le future generazioni. In un modo confuso e con una grande distrazione...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in questo momento la grande distrazione proviene, in particolare, dalla sua destra. Chiedo ai colleghi un po' di attenzione. Prego, onorevole Gerardo Bianco.

GERARDO BIANCO. Ci troviamo in una di quelle condizioni...
Signor Presidente, rinvierò in una fase successiva il mio intervento.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Titti De Simone 2.23 e Capitelli 2.170, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, calma e sangue freddo. Non ci eccitiamo, la votazione è aperta (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Presidente!... Presidente!

RENZO INNOCENTI. Presidente!... Presidente!

MAURA COSSUTTA. Presidente! Guardi quei deputati!

PRESIDENTE. Scusate, onorevoli colleghi... Onorevoli colleghi, come potete osservare, la votazione è aperta, per cui se vi sono... (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Finché mi indicate confusamente... È da tanto tempo che affermo che i segretari dei gruppi possono fare segnalazioni al Presidente. Se mi fate dei gesti non capisco, perché altrimenti ci vorrebbe un telescopio per riuscire a capire (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Dichiaro chiusa la votazione.

ROBERTO BARBIERI. Presidente, non spenga il tabellone (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Non capisco, è una cosa incomprensibile.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 327
Maggioranza 164
Hanno votato
151
Hanno votato
no 176).

Prendo atto che l'onorevole Mondello non è riuscito a votare.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Presidente, non spenga ancora il tabellone (allo spegnersi del tabellone applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania - Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Qual era il problema, non ho capito (Commenti del deputato Grignaffini)?
Mi scusi, onorevole Grignaffini, ho constatato che, quando ho disposto la chiusura della votazione, per quanto ho potuto vedere, non vi erano irregolarità (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Non riesco a capire con queste urla. Se un capogruppo, l'onorevole Violante... Non è questo un modo di fare! Lei dov'è abituata? Siamo in aula! Il suo capogruppo ha chiesto di parlare! Ci vuole un po' di educazione! Cos'è questo modo di fare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, della Lega nord Padania e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI)? Prego, onorevole Violante.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, è fastidioso indicare chi ha espresso un doppio voto o meno. Le chiedo per cortesia di far ritirare le tessere cui non corrisponde un deputato. È la cosa migliore perché, francamente, è fastidioso ed avvilente indicare i deputati che hanno votato doppio e ve ne sono alcuni in quei settori. Se per cortesia dispone il ritiro delle tessere...

PRESIDENTE. Chiedo ai segretari di disporre la verifica delle tessere, come richiesto correttamente dall'onorevole Violante. È giusto che i nomi vengano indicati a me. Poiché non è la prima volta che procedo all'espulsione di parlamentari che votano doppio, non ho il minimo problema a rifarlo oggi.
Allora, se lei mi manda un biglietto, stia tranquillo che procedo all'espulsione. È giusto però, come chiede l'onorevole Violante, che i segretari compiano una verifica. Invito dunque i segretari a compiere le opportune verifiche.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 2.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 330
Maggioranza 166
Hanno votato
157
Hanno votato
no 173).

Prendo atto che l'onorevole Mongiello non è riuscito ad esprimere il suo voto; prendo altresì atto che l'onorevole Tarditi non è riuscito ad esprimere il suo voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.171 (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. L'onorevole Sasso rinuncia (I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani escono dall'aula)!

PRESIDENTE. L'onorevole Sasso rinuncia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 2.171, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Calma, onorevoli colleghi, un gruppo parlamentare può uscire per qualsiasi decisione (Commenti).

L'unica cosa che vi chiedo è di non uscire con scuse che non hanno alcun senso, dal momento che la votazione si è svolta in assoluta regolarità.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, sto consentendo ai parlamentari, per cortesia verso il suo gruppo, di uscire, altrimenti li dovrei contare. Pertanto, dovrei essere ringraziato dall'onorevole Innocenti e spero che per questo mi chieda la parola; non posso dargliela perché siamo in votazione.
Onorevoli, è chiaro che io conto tutti i presenti.

ELIO VITO. Certo, Presidente!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. Contiamo: l'onorevole Violante, l'onorevole Innocenti...

RENZO INNOCENTI. Noi siamo compresi: abbiamo chiesto la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. ...l'onorevole Castagnetti, l'onorevole Calzolaio, l'onorevole Franceschini, l'onorevole Turco, l'onorevole Loiero, l'onorevole Ranieri, l'onorevole Fioroni, l'onorevole Maccanico, l'onorevole Ciani; naturalmente sempre che alcuni di questi colleghi non abbiano votato, perché vedo che l'onorevole Ranieri ha votato.
Comunico il risultato della votazione: la Camera non è in numero legale.

(Vedi votazioni).

Sospendo la seduta, che riprenderà tra un'ora, alle 11,30.

Si riprende la discussione delle proposte di legge n. 3387 e abbinate (ore 11,37).

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 3387)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 2.171, sul quale è mancato in precedenza il numero legale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 2.171, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

GABRIELE FRIGATO. Carlucci!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 391
Astenuti 9
Maggioranza 196
Hanno votato
170
Hanno votato
no 221).

Onorevoli colleghi, debbo dirvi una cosa, per una questione di chiarezza tra noi: non è che tra un quarto d'ora, quando provvederò all'espulsione di qualche parlamentare, qualcuno potrà prendersela!

ELIO VITO. Presidente, guardi anche da quella parte!

PRESIDENTE. Ho capito, mi rivolgo a destra e a sinistra, ma è chiaro che siamo in una situazione in cui livello di attenzione è elevato! Lo voglio dire, in modo che, dopo, non sembrerò il «censore» del Parlamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 2.172.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, vorrei dire, molto brevemente, che la grande differenza tra questo disegno di legge delega e il disegno di legge quadro, presentato e approvato nella passata legislatura, è la seguente: la legge quadro, che porta il nome di Luigi Berlinguer, proprio in quanto legge quadro, ha avuto due passaggi parlamentari. Noi chiediamo che vi siano altri passaggi parlamentari. Noi, che non approviamo la delega, presentiamo emendamenti che contengono un appello a dare più valore alla discussione parlamentare. Con il mio emendamento 2.172 chiediamo di sottoporre al voto del Parlamento una deliberazione indicante un programma di progressiva attuazione della riforma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 2.172, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato
179
Hanno votato
no 221).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 2.173, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato
179
Hanno votato
no 221).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 2.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 399
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
178
Hanno votato
no 221).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Grignaffini 2.174 e Volpini 2.175.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, vorrei chiederle, innanzitutto, una cortesia per noi deputati seduti ai banchi del Comitato dei nove. Sono state ritirate numerose proposte emendative; se, da una parte, ciò facilita il compito di tutti, dall'altra comporta la necessità di saltare delle pagine ed essendo ancora presenti nel fascicolo le proposte emedative di ieri ci diventa difficile seguire.
L'emendamento al nostro esame non solo vuole essere un atto formale ma anche restituire al disegno di legge al nostro esame il linguaggio e la cultura della Costituzione; ne richiama i principi fondamentali, nella fedeltà ad una storia che appartiene orgogliosamente a tutte le culture liberali e democratiche del nostro paese e sottolinea ulteriormente il legame forte ed indissolubile che deve esistere tra istituzioni e scuola con un non retorico ma forte e serio senso di appartenenza a questo paese.
L'emendamento al nostro esame, a nostro avviso, ha un rilievo particolare perché più avanti parleremo della quota dei programmi che, dalla pertinenza e dall'autonomia della scuola passeranno a pertinenza regionale. Siccome questo è un errore e questo paese, oggi - l'ho sentito affermare anche dalla relatrice in Commissione - ha bisogno di un più forte senso di appartenenza allo Stato, visto che, comunque, il provvedimento dovrà tornare al Senato, vorremmo che questo emendamento fosse fatto proprio dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, non c'è volta in cui, quando si parla di istruzione, non si ricordi l'ultimo fatto di cronaca riguardante i giovani che chiama alla responsabilità la scuola e gli insegnanti. Trovo preoccupante ascoltare questo tipo di dibattito anche in quest'aula. Abbiamo ascoltato, nel corso della discussione sulle linee generali, da una maggioranza che ha sospeso, per una sera, il suo voto di silenzio, cose assai preoccupanti. Per giustificare l'idea di una restaurazione culturale e sociale - il meccanismo è storicamente collaudato - si disegna la scuola come luogo lassista che ha abbandonato la cultura classica, dimenticato Leopardi, che nientemeno vuole conoscere la storia dell'Africa, dove dissennati insegnanti passano il loro tempo ad inoculare veleno nelle menti consapevoli dei figli degli altri.
Si propone la strada più semplice e banale: libro e bacchetta; la valutazione dei comportamenti. Vede onorevole Butti, so che lei non è una persona banale. In questo dibattito, apparentemente, ci dividiamo su quale sia l'educazione preferibile per l'infanzia e l'adolescenza, sulle ingegnerie istituzionali. In realtà, ci stiamo dividendo su ben altro. Ci stiamo dividendo su un'idea di democrazia e di società e su quale sia il profilo di cittadinanza che la può realizzare. Per noi la scelta è quella dell'organizzazione democratica, non solo formale, ma sostanziale: pari opportunità di accesso alle risorse economiche e culturali.
Per questo riteniamo che spetti alla Repubblica il compito e l'obbligo - l'obbligo, signor ministro, non è dei bambini che vanno a scuola ma è dello Stato, della Repubblica - di fornire
opportunità formative (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)! Perciò riteniamo che spetti alla Repubblica l'obbligo di progettare e costruire un sistema scuola che realizzi l'obiettivo di garantire, a tutti e a tutte, attraverso il sistema pubblico di istruzione e formazione, quel patrimonio di conoscenze e saperi che permettono di continuare ad apprendere per tutto il compito della vita, di investire nel sapere, non di risparmiare - perché, se la coperta è stretta, alcuni rimarranno fuori - per rendere i cittadini più forti, più ricchi, perché il sapere è oggi ricchezza ed un paese cresce se cresce la produttività, la qualità umana e professionale della maggior parte della popolazione! Per questo, noi vogliamo elevare gli anni dell'obbligo scolastico. Per questo, noi pensiamo ad una cultura ispirata a principi di quel patto condiviso che è la Costituzione!
Una cultura ricca e aperta che accetta la sfida della complessità e della multiculturalità e non abbandona le nozioni che, come diceva Antonio Gramsci, sono il corpo del reale.
Voi avete scelto la scorciatoia dell'imposizione, tutta ideologica da Stato etico, della morale di una parte e cioè la promozione di una formazione morale e spirituale come finalità della scuola. Noi la pensiamo diversamente; noi infatti riteniamo che la scuola pubblica, laica e pluralista, debba formare la cittadinanza e, nel rispetto dei valori costituzionali sanciti negli articoli 3, 32, 33 e 34 della Costituzione, debba lavorare alla difficile costruzione, attraverso la cultura e il sapere, di un'etica pubblica condivisa che rispetti le scelte, le storie e la cultura di ognuna e ognuno (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carli. Ne ha facoltà.

CARLO CARLI. Signor Presidente, intervengo per ribadire i concetti ben espressi poc'anzi dalla collega Sasso e per chiedere al ministro il perché non accolga questi identici emendamenti, Grignaffini 2.174 e Volpini 2.175. Si tratta, fra l'altro, di emendamenti che fanno parte della Costituzione; conseguentemente, chiedo perché non si voglia recepire l'articolo 33 della Costituzione che, fra l'altro, recita: «(...) La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione (...)». Inoltre, nel seguente articolo 34 si prevede: «(...) I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto (...)».
Chiedo, nuovamente, al Governo perché questi concetti non sono stati inseriti nel provvedimento in esame e, conseguentemente, perché non accogliete questi identici emendamenti. Signor ministro, la risposta è semplice: voi volete demolire il sistema nazionale dell'istruzione! E ciò rappresenta una grave responsabilità che viola palesemente la Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Grignaffini 2.174 e Volpini 2.175, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato
169
Hanno votato
no 215).

Prendo atto che gli onorevoli Sasso e Spina Diana non sono riusciti a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 2.176, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato
181
Hanno votato
no 223).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villetti 2.177, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 403
Votanti 398
Astenuti 5
Maggioranza 200
Hanno votato
177
Hanno votato
no 221).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 2.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 405
Maggioranza 203
Hanno votato
183
Hanno votato
no 222).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 2.178.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, signor ministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, in questi giorni autorevoli commentatori si sono spesi per cercare di dimostrare che l'opposizione avrebbe fatto muro contro muro nei confronti di una riforma che poteva essere interpretata come bipartisan. In realtà, osservando il collegamento che esiste nella definizione degli obiettivi del sistema formativo nella costruzione dei programmi, con il mio emendamento e anche con l'emendamento Colasio 2.214 cercherò di dimostrare come ciò non sia vero.
Nella lettera b) e nella lettera l) del comma 2, vi sono diversi gravi svarioni culturali che non rendono possibile un confronto culturale con la maggioranza. Mi riferisco soprattutto alla lettera b).
Il primo svarione riguarda la confusione tra l'orizzonte dei valori morali e il contenuto normativo dei medesimi che si
riflette anche sulla costruzione dei documenti ministeriali che sono poi i veri strumenti di lavoro per i dirigenti e i docenti.
La formazione morale viene intesa piuttosto come un contenuto normativo, e lo si è visto poi nella mozione presentata sull'insegnamento della storia in Commissione, piuttosto che come un orizzonte, un contenuto con cui è riempire le teste dei ragazzi piuttosto che un clima, uno stile di tutto il contesto relazionale-istituzionale della scuola nel pluralismo culturale che le è garantito costituzionalmente.
Il secondo svarione è l'essersi riferiti ai principi della Costituzione, il cui inserimento in questa lettera era stato richiesto autorevolmente dal senatore Monticone al Senato, riducendola ad un «anche», cioè ad una mera aggiunta alle scelte programmatiche del Governo, nel senso che i contenuti normativi assegnati ai programmi sono un contesto a cui si aggiunge la Costituzione. Questo ci sembra un limite gravissimo; è un approccio normativo che ci fa ritornare pari pari alla scuola gentiliana (non voglio offendere Gentile): la scuola della professoressa vestale della classe media che pretendeva di possedere il vero. È una scuola che già mi annoiava nell'infanzia.
Il terzo svarione è un riferimento sic et simpliciter all'appartenenza alla civiltà europea che poi si collega alla modalità con cui si definisce l'omogeneità, che è giusta, di un nucleo di riferimento alla cultura nazionale nei programmi. Ora, il riferimento alla civiltà europea come un unicum non possiamo intenderlo neanche in senso culturale. Le culture europee sono plurali, e ce lo ha ricordato circa dieci giorni fa il presidente Chirac, e speriamo che non vengano omologate nel tritacarne della «mcdonaldizzazione», bensì che si estendano al riconoscimento delle differenze culturali; non solo Dante, Dostoevskij, de Sade, ma anche Montaigne , Mommsem, Maritain, ma anche Charlotte Brontë, Virginia Woolf, Christa Wolf. Come si fa a parlare di civiltà europea sic et simpliciter se non evocando il paradigma dello scontro di civiltà. Qui c'è davvero luna distanza culturale abissale e infatti nei piani di studio noi sottolineiamo che al nucleo culturale importante dei programmi nazionali contestualmente ci sia un'attenzione alle culture locali, ma nel quadro della promozione di uno sviluppo di una cultura europea che non è altro che il riconoscimento
di queste grandi differenze in questa koinè che stiamo costruendo anche con la convenzione europea (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per chiedere di sottoscrivere questo emendamento che afferma il carattere plurale e di confronto della cultura europea, perché nel testo legislativo che ci troviamo di fronte c'è invece un idea di cultura europea e nazionale come radicata in una logica identitaria, una logica che considera l'altro, culturalmente, come barbaro e quindi come nemico. Si tratta di una impostazione che guarda agli esiti peggiori della cultura occidentale ed europea. Quegli esiti identitari che hanno portato ai totalitarismo rispetto ai quali solo una impostazione plurale aperta al dialogo, al confronto, può funzionare da correttivo. Se andiamo sulla strada dell'altro come barbaro, come nemico, l'unica risposta è la guerra preventiva del Presidente Bush (Commenti di deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Se andiamo verso una impostazione culturale che risponde solo con l'annientamento dell'altro, gli esiti li abbiamo visti, sono i peggiori della storia della cultura del 900 (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, voglio anch'io ribadire la preoccupazione per un'impostazione culturale così chiaramente regressiva e reazionaria, direi, del testo; un'impostazione culturale di fondo che mette insieme, in un mix che non esito a definire disdicevole, le varie anime, le varie ideologie di questa maggioranza, cercando di tenerle insieme con il collante dei riferimenti identitari. Da una parte abbiamo lo spappolamento del tessuto nazionale, sia dal punto di vista della cultura nazionale, radicata nella Costituzione repubblicana, l'unico riferimento serio per parlare di valori e di riferimenti condivisi, di percorsi storici comuni; da lì nasce, per noi, la possibilità di un discorso comune e di un dialogo, quindi una base su cui poggiare la costruzione dell'edificio scolastico e della formazione delle giovani generazioni. Dunque, da una parte lo spappolamento di quel tessuto unitario, di quei valori, di quei riferimenti nella logica leghista delle mille patrie etniche, comunitarie e autoreferenziali, ispirate a criteri e principi razzisti e xenofobi; dall'altra il riferimento ideologico come appartenenza identitaria e come tale viene rappresentata anche la grande cultura classica. Quando io frequentavo il liceo, professori non certo di sinistra, ci avevano abituati ad una concezione critica della realtà attraverso lo studio dei grandi classici. Si parlava di democrazia e libertà, si parlava di tirannicidio; questi erano i grandi principi che abbiamo sussunto dalla grande cultura classica. Nell'orrendo intervento dell'onorevole Butti - mi spiace fare nuovamente riferimento lui, ma le ha dette grosse - la cultura classica è diventata una sorta di nicchia identitaria, autoreferenziale, qualcosa da contrapporre alle culture di altre grandi aree del mondo; egli ha messo alla berlina le grandi esperienze culturali del continente nero, l'America precolombiana, cosette da poco! Evidentemente, l'onorevole Butti non ha studiato quelle aree del mondo e non conosce i contributi di civiltà che da quelle aree del mondo sono venuti (Commenti di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania). Dunque, praticamente, la grande cultura classica - ignorata, credo, da molti in quest'aula - viene esibita come una sorta di medaglietta autoreferenziale e identitaria che costruisce il «noi» contro «l'altro» e quindi alimenta, ideologicamente, la cultura della contrapposizione e della divisione dall'altro: nero, arabo, islamico, insomma, gli ebrei di questa nuova epoca storica così drammatica che attraversiamo. Dunque, due elementi insieme: da una parte la disgregazione dell'unico tessuto unitario, dell'unica religione laica, la Costituzione repubblicana da cui, insieme, se volessimo, potremmo trarre gli elementi comuni per discutere di scuola, istruzione e formazione, in omaggio alla Lega che vuole le piccole patrie localistiche; dall'altra la rivendicazione di una cultura classica che, solo suppostamente ci apparterrebbe e che invece è una grande cultura contaminata e meticciata fin dalla grecità, come una piccola medaglietta orribile che ci farebbe odiare (a me farebbe odiare) la cultura classica che invece, così intensamente, ho amato e amo (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pinotti. Ne ha facoltà.

ROBERTA PINOTTI. Signor Presidente, anch'io chiedo di poter aggiungere la mia firma all'emendamento Bimbi 2.178.
Davvero, non capisco il motivo della contrarietà rispetto a questa formulazione. Ho avuto di modo di leggere il dibatto svoltosi in Commissione.
Si è parlato molto della scuola e del confronto con la scuola europea: perché, allora, non pensare - certo, quando i ragazzi crescono hanno bisogno di un rapporto anche con le proprie radici e, sotto questo punto di vista, il riferimento alla comunità locale è sicuramente importante - che si debbono formare cittadini che saranno, certamente, cittadini d'Italia - nel testo che proponete vi è, infatti, il riferimento alla Costituzione - ma anche cittadini d'Europa e del mondo? Il riferimento alla Carta europea ed alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo, presente nell'emendamento in esame, diviene quindi opportuno, per consentire di capire, crescere ed essere poi in grado di entrare in contatto con tutte le realtà del mondo. Questi, infatti, sono i ragazzi che dobbiamo formare, e risulta pertanto davvero difficile comprendere il motivo per
il quale non si accetti la formulazione proposta nell'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 2.178, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato
182
Hanno votato
no 218).

Prendo atto che l'onorevole Mondello non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sasso 2.179.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con l'illustrazione di questo emendamento vorrei raccogliere l'appello - e le relative motivazioni - formulato da tutti i colleghi che si sono espressi sull'emendamento Grignaffini 2.174, un appello affinché si abbia una visione culturale non unicamente nazionale e centrata sui valori dell'Europa cristiana, bensì su valori universali.
In modo incomprensibile, la relatrice ha espresso su questo emendamento un parere negativo; in tal modo si manifesta una notevole chiusura. Forse avrebbe potuto avere senso esprimere un parere contrario su questi emendamenti se il testo avesse avuto la possibilità di essere licenziato definitivamente dalla Camera; dato, però, che il provvedimento dovrà tornare all'esame del Senato - ciò non solo per ragioni tecniche - ritengo che un diverso atteggiamento su alcune proposte emendative che manifestano la volontà di dialogare quanto meno sui valori che devono ispirare la scuola sarebbe sicuramente opportuno.
L'emendamento in questione sostiene che non è più possibile avere una visione dei diritti e dell'educazione unicamente nazionale: vi è bisogno di una visione universale dei diritti dell'uomo; vi è bisogno di fare riferimento a dichiarazioni universali ampiamente accettate da tutti i popoli. Anche ieri è stato respinto - ciò è davvero assurdo - un emendamento analogo al presente, nel quale si faceva riferimento alla Carta dei diritti del fanciullo dell'ONU. Ci chiediamo per quale motivo non fare riferimento ad una carta dei diritti che è stata recepita anche in Italia con apposita legge; signor ministro, anche lei, ogni anno, viene in aula per festeggiare, ricordare, celebrare la giornata internazionale del bambino! Riteniamo che, oltre ai principi della nostra Costituzione, si debba fare riferimento anche a queste carte! Lo riteniamo del tutto legittimo perché, in questi atti, si fa riferimento a tutti i diritti del bambino, in particolare al diritto all'educazione ed all'ascolto, elemento quest'ultimo fondamentale per stabilire una relazione umana e culturale con gli allievi. Ripensateci: è poca cosa, ma l'accoglimento di questo emendamento potrebbe essere un segnale. Mi rivolgo anche e soprattutto alla maggioranza, ovviamente al relatore ed anche al ministro, che dovrebbe essere sensibile a queste tematiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carli. Ne ha facoltà.

CARLO CARLI. Signor Presidente, il disconoscimento ed il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo: ho letto un passo della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
Vorrei anche dire che il nostro Parlamento ha recepito, con legge propria, l'impegno sui diritti del fanciullo; pertanto, inserire tali principi fondamentali in questa legge, che voi state approntando e che sta demolendo il sistema nazionale, significa anche rispettare il nostro Parlamento.
Signor ministro, le chiedo, intanto, il motivo per cui insiste nel non rispondere e perché non voglia accogliere questi emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 2.179, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
178
Hanno votato
no 220).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 2.180.


Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo molto brevemente solo per dire che anche questo è uno di quegli emendamenti rispetto a cui non si comprende il fatto che siano respinti. Crediamo che sia fondamentale il riferimento alla Costituzione laica repubblicana ed alla formazione dell'uomo e del cittadino. Nel contesto di questo quadro può essere incoraggiata la formazione spirituale e morale, però quest'ultima non può essere il fondamento dei riferimenti per la scuola. I riferimenti fondamentali sono, infatti, la Costituzione laica e la formazione dell'uomo e del cittadino. Quando si fa cultura si può anche incoraggiare - e, di fatto, lo si fa - la formazione spirituale, ma la cosa più importante è fare cultura nella scuola e, quindi, formare l'uomo ed il cittadino.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 2.180, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Naturalmente, onorevoli colleghi, non vi è solo l'obbligo di non votare per altri, ma anche quello di votare per sé e non per un collega che è assente.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 393
Astenuti 2
Maggioranza 197
Hanno votato
175
Hanno votato
no 218).

Chi voleva capire ha capito...

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 2.181, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 378
Astenuti 24
Maggioranza 190
Hanno votato
130
Hanno votato
no 248).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 2.182, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 401
Votanti 359
Astenuti 42
Maggioranza 180
Hanno votato
135
Hanno votato
no 224).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 2.183.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, mi rivolgo al signor ministro ed alla relatrice, onorevole Angela Napoli. Ne abbiamo discusso distesamente in sede di Commissione cultura alla Camera e credo che sia un errore di formulazione sostenere che la formazione spirituale e morale debba ispirarsi anche ai valori costituzionali. Signor ministro, se il sistema dei principi e dei valori espressi nella Costituzione non è centrale, quale sarebbe il meta principio regolatore dei valori a cui dovrebbe ispirarsi la formazione dei nostri ragazzi? Credo che vi sia un chiaro errore di formulazione. È un problema serio: stiamo derubricando la nostra Costituzione a regolamento applicativo di non si sa quale metafisica. Credo che esistano le condizioni culturali e politiche per dire che i valori ed i principi espressi nella nostra Costituzione sono il patto condiviso che riconosce la pluralità dei valori all'interno della quale si esprime questo Parlamento.
Voi capirete che anche questo è sbagliato in termini culturali ed assolutamente inopportuno sul piano politico e culturale.
Credo, signor ministro, che esistano le condizioni politiche perché questo testo venga emendato. Poiché il testo deve tornare al Senato credo sarebbe sbagliato e regressivo accettare questa formulazione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, credo che considerare la Costituzione solo un inciso tra due virgole, come accade in questa formulazione, sia profondamente sbagliato.
Signor ministro, Giovanni Gentile quando fece approvare la sua riforma pensò a lungo alla questione della formazione spirituale e della formazione religiosa. La scelta era di attribuire finalità di formazione spirituale ai licei e finalità di formazione religiosa alla scuola elementare. Tuttavia, ci pensò e la formazione spirituale non venne inserita in questa maniera così precisa. D'altra parte, il ministro Gentile, appena approvata la sua riforma, fu rimosso perché tale riforma non piacque neanche al Governo di allora. Dopo, nel tempo, diventò la più fascista delle riforme e fu molto amata, ma in quel momento ciò non avvenne.
L'enunciato come voi l'avete formulato è molto lontano dallo spirito critico che dovrebbe caratterizzare una scuola moderna, europea, laica e pluralista. La scuola reale è molto più avanti di questa formulazione: sa che la conoscenza si acquisisce e si consolida con gli strumenti critici ed interpretativi che fanno parte di ogni processo di istruzione. Ciò sempre che l'obiettivo sia quello di formare persone consapevoli ed autonome.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, credo non sia un errore formale né una casualità che nella formulazione di questo articolo il riferimento ai valori laici della nostra Costituzione sia inteso solo come un optional, un'interpretazione soggettiva. Non vi è certo un richiamo di carattere istituzionale, culturale, giuridico a cui la scuola deve attenersi in un ruolo così delicato, complesso e fondamentale come quello della formazione di coscienza critica e, quindi, anche di identità soggettiva legata ai valori della nostra Costituzione. Insomma, quell'«anche», signori del Governo, non credo sia buttato lì casualmente. Credo si tratti di una spia, di un indicatore del disegno culturale che sta dietro la vostra idea di riforma e di scuola.
Sostanzialmente, si tratta di una scuola che non costruisce della diversità e delle differenze l'humus per una cittadinanza democratica ed aperta alla multiculturalità, ma fa dell'omologazione ad una morale, ad un valore, ad un sistema etico di parte l'unico obiettivo da perseguire. Tutto ciò, naturalmente, va a discapito di quel sistema di plurali culture, identità, percorsi ed arricchimento non solo per il nostro modello di cittadinanza, ma per il nostro modello di scuola.
Voi volete una scuola adattata al pensiero unico ed alla morale unica, alla morale di una parte, e che questa venga resa ad esempio per tutto e per tutti.
È uno strappo a quell'idea di pluralità e di laicità, a cui la nostra scuola dovrebbe richiamarsi, proprio per il delicato e complesso ruolo che attiene alla formazione di una coscienza critica di identità e di cittadinanza. La vostra scuola etica e confessionale è la scuola dove cresce il pregiudizio, dove cresce la discriminazione, dove crescono le diseguaglianze e dove non si riconosce la ricchezza della pluralità. Contro questa scuola credo sia un dovere costituzionale battersi (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista e del deputato Biondi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.

WALTER TOCCI. Vorrei richiamare la sua attenzione, signor Presidente, su questa formulazione che affida alla Costituzione repubblicana un ruolo completamente subalterno rispetto alla formazione dello spirito. Penso che non sia mai accaduto che si citi in un testo legislativo la Costituzione come un fatto aggiuntivo, come un «anche». Siamo ad uno svilimento del carattere fondante della Costituzione repubblicana. Ma vi è di peggio: qui si dice che viene prima la metafisica dello spirito e poi la Costituzione repubblicana. È un ritorno allo Stato etico! Non so se nella Casa delle libertà vi è ancora qualcuno che ha a cuore i principi liberali. La Costituzione repubblicana come norma fondamentale non può essere posposta alla metafisica dello spirito. Il povero Kelsen, se leggesse questo articolo, si rivolterebbe nella tomba (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Onorevole ministro, lei ha sicuramente dedicato all'articolo 2 (che tratta dei principi e criteri direttivi della delega) grande attenzione nella stesura del testo. Quindi lei non può non apprezzare coloro che vorrebbero contribuire a migliorare tale testo. Quel termine «anche» genera un legittimo sospetto (e la maggioranza ha discusso animatamente e con passione del legittimo sospetto, in una recente occasione). Viene il legittimo sospetto che «anche» sia un modo per sminuire il ruolo della Costituzione repubblicana. Non dimentichiamo che il patto tra i cittadini di questo paese è fondato sulla Costituzione della Repubblica del 1948. Il termine «anche» è un modo per sminuirne il valore e genera un legittimo sospetto sulle reali intenzioni con cui è stato scritto questo testo.
Chiedo quindi all'onorevole ministro e al relatore di essere loro i protagonisti e di cancellare il termine «anche». Fate quello che volete per ciò che riguarda gli emendamenti, ma cancellate un «anche» che è offensivo verso il patto costituzionale e verso i cittadini... (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grandi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Rompiamo il voto del silenzio - come ha detto l'onorevole Sasso -, perché è giusto e doveroso di fronte a queste continue osservazioni dei nostri colleghi della minoranza, una replica. Vi è una canzone di Francesco Mussida, non molto nota, che dice: senza radici non si può tendere al cielo. La nostra impostazione, contenuta in questo disegno di legge, tende al recupero delle radici (della tradizione classica, cristiana e occidentale), perché senza questo recupero di radici, quindi senza un recupero della consapevolezza di un'identità, è impossibile poter tendere al cielo, che è composto dalla pluralità delle culture e dei comportamenti, alle quali vogliamo andare incontro e che vogliamo accogliere. Riteniamo però che ciò sia impossibile se non si è consapevoli di chi si è.
Nel merito di questo emendamento, il termine «anche» riferito alla Costituzione, in realtà vuole essere un riconoscimento dell'importanza della Costituzione, perché come sapete - questo certo ci distingue rispetto all'impostazione culturale sicuramente di gran parte della sinistra (probabilmente non di parte del centro della sinistra) - per noi l'essere umano, la persona, viene prima dello Stato.
Quindi, l'attenzione alla formazione spirituale e morale della singola persona, del singolo allievo viene prima e, comunque, all'interno dei principi della Costituzione.
In buona sostanza, il nostro sforzo è quello di costruire una scuola che, contrariamente a quanto ci dite da parecchie ore, possa essere per tutti e di ciascuno. Dunque, una scuola che non escluda, ma dia a ciascuno la possibilità di trovare il proprio percorso, riscoprendo le radici collettive e personali e potendo così tendere al cielo che ciascuno di noi ha quale obiettivo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Proprio l'intervento dell'onorevole Palmieri dovrebbe consigliare alla maggioranza e al Governo di sopprimere la parola «anche».
Se il riferimento alla Costituzione è un riferimento serio - come noi pensiamo -, se la Costituzione non viene derubricata, se il riferimento non è ad una Carta subalterna ai principi che si intendono adottare con questa legge delega, questa parola dovrebbe essere soppressa.
Signor ministro, nel corso di questi mesi, lei ha parlato molto di un confronto che su tali temi dovrebbe esservi con il mondo della scuola. Vuole dirci, per cortesia, una parola su questo tema? Vuole farci sapere la sua opinione circa il ruolo fondamentale della Costituzione nel nostro paese? Vuole spiegarci quali sono le ragioni perché la parola «anche» non può essere soppressa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)?

PRESIDENTE. A dire il vero il ministro della pubblica istruzione ha già chiesto la parola su diversi articoli, ma non su questo. Comunque, durante la seduta, non sarà silente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, di voto l'onorevole Carli. Ne ha facoltà.

CARLO CARLI. Intanto, sarebbe opportuno che il ministro prendesse immediatamente la parola, fornendo una risposta ai nostri interrogativi e ai nostri emendamenti.
Devo dire che, alla luce delle parole pronunciate dal collega Palmieri, appare sempre più impellente l'accoglimento del nostro emendamento. La Carta costituzionale costituisce la legge fondamentale della nostra convivenza civile, dalla quale devono discendere le leggi, dunque non costituisce una normativa subordinata né un fatto aggiuntivo.
Voglio ricordare al signor ministro, che continua ad essere silenziosa, che l'articolo 34 della Costituzione prevede che la scuola è aperta a tutti. Quindi, si tratta di una scuola laica ed universalistica, della quale tutti coloro che si trovano sul territorio nazionale - musulmani, cattolici e soggetti di razze diverse - hanno il diritto di fruire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, di voto l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Buongiorno, signor ministro, le chiedo scusa ma non c'eravamo accorti della sua presenza, adesso prendiamo atto che è qui con noi (Vivi commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! L'onorevole Panattoni ha un minuto di tempo a disposizione per svolgere il suo intervento.
Prego, onorevole Panattoni.

GIORGIO PANATTONI. Signor ministro, ha qualcosa da dire in proposito o preferisce che chiediamo anche a lei un giuramento sui principi della Costituzione come abbiamo chiesto alla casa Savoia prima di farla rientrare in Italia? Cioè, c'è ancora bisogno in quest'aula di avere una dichiarazione di aderenza ai principi della Costituzione e lei è di questa opinione? Oppure ritiene che tali principi possano essere stravolti con questa leggerezza che, veramente, spaventa tutto il popolo italiano?

LUCIANO DUSSIN. Presidente, non può dire queste cose!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, se leggete il testo dell'intervento dell'onorevole Panattoni - lo dico a chi protesta - potrete verificare che, rispetto a tanti interventi di maggioranza e di opposizione, in questo caso un'interruzione da parte mia sarebbe stata inappropriata.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, colleghi, nel confermare quanto affermato dal collega Palmieri, intervengo solo per rilevare di fronte ai colleghi del centrosinistra che il riferimento «anche alla Costituzione» non è stato proposto dal Governo né, tantomeno, dalle forze di maggioranza, ma si è trattato di un emendamento proposto al Senato dal senatore Monticone e poi approvato dalla maggioranza.
Allora, non sono ammissibili questi processi alle intenzioni che non fanno parte della normale dialettica tra maggioranza e minoranza. Non mi scandalizzo per questo. Ma quando, deliberatamente, si vuole travisare la realtà, presentando un quadro istituzionale - in questo caso è un riferimento preciso alla Costituzione - non rispondente al vero, questa non è più dialettica. Qui si vuole chiaramente demonizzare, per fini di parte, un procedimento legislativo, in modo non rispondente alla realtà.
Il rispetto per la Costituzione è intatto da parte nostra. Questa modifica è stata proposta dalla minoranza in Senato - ripeto: dal senatore Monticone - e accettata da noi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, naturalmente questa affermazione dell'onorevole Garagnani ci fa riflettere e credo debba far riflettere anche il centrosinistra. Non mi stupisce che ci possano essere visioni comuni tra settori del centrosinistra e il centrodestra. Le critico apertamente ed esplicitamente, in virtù di un'altra idea di scuola che l'onorevole Titti De Simone ha esplicitato. Trovo che ciò sia molto grave, perché ci è stato spiegato il senso di quell'«anche». Abbiamo sollevato una questione reale. Ci è stato spiegato da Diagonale, il quale, al di là delle intenzioni di chicchessia, ci ha detto che voi pensate ad una scuola che esalti l'identità cristiana e la tradizione. Ora, ditemi - e lo dico a lei, ministro - se questo non è un discorso conservatore ed intollerante.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giordano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il senatore Monticone ha proposto di introdurre un riferimento alla Costituzione in una lettera dell'articolo 2 che faceva piangere, perché recita: «sono promossi il conseguimento di una formazione spirituale e morale (...)». Ora, la scuola, un ministero, un Governo non promuovono il conseguimento della formazione spirituale e morale, perché questo è l'orizzonte di senso in cui un essere umano si muove dalla nascita (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Colleghi, noi nasciamo come esseri morali. E per me morale significa anche spirituale. Non c'è conseguimento. Ci sarà la promozione dello sviluppo, ma non «anche» ispirata ai principi della Costituzione.
La Costituzione è il quadro politico di valore in cui i diversi riferimenti morali e spirituali si incontrano. Pertanto, non dobbiamo dare al senatore Monticone ciò che non gli compete. Il senatore Monticone ha cercato di ricordare a voi e al Governo che la Costituzione è il patto fondativo di una società pluralista (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente a lei e non al Governo né alla maggioranza. Ci rivolgeremo direttamente al Presidente Ciampi perché ciò che si sta verificando con questo testo, al di là del procedimento, è il seguente fatto: non esiste più la Costituzione.

PRESIDENTE. Onorevole Grignaffini, le posso chiedere una cortesia? È una cortesia politica, ma sento di farlo come Presidente della Camera. Evochiamo il meno possibile il nome del Capo dello Stato. Vale per la maggioranza e per l'opposizione. È sbagliato, scusi!

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, dopo questo suo intervento mi riferisco ancora di più al Presidente Ciampi, perché forse lei non ha capito di cosa stiamo parlando (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'UDC (CCD-CDU).

ALESSIO BUTTI. È arrivata la scienziata!

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! L'onorevole Grignaffini deve concludere il suo intervento.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Stiamo parlando del fatto che la Costituzione non è più il testo fondativo di tutte le identità della nostra nazione. Da qualche parte esiste qualcun altro che, non si sa in nome di cosa, può avocarsi il diritto di definire valori spirituali e morali. La Costituzione è o non è. Non esiste alcuna autorità fuori dalla nostra Costituzione. La Costituzione si può cambiare ma, finché c'è, è il nostro testo fondativo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, si può contestare l'uso della parola «spirituale», ma non la si può contrapporre alla Costituzione, il cui articolo 4 recita che «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società» (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Vorrei far rilevare che il senatore Monticone aveva ragione perché, se in un articolo di legge si seguisse il ragionamento per cui «sono promossi il conseguimento di una formazione spirituale ispirata ai principi della Costituzione», questo sarebbe, sì, uno Stato etico. Infatti, si direbbe che la formazione spirituale è direttamente rispondente dai principi di una Carta costituzionale. Il termine «anche» proposto dal senatore Monticone e non dalla maggioranza - quindi le polemiche ideologiche sono inutili - significa che la formazione spirituale non può corrispondere in toto ai principi della Costituzione, ma il richiamo ai principi della Costituzione è comunque una valorizzazione secondo l'articolo 4 anche dei criteri di una formazione spirituale del singolo e della società.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, l'onorevole Adornato ha spiegato bene una concezione culturale e giuridica di assoluta banalizzazione e depotenziamento della Carta costituzionale, che non è la gabbia e non è il fondamento di uno Stato etico, ma un contesto, appunto, costituzionale, fondativo di un patto dentro cui ci stanno tutte le culture, senza differenza. Quindi, c'è il pluralismo, la laicità, tutti quei valori e quegli elementi di fondo che permettono la convivenza civile e sociale delle diversità, caro onorevole Adornato. Nel momento in cui si parla di valori spirituali e morali, si allude a una specie di ombra incombente, che abbiamo continuamente in questo paese, ossia all'esistenza di un soggetto che avrebbe il monopolio dell'etica, della morale e della spiritualità, cioè la Chiesa cattolica, maestra di vita. Questo è il punto vero! Quelli sono i valori morali veri, quella è la fonte della spiritualità vera; il resto non va bene e quindi si gioca...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Deiana.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, avevano ragione i magistrati a comparire con il testo della Costituzione, dovremmo farlo anche noi. Il secondo comma dell'articolo 4 della Costituzione, collega Adornato, testualmente recita: «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Conseguentemente, una formazione scolastica deve mettere in condizione ogni cittadino di svolgere questa attività. Perciò, il riferimento alla Costituzione italiana è vincolante: non c'è un al di fuori rispetto ad essa, onorevole Adornato. D'altro canto è una discussione paradossale quella che stiamo facendo, mi riferisco ai colleghi di centrodestra, perché loro, per quanto riguarda il progetto della Costituzione europea, vogliono inserirvi il vincolo alla cristianità, violando quel principio affermato da un ex Presidente - non un Presidente - cattolicissimo come Scalfaro per cui fu molto saggio non votare su Dio ed io penso che sia molto saggio farlo. In ogni caso, il riferimento è qui proprio alla Costituzione e lo «'anche» è del tutto sbagliato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 2.183, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

FULVIA BANDOLI. Presidente, avevo chiesto la parola da un'ora.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 382
Astenuti 3
Maggioranza 192
Hanno votato
167
Hanno votato
no 215).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Alberta De Simone 2.7.

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, chiedo ai presentatori dell'emendamento Alberta de Simone 2.7 di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, che il Governo avrebbe intenzione di accogliere. Questo anche in ossequio al dibattito e alle diverse posizioni emerse su diversi ed importanti punti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bandoli. Ne ha facoltà.

FULVIA BANDOLI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare sul precedente emendamento.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bandoli, non l'avevo vista.
Chiedo all'onorevole Capitelli se acceda all'invito rivolto dal Governo.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, non accolgo l'invito al ritiro del Governo riguardo l'emendamento Alberta de Simone 2.7 a causa della seconda parte del discorso del ministro. Noi non crediamo di poter lavorare ascoltando promesse riguardanti l'accoglibilità di eventuali ordini del giorno presentati. Crediamo di poter instaurare un dialogo anche su quegli elementi di buonsenso che migliorano il testo e la fattibilità della riforma, ancorché da noi aspramente non condivisa. In particolare, ho intenzione di non ritirare l'emendamento Alberta de Simone 2.7 perché la maggioranza ha scelto di abbinare un disegno di legge che si occupa di educazione sessuale ad un testo di legge complessivo. Credo che dovrebbe essere riproposto all'attenzione, prima della Commissione poi dell'Assemblea, il testo di legge che vede come prima firmataria l'onorevole de Simone. Inoltre, la nostra posizione politica è quella di non presentare ordini del giorno perché crediamo - ancor di più in questa fase - che una parte della nostra linea emendativa debba essere accolta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, signor ministro, non capisco per quali ragioni si dovrebbe accogliere il suo invito di ritirare - le collega Alberta de Simone e Capitelli mi sembra abbiano respinto questa sua proposta - un emendamento che tocca un elemento molto importante riguardante il ruolo della scuola ed il rapporto tra ragazze e ragazzi. Si tratta, infatti, della capacità di affrontare la costruzione di identità, di soggettività di studenti e studentesse, anche rispetto ad un elemento importante per lo sviluppo della propria personalità, come quello che concerne il rapporto con la sessualità.
Signor ministro, per quale motivo dovremmo cedere ad una sottolineatura dell'importanza di questo aspetto, che sparisce totalmente da questa riforma e viene toccato solamente in termini aleatori, quando non di impostazione etico-confessionale? A che cosa dovremmo riferirci? Per caso a quelli libretti, che il Ministero dell'istruzione sta diffondendo nelle scuole italiane, i quali, circa il rapporto con il tema della sessualità - a cui la scuola dovrebbe riferirsi nella relazione con gli studenti e le studentesse - fanno riferimento a valori come quello della castità per quanto riguarda la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale? Anche in questo caso vi è un'impostazione etico-confessionale che non solo sottolinea un'idea strategica dell'operato e della cultura di fondo che sta dietro a questa maggioranza e questa riforma, ma rappresenta anche un atto irresponsabile nel momento in cui, per imporre una visione di parte e un monopolio dell'etica, si fa stracci di un'idea pluralista e laica che attiene - secondo i principi della nostra Costituzione - al ruolo della scuola.
Si fa stracci anche di una responsabilità collettiva che è in capo allo Stato su un tema così importante, quale quello della campagna di prevenzione delle malattie di trasmissione sessuale, in merito al quale voi anteponete i vostri valori etici, addirittura anche con riferimento ai temi della riduzione del danno e della prevenzione. Non si può fare confusione su
tematiche di questo tipo! Non si possono accettare ambiguità su materie di questa natura, quando voi, ancora nel 2003, ritenete che la parola preservativo sia un tabù e che non possa circolare nelle scuole una corretta informazione circa le tematiche inerenti alla sessualità.
Ministro, onorevole sottosegretario, non ci fidiamo assolutamente dei vostri dettami e delle vostre ricette etiche che, anche sul piano dell'identità sessuale, aprono un vulnus pericoloso rispetto ai nostri principi costituzionali. Su tale questione continueremo ad anteporre al vostro modello etico un'idea di società laica, plurale e responsabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montecchi. Ne ha facoltà.

ELENA MONTECCHI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi al ministro, che ha ascoltato con attenzione la discussione, per chiedere se può illustrarci le ragioni per cui il Governo si mostra disponibile - così mi pare di aver compreso - eventualmente ad accogliere un ordine del giorno, mentre, invece, non vi è la disponibilità (il gruppo vorrebbe capirlo) ad esprimere un parere su tale emendamento (naturalmente può essere di qualunque natura). Vorremmo capire se vi sono ostacoli di natura organizzativa o preclusioni di carattere culturale e quali sono i problemi ostativi ad una discussione di merito sull'emendamento in esame e ad una sua conseguente valutazione, anche perché un ordine del giorno che impegna il Governo presupporrebbe una coerenza successiva da parte dello stesso ed una vigilanza da parte nostra circa la coerenza della gestione della questione.
Se ci spiegasse le ragioni per cui ritiene che sia migliore l'ipotesi della presentazione di un ordine del giorno, le saremmo molto grati.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alberta De Simone 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 376
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato
168
Hanno votato
no 208).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 2.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 374
Maggioranza 188
Hanno votato
164
Hanno votato
no 210).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Villetti 2.184.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, signora ministro, illustrerò il primo di tre emendamenti (che reca la mia firma e quella degli onorevoli Intini e Buemi) che propone un intervento radicale, chirurgico che cambia in senso riformatore ed innovativo il testo in esame.
A nostro giudizio, la delega Moratti è una riforma di cartapesta che non ha risorse finanziarie, che non innova, introducendo fattori che ampliano, invece di ridurle, le già gravi disuguaglianze. Noi socialisti dello SDI - questo è il senso del primo emendamento - ci muoviamo, infatti, in direzione dell'affermazione dei principi di universalità, di laicità, di uguaglianza e di unitarietà che devono presiedere
all'intero sistema di istruzione. Da qui nasce la nostra avversione ad incanalamenti precoci sia nella differenziazione degli indirizzi sia nella formazione professionale.
La proposta che presentiamo vuole essere il coronamento ed il compimento dell'istituzione della scuola media unica, vera grande riforma introdotta nel nostro paese da un grande riformista socialista, come fu Tristano Codignola, affiancato da grandi pedagogisti come Aldo Visalberghi e Maria Cordacosta.
La nostra impostazione è rivolta - questo è il senso dell'emendamento che presentiamo -, ad assicurare a tutti il diritto ad una istruzione uguale per tutti, per almeno dieci anni, nonché il diritto alla formazione sino al conseguimento di una qualifica per almeno altri tre anni. Desidero ricordare che nella scorsa legislatura, con la legge 20 gennaio 1999, n. 9, su impulso dell'onorevole Berlinguer, fu stabilito, proprio nell'articolo 1, al primo comma, che a decorrere dall'anno scolastico 1999-2000 l'obbligo di istruzione è elevato da otto a dieci anni.
Questo orientamento, come voi sapete, in questa legge si diceva in sede di prima applicazione, sino all'approvazione di un generale riordino del sistema scolastico e formativo, l'obbligo di istruzione ha durata novennale. Sappiamo che quando è stata adottata la legge 10 febbraio 2000, n. 30 non si è arrivati a dieci anni, ma a nove.
Noi riprendiamo invece la tesi dei dieci anni: una formazione di dieci anni e obbligatoria e un diritto alla formazione professionale per altri tre anni.
Questo è il senso del nostro emendamento: il primo emendamento, come poi spiegherò successivamente nella discussione in Aula, che cerca di determinare una nuova architettura del sistema di istruzione italiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villetti 2.184, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 373
Votanti 367
Astenuti 6
Maggioranza 184
Hanno votato
161
Hanno votato
no 206).

Passiamo agli identici emendamenti Detomas 2.77, Volpini 2.187 e Sasso 2.188.

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, vorrei chiedere di ritirare gli identici emendamenti Detomas 2.77, Volpini 2.187 e Sasso 2.188 e di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno. Ne spiego i motivi: ai sensi dell'articolo 5, per la formazione degli insegnanti sono previsti decreti attuativi che definiranno i criteri stessi per la formazione degli insegnanti. Non ritengo quindi che sia corretto inserire tale materia in una norma primaria e che sia più corretto farlo in sede attuativa, ovvero nella predisposizione dei decreti che dettano le norme.
Peraltro, avevo già richiamato i contenuti normativi di questi emendamenti che l'opposizione propone nella mia replica in sede di dibattito sulle linee generali. Per questo motivo, - rispondo anche a quanto mi era stato chiesto con riferimento ad un altro ordine del giorno -, avevo chiesto di ritirarlo come emendamento e di trasfondere il contenuto, per l'approvazione, in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare il ministro perché anche in Commissione ha dimostrato attenzione su questa tematica. Noi non accetteremo tuttavia la proposta formulata perché ne avremmo compreso il senso, nel caso, come è già stato detto in Commissione, dell'impossibilità, per motivi temporali, di tornare all'esame del Senato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 12,48)

ANTONIO RUSCONI. Dal momento che ciò avverrà, ovvero si tornerà al esame del Senato in tempi brevi, noi pensiamo che, magari riformulati dal ministro, questi nostri emendamenti possono essere accolti.
Vorrei intervenire, per guadagnare tempo, non soltanto sull'emendamento 2.187, ma anche sugli emendamenti Colasio 2.185 e 2. 189 dal momento che mi sembrano insistere sulla medesima tematica valoriale: l'attenzione ai più deboli e la volontà di agevolare l'integrazione di soggetti in difficoltà e disabili nelle condizioni migliori, in primo luogo per i ragazzi stessi, ma anche per i docenti e le famiglie.
Non dimentichiamo l'insegnamento di Don Milani che ci ammoniva che nulla è più ingiusto che fare parti eguali fra diseguali. Ho ritrovato tali argomenti anche nel documento Bertagna e me ne felicito.
Se davvero crediamo alla piena realizzazione di ogni persona riprendiamo l'articolo 1 di questo disegno di legge e leggiamolo insieme laddove parla di rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di ciascuno.
Durante la discussione sulle linee generali, ricordavo, non in modo retorico, il bel libro di Giuseppe Pontiggia, Nati due volte, che è dedicato ai disabili che lottano non per diventare normali, ma per diventare se stessi.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento 2.188 se accolgano l'invito al ritiro.

ALBA SASSO. No, signor Presidente. Anch'io, come il collega Rusconi, non ritengo di dover ritirare il mio emendamento 2.188 e vorrei rispondere al ministro. Lei ha motivato il suo invito al ritiro dicendo che la questione dell'attivazione di una formazione specifica degli insegnanti per i soggetti con disturbi specifici di apprendimento fa parte delle norme secondarie e, quindi, può essere rimandata ad una successiva decretazione. Però qui noi stiamo parlando di criteri e siccome al punto c) si parla anche di norme per l'integrazione dei soggetti portatori di handicap o, come si dice adesso, dei soggetti diversamente abili, io non vedo la ragione per cui non debba esservi un richiamo alla questione del pieno successo formativo delle persone con disturbi specifici di apprendimento.
Signor ministro, lei sabato sarà a Bari e domani, proprio in quella città, si aprirà un grande convegno dedicato all'anno dei disabili. Noi abbiamo voluto presentare questo emendamento e avremmo voluto che in Commissione venisse approvato, senza rimandare la questione ad un ordine del giorno, perché noi, durante le audizioni in Commissione, abbiamo ascoltato i soggetti che sono stati invitati e, tra di essi, vi sono state le famiglie dei bambini affetti da dislessia e da disturbi di apprendimento che ci hanno chiesto di inserire questa norma, in maniera specifica, tra i criteri ispiratori dei decreti delegati. Perché non vogliamo ascoltare le esigenze dei genitori?
Voi parlate sempre di famiglia, di diritti della famiglia: diamo ascolto ai bisogni e alle esigenze delle famiglie! Noi vi chiediamo di accogliere questo emendamento; non chiedeteci di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno!
Per quale ragione tutto quello che appare di buonsenso, che appare condivisibile, che sembra essere la risposta ad una richiesta che viene dai soggetti interessati, dalle famiglie, dagli studenti, non volete accettarlo? In Commissione ci avete detto: il testo è blindato; adesso, che deve tornare al Senato, vi chiediamo un impegno, vi chiediamo un atto di buona volontà: accogliete questo emendamento, perché è un emendamento importante!
Lei, ministro, sa bene quanto siano aumentati nella nostra scuola i disturbi dell'apprendimento e come tocchino tante bambine e tanti bambini. Gli insegnanti hanno anche la capacità di riconoscere questi disturbi, ma non sempre hanno tutti gli strumenti e le risorse per poterli affrontare. Lei sa bene che questi disturbi, se presi per tempo, si possono curare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, signor ministro, ormai da circa trent'anni, nella scuola italiana, il principio dell'integrazione scolastica di tutti gli alunni con disturbi di apprendimento e con difficoltà di varia natura è un principio saldamente affermato.
Penso, anzi, che sia una delle caratteristiche più importanti della nostra scuola ed un modello al quale si ispirano anche sistemi scolastici di altri paesi europei che, negli anni precedenti, avevano, invece, strutturato un sistema di educazione speciale per chi aveva più difficoltà degli altri. Oggi, quei paesi si misurano anche con la nostra esperienza e, alla luce della nostra esperienza, modificano anche il loro sistema formativo.
Credo che accogliere l'emendamento al nostro esame significherebbe, da parte del Governo, fare una dichiarazione esplicita della volontà di proseguire questa importante esperienza e di non venir meno ad un obiettivo che ha qualificato e migliorato la scuola italiana per tutti e non soltanto per i disabili. Lo dico anche in relazione alla conferenza di domani. Mi lasci dire, signor Presidente, che è veramente scandaloso che il Governo promuova una conferenza nazionale sull'handicap senza offrire alcuna possibilità di intervento al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo )! Sarà una passerella di ministri e questo non è mai avvenuto nelle altre conferenze, né sull'handicap né sulla droga, quando al Governo c'era il centrosinistra! Si è sempre dato spazio alle opposizioni! Questa volta il Governo non dà voce né la possibilità di esprimersi ad una parte importante del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Prendo atto che anche l'onorevole Detomas insiste per la votazione del suo emendamento 2.77. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, gli identici emendamenti in Detomas 2.77, Volpini 2.187 e Sasso 2.188, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato
170
Hanno votato
no 207).

Prendo atto che l'onorevole Ranieli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Colasio 2.185 e Capitelli 2.186.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, già gli onorevoli Battaglia e Sasso hanno evidenziato come il principio dell'integrazione scolastica degli alunni disabili sia ampiamente affermato nella scuola. È vero. Non sono preoccupata che tale principio che mi sembra saldo non venga ribadito. Il punto vero è che, perché l'integrazione scolastica possa essere reale integrazione, ci devono essere le risorse necessarie.
L'integrazione scolastica dei disabili, invece, conosce un periodo di grave difficoltà perché il progressivo depauperamento delle risorse complessive della scuola non gioca certo a favore di quell'insegnamento individualizzato (uso il termine «individualizzato» e non «personalizzato») necessario per gli alunni disabili, così come non gioca a favore della loro integrazione il fatto che sia ammessa la costituzione di classi molto numerose (oggi, i disabili anche gravi possano essere inseriti in classi con più di 20 alunni). Sono previste quindi meno risorse. È un periodo difficile considerato anche fatto che la richiesta di inserimento e di integrazione degli alunni disabili nella scuola è in aumento, non solo e non tanto, come ha sostenuto l'onorevole Aprea, perché ci sarebbe una certa leggerezza ed elasticità nel rilasciare certificazioni diagnostiche, ma anche e soprattutto perché l'elevazione dell'obbligo scolastico ho portato ad un successo: i disabili frequentano anche le scuole superiori. Questo è un elemento che, nell'ambito dei dati statistici del Ministero, non viene considerato e che noi invitiamo a considerare.
Un elemento che ci preoccupa è il tentativo, anche se parzialmente sventato, operato in sede di esame della legge
finanziaria - non si comprende se ascrivibile al Ministero dell'economia e delle finanze e verso il quale ministero quello dell'istruzione, dell'università e della ricerca, deve lottare e, per farsi sentire, ha molto bisogno dell'opposizione -, di ridurre ulteriormente le risorse, in particolare per i portatori di handicap gravi, ponendo un tetto alla possibilità di deroga. L'aver sventato questo pericolo, a mio avviso, è stato un successo dell'opposizione e delle associazioni dei familiari.
Di ciò noi prendiamo atto, però, non ci basta; noi chiediamo, infatti, che siano approvati gli emendamenti alla nostra attenzione. Non è vero - e con ciò prevengo alcune obiezioni - che l'approvazione di questi emendamenti introdurrebbe l'automatismo, sebbene sarebbe meglio un automatismo in senso garantista piuttosto che uno, come accade adesso, dove le indicazioni, piuttosto elastiche, vengono interpretate dai dirigenti sempre nella misura peggiore, vale a dire, come taglio delle risorse anziché come assegnazione di maggiori risorse.
Riteniamo, inoltre, che debba essere avviata una seria riflessione sull'integrazione dei disabili a partire dallo svolgimento di un'indagine conoscitiva, che veda coinvolta la VII Commissione, e dal ripristino delle attività svolte dall'osservatorio costituito presso il ministero. Quest'ultima è una richiesta che le associazioni dei familiari rivolgono almeno da 2 anni; fra l'altro, queste associazioni si stanno organizzando da sole costituendo dei loro osservatori. Noi collaboreremo con questi osservatori ma vorremmo, tuttavia, essere coinvolti anche nell'ambito di una corretta azione istituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire ai rappresentanti del Governo che noi insistiamo sugli emendamenti alla nostra attenzione perché dalle scuole arrivano segnali, in tema di integrazione, di un ritorno indietro.
Oggi l'integrazione è più difficile a seguito delle scelte effettuate dal Governo. Al riguardo fornisco un solo dato. Nell'anno scolastico 2001-2002, a fronte di un aumento dei disabili di circa diecimila unità, gli insegnanti di sostegno sono diminuiti in misura pari a 3234 unità. Se questi sono i dati
- ed io presumo che siano questi - ciò vuol dire che è diminuito l'impegno delle istituzioni e, in particolare, della scuola ma anche delle istituzioni chiamate a garantire l'assistenza materiale ai disabili le quali hanno registrato un decremento delle risorse. Conseguentemente, non è che noi ancora vi diciamo che state tornando indietro, però, chiaramente, con le vostre scelte state rendendo più difficile l'integrazione scolastica. Pertanto, approvare gli emendamenti in esame potrebbe aiutarci a ristabilire un po' di chiarezza su questa problematica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Colasio 2.185 e Capitelli 2.186, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 343
Votanti 342
Astenuti 1
Maggioranza 172
Hanno votato
155
Hanno votato
no 187).

Mi dispiace se qualche collega non sia riuscito a votare. Io che posso farci? Non è colpa mia.
Prendo atto che i deputati Falanga e Strano non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che avrebbero voluto esprimerne uno contrario.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rizzo 2.79 e Colasio 2.189, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato
174
Hanno votato
no 216).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 2.190, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 391
Votanti 389
Astenuti 2
Maggioranza 195
Hanno votato
171
Hanno votato
no 218).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rusconi 2.191, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 366
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato
162
Hanno votato
no 204).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 2.83, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato
171
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che l'onorevole Fanfani non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 2.193.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, questa illustrazione ci è sembrata un'opzione più completa e più ricca che respinge l'idea di un sistema dei licei di serie A ed uno di istruzione e formazione professionale di serie B. Infatti, come ha detto anche nell'introduzione l'onorevole Colasio, noi non siamo contrari al sistema a doppia canalizzazione, di fatto, però, se non sarà costituito un canale professionale forte realmente competitivo avverrà il passaggio in massa al canale dell'istruzione, dei licei.
Dovrebbe altresì far riflettere la maggioranza il fatto che da quando si parla di questo argomento aumentano sempre più le domande di trasferimento dagli IPSIA - e questi sono dati ufficiali - agli altri istituti superiori. Dunque, questa che
dovrebbe rappresentare apparentemente l'unica scelta innovativa della riforma appare invece confusionaria e approssimativa e, sicuramente, non è realizzabile in tempi brevi. Oltretutto, non facendo chiarezza - come lo stesso onorevole Ghigo ha detto come presidente della Conferenza Stato-regioni - tra CFP e IPSIA si rischia di fare una serie B ed una serie C umiliante, mettendo in difficoltà, soprattutto al nord, proprio quei CFP, quei centri di formazione professionale che invece funzionano bene.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 2.193, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 374
Astenuti 5
Maggioranza 188
Hanno votato
166
Hanno votato
no 208).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 2.194, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 368
Astenuti 6
Maggioranza 185
Hanno votato
163
Hanno votato
no 205).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 2.195.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, chiedo un po' di attenzione perché, pur avendone parlato molto in discussione generale, non abbiamo ancora espresso abbastanza le ragioni di merito della nostra contrarietà all'articolo 2. Noi siamo costretti a richiamare con questo emendamento la legge n.30, non perché noi riteniamo intoccabile questa legge, ma perché avremmo voluto che essa fosse applicata, fosse monitorata e se ne verificassero i risultati. Questo non è accaduto e, comunque, non è per questo che noi siamo contrari a tutto questo articolo 2, ma perché esso non riesce a dare alla scuola, a nostro avviso, un nuovo impianto di sistema di istruzione e formazione adeguato a far fronte ai bisogni della scuola di oggi e alla sfida della società della conoscenza.
Vorrei ricordare alcune cose. Con questa legge, in particolare con questo articolo 2, si elimina il principio dell'obbligo scolastico sostituendolo con il concetto di diritto-dovere dunque, costituendo, di fatto, un disimpegno della Repubblica nei confronti delle nuove generazioni. La durata dell'obbligo scolastico viene portata nuovamente al termine della scuola media, riducendola di un anno; non si affronta il problema della dispersione scolastica e, soprattutto, degli insoddisfacenti livelli di apprendimento concentrati, principalmente, nella fascia di età preadolescenziale. Non solo l'unitarietà del percorso di base non è prevista... (Una voce: basta, smetti).
No, vado avanti. Non è nemmeno assicurata la continuità tra i diversi ordini di scuola e, in particolare, tra scuola elementare e scuola media; non vi è - e qui vorrei che l'onorevole Aprea e il ministro mi ascoltassero - la certezza dell'istituzione generalizzata di istituti comprensivi nei quali, più agilmente, si potrebbero progettare e realizzare percorsi curriculari verticalizzati. Se volete far fronte a questa carenza con un ordine del giorno! Noi crediamo che, almeno su questo punto, si potrebbe accogliere un nostro emendamento successivo che propone la generalizzazione degli istituti comprensivi. Speriamo che nel corso di questo dibattito si diventi un po' meno sordi.
Non si tiene conto, in nessun punto delle innovazioni prodotte in Italia dalle sperimentazioni; si limita l'autonomia delle istituzioni scolastiche sottraendo loro una quota di curricolo. Ancora, su un piano più pedagogico, non viene valorizzata la scuola media come scuola dell'orientamento, tornando, così, indietro di anni. Viene messo in discussione l'impianto organizzativo della scuola elementare con conseguenze sul piano pedagogico e didattico senza tener conto che la verifica parlamentare sull'applicazione della legge nuova sulla scuola elementare, la legge n. 148, aveva espresso pareri lusinghieri sull'efficacia di questa riforma, purché, però, si rendesse più flessibile l'organizzazione del team docente, utilizzando lo strumento dell'autonomia didattica delle scuole.
Inoltre, non c'è ombra di riflessione sul sistema dei saperi così come sulla necessità di una maggiore partecipazione delle famiglie del territorio alla scuola. Si introduce, poi, un anticipazionismo che mette in discussione la stessa scuola dell'infanzia e nuoce alla scuola elementare.
Torneremo su questo punto; abbiamo presentato alcuni emendamenti finalizzati proprio evitare il caos che prevediamo si creerà all'inizio dell'anno scolastico e che si sta già creando con le iscrizioni (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Presidente, vorrei chiederle che fare una verifica delle tessere di voto.

PRESIDENTE. Mi pare sia cosa buona e giusta.
Chiedo ai deputati segretari di procedere alla verifica delle tessere.
(I deputati segretari ottemperano alla richiesta del Presidente).
(Una voce: apri!)
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 2.195, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Colleghi, non vi arrabbiate, state tranquilli.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 369
Astenuti 6
Maggioranza 185
Hanno votato
172
Hanno votato
no 197).

RENZO INNOCENTI. Presidente, per favore (Commenti di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Colleghi, cerchiamo di non rumoreggiare, non serve a niente; sembra che siamo deputati da un giorno, su! Un pochino di calma. Si fa prima.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Capitelli 2.196 e Carra 2.197.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, su questi emendamenti voglio parlare a titolo personale. Essi rappresentano un arricchimento della lettera d): laddove si definisce l'articolazione del sistema educativo di istruzione e di formazione proponiamo infatti di aggiungere anche il sistema della formazione continua lungo l'arco della vita.
Signor ministro, nella sua replica dopo la conclusione della discussione sulle linee generali ha fatto un'affermazione che condivido pienamente: lei ha detto che dobbiamo smettere di pensare che ci sia un tempo della scuola ed un tempo del lavoro e che questi due momenti devono essere fortemente integrati. Vi domandiamo, allora, per quale motivo non inserire, tra i principi ispiratori che informeranno il sistema dell'istruzione, anche il tema dell'educazione degli adulti, il tema dell'educazione permanente, la necessità di tornare più volte a scuola nel corso della vita per acquisire nuovi apprendimenti e nuova cultura. Credo che questa sia un'esigenza di tutti.
Signor ministro, lei ha fatto delle affermazioni: le chiediamo di far seguire alle parole i fatti e di inserire tra i principi ed i criteri ispiratori quanto poc'anzi detto. Le chiediamo, inoltre, di non tagliare i fondi per l'educazione permanente e per i relativi centri di formazione: questi, in molti comuni, stanno chiudendo, perché a tali enti locali sono stati tagliati i fondi. Lei sa bene quanta importanza e quanto valore deve essere attribuito a questi centri e quanta richiesta - veramente enorme - provenga da parte della popolazione.

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, le ultime votazioni hanno evidenziato una situazione nella quale è possibile constatare un grande senso di responsabilità da parte di tutti per consentire un prosieguo abbastanza ordinato dei nostri lavori. Questa mattina si è avuto un confronto aspro durante la discussione del provvedimento relativo alla scuola; anzi, si è determinata una situazione, forte, di conflitto, come è necessario. L'opposizione, con grande senso di responsabilità, ha condotto e sta continuando a condurre questa battaglia. Siamo però arrivati ora ad un punto nel quale o vi è da parte della maggioranza una vera disponibilità al confronto - signor ministro, ciò non significa chiedere all'opposizione di ritirare alcuni emendamenti presentati per trasfonderne il contenuto in ordini del giorno: come infatti hanno già detto altri miei colleghi, questo significa eludere la questione del confronto nel merito - oppure, se tale disponibilità non vi è, i rapporti all'interno dell'Assemblea cambieranno. Se il senso di responsabilità sempre esiste dal punto di vista dell'istituzione, dal punto di vista del confronto politico non si può però chiedere all'opposizione di essere più realista del re! Pertanto, o la maggioranza si assume tutte le responsabilità per poter proseguire i lavori, oppure, come opposizione, non continueremo a comportarci con questo senso di realtà, ed anche di lealtà, nei confronti della Presidenza. Ciò non perché non vogliamo essere leali, ma perché il confronto politico sarà tale che ci condurrà a prende la decisione di abbandonare l'aula.

PRESIDENTE. I fatti politici non sono mai fatti di principio, se non sulla base delle condizioni nelle quali il singolo manifesta il proprio atteggiamento.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, rispondo al collega del gruppo dei Democratici di sinistra dicendo che minacciare di abbandonare l'aula, facendo venir meno il numero legale, è naturalmente una pratica di opposizione ostruzionistica legittima, alla quale si è ricorsi anche nella passata legislatura. In questo caso, in queste settimane, credo però che tale pratica stia servendo anche a nascondere le difficoltà dell'opposizione.
Vorrei aggiungere alcune osservazioni sul funzionamento dei lavori dell'Assemblea: onorevoli colleghi, stiamo esaminando un provvedimento importante, riconosciuto come tale da chi lo condivide (maggioranza e Governo) e da chi non lo
condivide (l'opposizione). Ebbene , ci saremmo attesi che, su un provvedimento importante, l'opposizione si presentasse unita e determinata. Invece, abbiamo assistito alla presentazione di una sola relazione minoranza da parte del gruppo di Rifondazione comunista.
L'Ulivo è così deciso nel contrastare questa legge, che al proprio interno non ha trovato neanche la forza e l'unità di presentare un testo unitario (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania)!
Nella passata legislatura abbiamo costruito il programma di Governo predisponendo relazioni di minoranza unitarie sul tema della scuola - gli onorevoli Napoli ed Aprea lo ricorderanno - del polo e poi della Casa delle libertà. Voi anche su questo tema non avete una proposta alternativa credibile, né come Ulivo né come Ulivo unito a Rifondazione comunista...

PIETRO FOLENA. Allora, stai in aula!

RENZO INNOCENTI. Allora, votala! Ve la sostenete questa legge!

ELIO VITO. ...ed il voto espresso su alcuni emendamenti lo testimonia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania). Questa è la realtà! Siete costretti a ricorrere all'arma desueta (questo dimostra come siete opposizione dura e pura) di abbandonare l'aula e di far mancare il numero legale al primo voto, nella mattina del giovedì, ed all'ultimo voto delle ore 13.

GIOVANNA MELANDRI. Buffone!

ELIO VITO. Signor Presidente, mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza: se fossimo di fronte ad un atteggiamento dell'opposizione che presenta proposte alternative unitarie e credibili...

GIORGIO PANATTONI. Vi è un ordine del giorno!

ELIO VITO. ...si dovrebbe anche apprezzare l'atteggiamento del ministro e del Governo. In quest'aula il ministro ha replicato alle 21 e la discussione sulle linee generali è andata avanti fino a mezzanotte con gli interventi dei colleghi di maggioranza. E voi affermate che non si è intervenuti!
Oggi il ministro Moratti, non per disprezzo dell'opposizione, ma per una ragione di merito coerente e puntuale - che voi sapete essere tale - ha affermato che alcune norme specifiche non appartengono alla fonte primaria della legge, bensì piuttosto alla fonte regolamentare e si è impegnata ad inserirle nella fonte regolamentare, se voi aveste avuto l'umiltà di proporlo in un ordine del giorno. Evidentemente, quegli argomenti per voi sono strumentali e pretestuosi...

RENZO INNOCENTI. Roba da matti!

ELIO VITO. Infatti, se aveste voluto ciò, avreste presentato un ordine del giorno e quegli argomenti sarebbero stati adottati nella fonte propria, nei decreti di attuazione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega nord Padania). Questa disponibilità e cortesia del ministro Moratti, voi la prendete come pretesto per dire che siamo indisponibili e che siete costretti ad abbandonare l'aula.

GIOVANNI CARBONELLA. Tu fai Governo, opposizione, maggioranza! Fai tutto!

ELIO VITO. Allora signor Presidente è chiaro che non possiamo proseguire in un atteggiamento con il quale accogliamo le richieste dell'opposizione di attendere il parere della Commissione bilancio, accogliamo la richiesta del presidente Castagnetti di non votare né il martedì mattina né il martedì notte perché deve riunire il gruppo, accogliamo la richiesta del presidente Violante di iniziare a votare il martedì alle 16, accogliamo la richiesta di sospendere le votazioni in aula il mercoledì perché si deve svolgere il dibattito sulla situazione internazionale ed essere poi così ricambiati dall'opposizione (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

RENZO INNOCENTI. Non avete il numero legale!

GIOVANNA MELANDRI. Calmati!

ELIO VITO. Ai colleghi e ai gruppi di maggioranza dico anche, però, che, visto che questo è il clima dei rapporti parlamentari, considerata l'indisponibilità e la mancanza di correttezza non del Governo e della maggioranza....

PIETRO FOLENA. Siete in 190!

ELIO VITO. ..ma di un'opposizione che non sa presentarsi con una sua proposta alternativa sui grandi temi che richiamiamo (Vivi commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani), occorrerà anche assumere in via ordinaria la prassi di ciò che già prevede il nostro ordine del giorno. Se voteremo oggi pomeriggio, come previsto per la seduta pomeridiana del giovedì....

MARCELLA LUCIDI. Votatela!

ELENA MONTECCHI. Fatelo, allora!

ELIO VITO. ... l'esame del provvedimento oggi pomeriggio verrà concluso, perché i tempi sono contingentati. Naturalmente, il fatto di votare il giovedì pomeriggio fino alle 18 sarebbe vissuto dall'opposizione come un affronto al Parlamento.
Allora, signor Presidente, poiché non è possibile trovare punti di incontro, di mediazione e di rispetto istituzionale, sulla base di ciò che è stato scritto nel nostro regolamento dal Presidente Violante, ossia che la responsabilità della partecipazione alle sedute è di tutti gruppi di maggioranza e di opposizione, e poiché si cercano pretesti per abbandonare l'aula in mancanza di ragioni politiche per opporsi alle nostre proposte, si potrà anche sospendere per un tempo ragionevole questa seduta.

ELENA MONTECCHI. Calmati, Vito, ti sono saltati i nervi!

ELIO VITO. Dopodiché, come maggioranza e come Governo, se saremo costretti ad andare avanti con le nostre forze ed i nostri numeri, dimostreremo che queste forze e questi numeri ci sono e consentiranno l'approvazione in tempi rapidi delle leggi che riteniamo prioritarie (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega nord Padania - Applausi polemici dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, abbiamo ascoltato con interesse la lezioncina dell'onorevole Vito (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)... Scusate colleghi, i rapporti esistenti tra l'onorevole Vito e me sono tali da consentirmi di usare questo termine.
Il punto, colleghi, è che voi non siete in numero legale, avete una legge senza copertura e che non prevede i principi a cui le regioni devono adattarsi. Questa delega è un cane morto, non esiste, è una promessa che non sarà mai realizzata (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)! È chiaro questo?
Onorevole Vito, ogni gruppo si comporta come ritiene. Noi riteniamo sia opportuna una battaglia sugli emendamenti che abbiamo proposto e che voi respingete. Avete rifiutato qualunque possibilità di dialogo con l'opposizione: questo è il punto reale.
Onorevole ministro, non ho avuto la possibilità di ascoltarla, ma ho letto il suo intervento e la ringrazio per l'ampiezza con la quale ha trattato il tema in esame. Tuttavia, credo che un tema come quello della scuola, che riveste l'importanza che sappiamo non solo per il programma della maggioranza, ma anche per il paese, non possa essere deciso e deliberato in assenza di un confronto con l'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Sappiamo che questo testo deve tornare al Senato perché, come avevamo annunciato, è privo di copertura e deve essere corretto. La maggioranza deve stare alla condizione posta dalla Commissione bilancio che indica in che modo devono essere fatte le coperture.
Dunque, visto che il provvedimento deve tornare al Senato, non capisco per quale motivo, signor ministro, non sia
possibile individuare un terreno di confronto effettivo. Non voglio fare nessuna polemica, ma lei comprende che si tratta di un testo che, come si dice con termine militare, arriva blindato. Cosa dovrebbe fare l'opposizione? Stare qui soltanto a mantenere il numero legale e votare i propri emendamenti sapendo che altri li respingono? Dov'è il senso del rapporto parlamentare? Mi rivolgo ad autorevoli colleghi qui presenti che hanno esperienza, a partire dal Presidente Biondi: il senso del lavoro parlamentare è nel confronto (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
È possibile che tutte le posizioni espresse dall'opposizione siano da respingere?

NITTO FRANCESCO PALMA. Sì!

LUCIANO VIOLANTE. Colleghi, non fate i cretini, vi prego... (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)...

TOMMASO FOTI. Chi sei? Vattene fuori! Chiedi scusa!

LUCIANO VIOLANTE. Sto ponendo una questione che riguarda il futuro del provvedimento...

PRESIDENTE. Però, non generalizzi.

LUCIANO VIOLANTE. Ha ragione, Presidente, chiedo scusa e ritiro il «cretini».
Però, vi prego di non ripetere quel tipo di comportamento, perché sto svolgendo un ragionamento che ha riguardato voi nella scorsa legislatura, riguarda noi in questa e può darsi che riguardi voi nella prossima. Quindi, stiamo attenti (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)... Sono lieto delle vostre certezze.
Mi rivolgo al ministro: ora sospenderemo i lavori perché così ha chiesto il capogruppo del maggior gruppo di maggioranza che non è in grado di garantire il numero legale, come sappiamo. Se davvero la maggioranza sostenesse questo provvedimento sarebbe in questa sede a votarlo e vi sarebbe stata anche stamattina (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo). Non c'è perché sappiamo che esistono dissensi profondi. Dunque, visto che dobbiamo riprendere i lavori martedì pregherei il ministro di riflettere sulla possibilità di esaminare con attenzione le nostre proposte e vedere in che termini si possa aprire, in quest'aula, un confronto fra maggioranza ed opposizione. Ripeto, signor ministro, non è possibile che tutte le proposte siano da respingere. Abbiamo idee diverse sulla scuola, questo lo sappiamo. Tuttavia, che nessuna delle proposte meriti una valutazione attenta e positiva mi sembra davvero impossibile.
Ministro, come lei sa, questa legge è del tutto incostituzionale perché non contiene i principi fondamentali e non vi è alcuna distinzione tra principi fondamentali e norme generali. Le regioni non sapranno come fare ed i nostri sono suggerimenti per la funzionalità del sistema. Dunque, signor Presidente, in primo luogo invito la maggioranza ad essere in aula per difendere questo testo, se ci tiene. In secondo luogo, invito il ministro a considerare con maggiore attenzione le questioni da noi poste. In terzo luogo, se volete un rapporto costruttivo con l'opposizione, come si dice tante volte, è necessario ascoltare le ragioni dell'opposizione.
Se volete svolgere un lavoro soltanto con i numeri, il Parlamento non funziona più. Poiché vogliamo che il Parlamento funzioni, dato che è questa la sede in cui l'opposizione lavora, l'invito che rivolgiamo è quello di rivedere la posizione che avete tenuto finora e vedere in che termini si possa avere un rapporto più positivo con l'opposizione. Questo non potrà che agevolare il corso del provvedimento, altrimenti, signor Presidente, il provvedimento non avrà un corso facile in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Boccia, con la nota sintesi.

ANTONIO BOCCIA. Grazie Presidente, anche per il «nota». Desidero molto serenamente in primo luogo ringraziare il ministro Moratti. Secondo una consuetudine alla quale ci siamo abituati, ahimè, il Governo quasi mai è presente in aula e quindi (una volta che c'è) desidero dare atto al ministro di essere stata qui in aula tutta la mattinata e di aver ascoltato le nostre posizioni ed anche di essere intervenuta, perché anche questo non accade frequentemente. Mi auguro quindi che possa essere un esempio per tutto il Governo. Non posso dire altrettanto bene del ministro per i contenuti del rapporto con l'opposizione. In effetti il ministro Moratti si è limitata a suggerire a qualche collega di presentare un ordine del giorno e che poi il Governo si sarebbe impegnato a tenerne conto.
Signor ministro, trattandosi di un disegno di legge delega è evidente che il senso istituzionale della delega è proprio quello di dare un indirizzo legislativo al Governo per porre in essere delle norme. Quindi la differenza tra ordine del giorno e legge di delega è francamente molto sottile. Pertanto il ministro meglio avrebbe fatto, se aveva l'intenzione di accettare gli ordini del giorno, di far ricomprendere gli emendamenti che abbiamo presentato direttamente nella norma di delega. Lei invece, signor ministro, non l'ha fatto - questo vorrei dirlo a lei e anche al collega Vito, che è noto come provocatore e che quindi va preso anche un po' «con le pinze» - perché questo provvedimento che lei e che la maggioranza ci state facendo approvare è di per sé un ordine del giorno! Noi stiamo approvando un ordine del giorno, cioè stiamo facendo un atto che non ha alcun effetto giuridico. Stiamo infatti stabilendo di fare un ordine del giorno condizionato a successive leggi con le quali si prevederanno gli oneri necessari per realizzare la riforma e quindi solo allora potranno essere approvati i decreti delegati. Quindi si capisce perché lei insiste nel chiederci di ritirare gli emendamenti e di trasfonderne il contenuto in ordini del giorno, perché tanto il provvedimento al nostro esame è per intero solo e soltanto un ordine del giorno.
Da questo punto di vista si spiega ancora di più perché la nostra opposizione è dura e un tantino ostruzionistica. Noi, Presidente, abbiamo cominciato col sottoporre all'attenzione dell'Assemblea due questioni pregiudiziali di costituzionalità (e ieri mattina una questione sospensiva), perché quello era un modo serio per l'opposizione non solo per dissentire totalmente dai contenuti - come egregiamente hanno fatto i colleghi Colasio, Rusconi, Bimbi, Carra, Squeglia già in sede di discussione sulle linee generali -, ma anche per sollevare una
questione di metodo, di procedure e di rispetto della Costituzione e della legge n. 468. Abbiamo cioè evidenziato come non vi fossero le condizioni di procedibilità di questo provvedimento. Ecco perché noi abbiamo ora un atteggiamento molto forte.
Capisco le provocazioni del collega Vito, dato che stamattina ha dovuto accusare un colpo, pur avendo cento voti di vantaggio rispetto all'opposizione e quindi pur avendo i numeri in stragrande quantità per andare avanti. Presidente, dato che vedo una riunione di maggioranza attorno al ministro, se è per accogliere qualche nostra osservazione, io ben volentieri mi fermo.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Boccia ha ragione; sta parlando (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Non avete problemi, vero?

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, se c'è una volontà di accogliere qualche nostro emendamento per trasformare «l'ordine del giorno» in un legge, io mi fermo ben volentieri e dichiaro anche la disponibilità del nostro gruppo ad andare avanti.
Il problema è che non arrivano segnali di questo genere.
Presidente, capisco il collega Vito che, nonostante una grande maggioranza, ha subìto una battuta d'arresto non riuscendo a garantire il numero legale e si sa che ciò per un capogruppo non è un punto di grande prestigio.
Presidente, il ministro è ancora distratto!

PRESIDENTE. Onorevole Adornato, torni al suo banco, in qualità di presidente della Commissione dia il buon esempio!
Prego, onorevole Boccia, anche se il tempo a sua disposizione sarebbe terminato!

ANTONIO BOCCIA. Presidente, le chiedo ancora un attimo, in quanto si è aperta una questione...

PRESIDENTE. Ora bisognerebbe chiuderla!

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, se lei è dell'opinione di chiudere la questione, io termino il mio intervento, in quanto ciò è quello che vogliamo!

PRESIDENTE. Il termine «chiusura» si riferiva al tempo a disposizione per l'illustrazione, poi può darsi che sia prodromico anche di altre iniziative.

ANTONIO BOCCIA. Allora, Presidente, siccome comincio a conoscerla, penso vi sia un'intesa in questo senso.

PRESIDENTE. No, c'è una sua legittima aspettativa, non mia!

ANTONIO BOCCIA. Presidente, non è nemmeno giusto - anzi, ritengo sia un tantino provocatorio - che un autorevole capogruppo della maggioranza, della Casa delle libertà, scarichi le sue difficoltà sul fatto che l'opposizione non ha una posizione unitaria (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Noi abbiamo presentato questioni pregiudiziali, abbiamo presentato emendamenti, nonostante ci trovassimo di fronte ad un «ordine del giorno» che non è una riforma, ma una legge di delega anticostituzionale, abbiamo tenuto un comportamento unitario, siamo uniti anche in questa battaglia, dunque venirci a dire che non siamo uniti è veramente una fortissima provocazione.
Guardi, penso che il collega Vito lo abbia fatto apposta per farcene andare, perché forse non condivide questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Questa è una sua legittima suspicione!

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, in realtà avevo chiesto di parlare in precedenza per fare una proposta ragionevole, anche se il clima non mi sembrava adatto: ma adesso lo è ancora di meno.
Senza intervenire nelle polemiche politiche - ma intendevo fare questa proposta un quarto d'ora fa -, volevo proporre di concludere l'esame dell'articolo 2 per garantire un ordine dei lavori più ragionevole, ma mi rendo conto che era ed è una proposta che non coincide con il clima politico.

ROBERTO GIACHETTI. Provaci!

DOMENICO VOLPINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Volpini, ma hanno già parlato due deputati del suo gruppo! Non credo che su questi elementi vi sia un'ulteriore necessità di approfondimento.
A questo punto, volevo fare una proposta di patteggiamento allargato. A dire il vero pensavo si potesse porre in votazione questo emendamento - che era già stato illustrato - e che si potesse procedere ad altre due o tre votazioni. Mi pare tuttavia che non vi siano le condizioni per realizzare tutto ciò, e dunque mi assumo la responsabilità di rinviare ad altra seduta il seguito del dibattito.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15, con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

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