Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge modificato dal Senato

 

VII Commissione - Resoconto di martedì 21 gennaio 2003

SEDE REFERENTE

Martedì 21 gennaio 2003. - Presidenza del presidente Ferdinando ADORNATO. - Intervengono il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Letizia Moratti ed il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Valentina Aprea.

La seduta comincia alle 10.10.

Definizione delle norme generali sull'istruzione.
C. 23 Stefani, C. 245 Sospiri, C. 353 Alberta De Simone, C. 354 Alberta De Simone, C. 661 Martinat, C. 735 Angela Napoli, C. 749 Angela Napoli, C. 771 Angela Napoli, C. 779 Angela Napoli, C. 967 Bianchi Clerici, C. 1014 Serena, C. 1042 Angela Napoli, C. 1043 Angela Napoli, C. 1044 Angela Napoli, C. 1191 Malgieri, C. 1481 Angela Napoli, C. 1734 Landolfi, C. 1749 Alboni, C. 1988 Parodi, C. 1989 Parodi, C. 1990 Parodi, C. 2277 Serena, C. 3384 Rizzo e C. 3387 Governo, approvato dal Senato, e petizioni nn. 169, 205, 228, 293 e 490.
(Seguito dell'esame e rinvio - Adozione del testo base).

La Commissione prosegue l'esame, rinviato, da ultimo, nella seduta del 16 gennaio 2003.

Andrea MARTELLA (DS-U) ribadisce la richiesta al Governo, già avanzata da alcuni esponenti del suo gruppo, di ritirare il disegno di legge delega per aprire un dibattito, più ampio e più sereno, nel paese e nel Parlamento sulle tematiche della scuola. In tal caso, precisa che vi sarebbe la disponibilità del suo gruppo ad un confronto sulla scuola, che rappresenta, assieme alla ricerca e alla università, un fattore strategico per lo sviluppo del paese.
Nell'esprimere le proprie preoccupazioni rispetto al futuro della scuola italiana nel caso in cui venisse approvato il disegno di legge in titolo, sottolinea le distanze esistenti tra i contenuti di tale provvedimento e le esigenze reali del mondo della scuola.
Per quanto riguarda la discussione in corso, sottolinea il fatto che i deputati della maggioranza si siano di fatto sottratti al confronto.
Circa le esigenze di conoscenza e di sapere che emergono nei paesi europei, rileva come con il disegno di legge in esame si ritorni indietro nel tempo anche rispetto alle sfide culturali da affrontare rispetto al futuro delle giovani generazioni.
Soffermandosi sugli ostacoli esistenti nel percorso del disegno di legge delega e nella sua effettiva applicazione, richiama in primo luogo il ricorso allo strumento della delega, che dimostra la mancanza di disponibilità del Governo a svolgere un reale confronto sulle tematiche della scuola. In secondo luogo, richiama la questione della mancanza di copertura finanziaria del provvedimento: ritiene che la mancanza di risorse finanziarie certe dimostri, da una parte, la scarsa credibilità della riforma in esame e, dall'altra parte, il fatto che la scuola non rappresenti una priorità per il Governo in carica. In terzo luogo, con riferimento alla cosiddetta devoluzione, sottolinea il fatto che la riforma del titolo V della Costituzione approvata dal centrosinistra andava nella direzione del rispetto dell'identità nazionale del sistema dell'istruzione; con il disegno di legge costituzionale approvato di recente dal Senato si va, invece, nella direzione di sottrarre l'autonomia alle scuole, che verranno inoltre abbandonate a due diverse forme di centralismo: quella dello Stato centrale e quella - delineata con il disegno di legge costituzionale «Bossi-Berlusconi» - neoregionale. Sottolinea che tale impostazione determinerà la frantumazione della scuola italiana in diversi sistemi regionali, favorendo le regioni che dispongono di maggiori risorse.
Osserva, quindi, che l'ultimo ostacolo sul percorso del disegno di legge delega è rappresentato dall'avvio delle sperimentazioni in alcuni istituti scolastici, prima dell'approvazione del provvedimento in titolo. Sottolinea la modestia e l'improvvisazione che caratterizzano le sperimentazioni in atto, che non sono assolutamente rappresentative della realtà scolastica.
Riguardo alla questione della riduzione dell'obbligo scolastico, rileva che, mentre tutti i paesi europei aumentano l'obbligo scolastico, il Governo italiano propone di andare nella direzione opposta.
Giudica estremamente negativa la previsione con la quale si vorrebbe costringere un ragazzo di 13 anni a scegliere tra il sistema dei licei e quello della formazione professionale; osserva che in tal modo si darà vita a due diversi modelli scolastici, basati su una scuola di elite e su una scuola per i soggetti più svantaggiati dal punto di vista sociale.
Rispetto alla anticipazione prevista della iscrizione alla scuola dell'infanzia ed alla scuola elementare, osserva che tale proposta configura un gravissimo ritorno al passato ed evidenzia la mancanza di una formazione continua, che è, a suo avviso, un elemento essenziale.
Giudica confuse le previsioni normative contenute nell'articolo 5 del disegno di legge in materia di formazione degli insegnanti. Rispetto a tale tematica, richiama le dichiarazioni contraddittorie rese dai rappresentanti del Governo; ribadisce quindi la proposta di stralciare dal testo del provvedimento l'articolo 5 e sottolinea l'opportunità di affrontare separatamente la questione della formazione dei docenti.
Preannuncia che gli emendamenti che verranno presentati dal suo gruppo riguarderanno, tra le altre, le questioni della riduzione dell'obbligo scolastico, della integrazione scuola-lavoro e dell'ampliamento dell'arco temporale dell'apprendimento.
In conclusione, esprime l'assoluta contrarietà del suo gruppo rispetto all'intenzione del Governo di recuperare la competitività del sistema scolastico riducendo l'offerta formativa.

Walter TOCCI (DS-U), riguardo alla questione del ricorso allo strumento della legge-delega da parte del Governo, richiama le solenni dichiarazioni del ministro Moratti con le quali si affermava l'esigenza di garantire un confronto vero con tutte le componenti della scuola italiana, senza ricorrere alla legge-delega; rileva che alcune settimane dopo tali affermazioni, il Consiglio dei ministri approvò il disegno di legge delega. A tale riguardo, chiede spiegazioni al ministro Moratti. Sottolinea, peraltro, che il ricorso allo strumento della legge-delega evidenzia l'intenzione della maggioranza e del Governo di procedere sulle tematiche della scuola senza ricercare un dibattito vero: preannuncia, pertanto, la forte opposizione del suo gruppo al disegno di legge delega.
Pur credendo nel sistema bipolare, si chiede se possa funzionare correttamente un sistema politico nel quale, con l'alternanza delle maggioranze, si determina il rifacimento integrale di settori vitali per il «sistema paese». Nel ritenere necessaria una riflessione su tale tematica senza spirito di parte, esprime la convinzione che l'attuale modello di bipolarismo sia un elemento di destrutturazione e di distruzione. Si chiede quindi se vi sia ancora lo spazio per comprendersi e riflettere su di una riforma di tale rilevanza.
Rispetto alla delega contenuta nel disegno di legge in esame, sottolinea che il primo requisito di una riforma di tal genere dovrebbe essere quello della chiarezza. Rileva quindi il fatto che il disegno di legge delega configura una forte riduzione quantitativa dell'offerta formativa.
Dà conto dei contenuti di un articolo pubblicato su il Sole 24 ore che fa riferimento, tra l'altro, al taglio di oltre 30 mila cattedre, alla revisione dei programmi ed alla riduzione delle ore d'insegnamento; nella sostanza, in tale articolo viene configurata una sostanziale riduzione dell'offerta formativa.
Per quanto concerne la figura del maestro prevalente o del cosiddetto tutor, sottolinea l'esigenza di fare maggiore chiarezza. Rispetto alla proposta di ricreare una figura di docente prevalente rispetto gli altri due, sottolinea il fatto che attualmente viene garantito un rapporto più ricco tra gli alunni e i tre docenti, che garantisce maggiormente gli studenti. Sottolinea che una previsione come quella avanzata dal Governo determinerà confusione e disagio nel mondo della scuola anche dal punto di vista organizzativo. Esprime quindi le proprie perplessità su tale proposta e ricorda le posizioni espresse nella precedente legislatura dai parlamentari del centro-destra, che si soffermavano sulla validità del modello della scuola elementare.
In merito al rapporto scuola-lavoro, precisa che non corrisponde al vero la considerazione secondo la quale il centrosinistra sarebbe scarsamente interessato alla formazione professionale, che è un settore strategico. Ritiene che ad un giovane che termina il corso di scuola professionale dovrebbe essere garantita una capacità di base per poter cambiare lavoro nel corso della propria vita. Anche alla luce di tale considerazione, giudica inadeguata la proposta avanzata dal Governo.
Precisa di non ritenere corretto l'utilizzo delle parole «scuola italiana» in presenza di un doppio sistema scolastico nel nostro paese: quello relativo alla scuola del centro-nord e quello relativo alla scuola del Mezzogiorno. Sottolinea, infatti, che nelle scuole del Mezzogiorno non esiste il tempo pieno e la scuola presenta numerose carenze dal punto di vista organizzativo. Rispetto alla carenza delle strutture scolastiche del Mezzogiorno, riterrebbe necessario predisporre un programma straordinario di intervento.
Per quanto riguarda la tematica della «scuola multietnica», osserva che la scuola italiana non è assolutamente preparata ad affrontare tale questione e sottolinea la necessità di rivedere la relativa organizzazione anche da questo punto di vista e considerando le esperienze europee in tale ambito.
Sottolinea, inoltre, che rispetto alle carenze delle strutture scolastiche del Mezzogiorno ed alla questione della «scuola multietnica» non vi è neppure una parola nel disegno di legge varato dal centrodestra.
In conclusione, esprime l'auspicio che su tali tematiche vi sia un impegno concreto da parte della maggioranza e del Governo.

Ferdinando ADORNATO, presidente, nel giudicare un problema centrale quello sollevato dal deputato Tocci sulle conseguenze dell'alternanza tra i due schieramenti politici nell'ambito del sistema maggioritario, precisa tuttavia che esso non attiene all'attuale riforma della scuola, poiché non esistono dei margini istituzionali in tal senso; un'altra questione sarebbe, a suo avviso, se venisse trasferita la direzione culturale dello Stato alle regioni poiché in tal modo si andrebbe ad incidere sulla cornice istituzionale. Aggiunge poi che, allo stato attuale delle cose, si verifica che le opposizioni sostengano che il Governo non accetta di fatto un dibattito bipartisan, mentre la maggioranza sostiene che l'opposizione abbia una pregiudiziale anche ideologica sulla legittimità del Governo stesso.

Andrea COLASIO (MARGH-U) coglie l'occasione per ringraziare il relatore per la correttezza dimostrata nella ricostruzione degli esiti delle audizioni informali svolte dalla VII Commissione in merito al disegno di legge delega sulla scuola.
Osserva che, se il Governo avesse voluto veramente un dibattito più aperto tra maggioranza e opposizione, avrebbe dovuto individuare maggiori punti di contatto rispetto a tali tematiche.
Dichiara di condividere e di apprezzare i richiami fatti dal relatore allo scenario europeo e agli esiti del Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000.
Nel richiamare i modelli scolastici del passato, si sofferma sulla questione del diritto al successo scolastico rispetto all'alta percentuale di abbandoni della scuola che si registra nel nostro paese. Sottolinea peraltro che talune ricerche svolte in materia hanno evidenziato un differente livello di soggetti diplomati e non diplomati addirittura tra le singole province della stessa regione. Ritiene necessario che tale problematica sia maggiormente «tematizzata». Rispetto ai contenuti del disegno di legge in titolo, richiama il modello francese che prevede aree territoriali, con un approccio educativo differenziato. Rispetto alla necessaria risposta educativa formativa flessibile che si dovrebbe garantire, osserva che la proposta del Governo scommette poco sul futuro. Soffermandosi sulle perplessità espresse dai deputati dell'opposizione sulla canalizzazione precoce e sull'anticipo delle iscrizioni alla scuola dell'infanzia e alla scuola elementare, esprime l'auspicio che venga individuata la possibilità di focalizzare l'attenzione su questi argomenti nel seguito della discussione.
Sottolinea quindi le differenze esistenti tra il progetto di devoluzione scolastica, configurato dal disegno di legge costituzionale approvato di recente dall'altro ramo del Parlamento, ed il modello di federalismo scolastico proposto dal centrosinistra con l'approvazione della modifica del titolo V della Costituzione nel corso della precedente legislatura.
Rispetto alla «società della conoscenza», richiamata nella relazione svolta dal deputato Napoli, ritiene che il concetto di autonomia scolastica sia la risposta più intelligente che è stata data. Occorre quindi, a suo avviso, garantire e accentuare lo sviluppo della scuola dell'autonomia, garantendo nel contempo la realizzazione di quel modello scolastico di tipo federale, disegnato nel corso della precedente legislatura.

Ferdinando ADORNATO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare.

Angela NAPOLI (AN), relatore, ringrazia preliminarmente tutti i componenti della VII Commissione per l'ampia e corretta discussione svolta sulle tematiche della scuola. Ringrazia inoltre il ministro Moratti ed il sottosegretario Aprea per l'attenzione dimostrata rispetto all'esame del disegno di legge delega in Commissione.
Conferma quindi l'impressione, espressa da più parti, che dalla discussione siano emersi due modelli ben distinti di scuola e di valutazione e visione della riforma. Ribadisce la propria ferma convinzione in merito alla bontà del provvedimento in esame e precisa che esso contiene numerosi punti di convergenza rispetto al testo della legge n. 30 del 2000 e alle «battaglie» condotte nella precedente legislatura, che scaturivano anche dalla convinzione che quella riforma non avrebbe garantito la nascita di un sistema di formazione e di istruzione competitivo a livello europeo. Richiamando nuovamente il dibattito svoltosi nella XIII legislatura sulla riforma della scuola varata dal centrosinistra, ricorda che in quella occasione evidenziò sempre l'esigenza di una riforma della scuola alla luce dei mutamenti avvenuti nella società italiana e in quella europea; ricorda, inoltre, che in quella occasione ribadì più volte la necessità di non «gettare a mare» tutto ciò che di positivo caratterizzava la scuola italiana. Ritiene che il disegno di legge delega del Governo dimostri la volontà di camminare nella direzione di prevedere le innovazioni necessarie anche a livello europeo, garantendo contemporaneamente il mantenimento di tutte quelle caratteristiche positive che caratterizzano la scuola italiana.
Richiama quindi i tre obiettivi strategici contenuti nel programma di lavoro adottato per i sistemi di istruzione e di formazione dal Consiglio europeo: migliorare la qualità e l'efficacia dei sistemi di istruzione e di formazione dell'Unione europea; agevolare l'accesso delle categorie di persone più vulnerabili ai sistemi di istruzione e di formazione; aprire i sistemi di istruzione e di formazione al resto del mondo. Precisa che questi sono esattamente gli obiettivi che il disegno di legge in titolo si prefigge di raggiungere.
Osserva che dalla discussione è risultata prevalente, anziché la volontà di proporre modifiche al testo del provvedimento, l'intenzione di sferrare attacchi demagogici attraverso la strumentalizzazione dei contenuti del disegno di legge ed il richiamo ad elementi non previsti dallo stesso.
Rileva che da parte di alcuni deputati delle opposizioni è stata avanzata la richiesta al Governo di ritirare il testo del disegno di legge in esame: sottolinea il fatto che sia stata avanzata tale proposta senza considerare che, più tempo passa per la risoluzione dei problemi della scuola, più si negano le possibilità di miglioramento ai giovani e si lascia nella confusione l'intero mondo della scuola. Precisa che tale confusione è stata determinata dall'approvazione della legge n. 30 del 2000 rispetto alla quale, pur sapendo che non avrebbe mai raggiunto la fase attuativa, si è preferito lasciare la scuola nel caos, anziché varare una riforma adeguata. Nella sostanza, a suo avviso, si è inteso approvare la legge n. 30 del 2000 per dare il «vessillo della riforma» all'allora ministro Berlinguer. A tale riguardo, esprime la convinzione che per la scuola non debba valere la politica delle «bandiere». Ritiene che la presentazione del disegno di legge in esame dimostri il senso di responsabilità della Casa delle libertà che, nel corso della campagna elettorale, aveva garantito agli elettori sia l'abrogazione della legge n. 30 del 2000, sia la predisposizione di una riforma - da varare in tempi rapidi - in grado di creare un sistema di istruzione e di formazione realmente competitivo, che garantisse anche la pluralità dell'offerta formativa.
Rispetto all'utilizzo dello strumento della delega, richiama i contenuti del dibattito svoltosi nella precedente legislatura sulla legge n. 30 del 2000. Ricorda che in
quella occasione ebbe modo di esprimere ripetutamente la propria contrarietà a quel provvedimento a causa della assoluta mancanza al suo interno dei necessari «paletti» che caratterizzano le leggi delega. A tale riguardo, precisa che l'articolo 2 del disegno di legge in esame prevede dei «paletti» estremamente chiari, che offrono vere garanzie rispetto a quelli che saranno i contenuti della legge.
Esprime il proprio rammarico per le critiche avanzate da alcuni deputati dell'opposizione in merito ai principi di moralità e di libertà di scelta delle famiglie, che evidenziano una differente visione della scuola tra gli schieramenti politici. Richiama quindi la forte valenza educativa prevista dal disegno di legge e la definizione di sistema educativo e formativo, che trova collocazione nei tre assi fondamentali individuati dall'Unesco: «sapere, sapere essere, saper fare». Esprime la convinzione che l'ansia e la mancanza di valori che caratterizza la gioventù siano determinate dal venir meno di quell'indispensabile rapporto che deve esistere tra la scuola e la famiglia. Sottolinea quindi che per creare tale rapporto vi è la necessità che la famiglia trovi nella proposta di offerta formativa e nella scuola un'autentica libertà di scelta. Rileva quindi che i richiami alla moralità e alla libertà di scelta della famiglia caratterizzino dal punto di vista ideologico il disegno di legge in esame.
Riguardo alle critiche avanzate sull'anticipazione dell'età scolare, ricorda che nel corso del dibattito sulla legge n. 30 del 2000 venne fatto riferimento anche alla possibilità dell'inizio anticipato di un anno del percorso scolastico. Osserva che sulla questione della anticipazione dell'età scolare sono state espresse due diverse valutazioni pedagogiche: una, sostiene che l'anticipo scolastico non sarebbe corretto dal punto di vista pedagogico; l'altra, espressa prevalentemente a livello europeo, valuta in maniera positiva quella proposta. Ritiene che, qualsiasi occasione venga fornita per guadagnare tempo - prevedendo sempre adeguati supporti pedagogici - sia utile alla crescita del bambino.
Rispetto alla questione della reintroduzione della figura del maestro prevalente, ricorda che essa venne abolita quando si affrontò il problema dell'inserimento del personale docente nella scuola. Rileva che in quella occasione non venne considerato l'aspetto pedagogico legato anche all'età del bambino al quale, per poter crescere, deve essere garantita la presenza di una figura prevalente in grado di sopperire alla figura del genitore, nell'ambito dell'orario scolastico.
Con riferimento alla critica avanzata da numerosi deputati dell'opposizione in merito al presunto abbattimento dell'innalzamento dell'obbligo scolastico, richiama i contenuti della lettera c) del comma 1 dell'articolo 2, il quale prevede che sia «assicurato a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età (...)». Precisa che l'attuazione di tale diritto si concretizza attraverso i due canali previsti dal disegno di legge; rispetto ad essi, non ritiene corretta la definizione di sistema di istruzione e di sistema di formazione professionale. Giudica inaccettabili le critiche avanzate a tale riguardo poiché quella parte del comma 1 dell'articolo 2 del provvedimento fa chiaramente riferimento al sistema di istruzione ed al sistema di istruzione e formazione professionale. Ritiene che la previsione di questi due sistemi rappresenti l'elemento più importante ed innovativo contenuto nel disegno di legge: vengono infatti previsti due canali, con pari dignità, che definiscono la pluralità dell'offerta formativa, di cui la formazione professionale è parte integrante.
Rispetto alle critiche secondo le quali con il disegno di legge in esame si favorirebbe la scuola privata a discapito di quella pubblica, precisa che tale ipotesi non è contenuta in alcuna parte del disegno di legge.
Riguardo alla questione della riduzione degli organici dei docenti, ricorda la battaglia condotta nel passato dalle forze politiche di centro-destra e sottolinea che quel fenomeno risale a cinque anni fa. A tale riguardo, si chiede che fine avrebbe fatto il personale docente interessato dalla eliminazione di un anno del percorso scolastico, se fosse stata applicata la riforma predisposta dal centro-sinistra.
Per quanto concerne la questione della devoluzione e della impossibilità di legare tale percorso a quello delineato dal disegno di legge in esame, evidenzia il carattere demagogico dei rilievi espressi dai deputati dell'opposizione e precisa che con il provvedimento in titolo si sta ottemperando al dettato costituzionale ed alle relative modifiche introdotte nella precedente legislatura. Precisa inoltre che nessun componente del Governo e della maggioranza ha mai espresso l'intenzione di voler eliminare quelle che sono le fonti e le caratteristiche dell'identità nazionale. Ritiene pertanto che sia il disegno di legge in esame sia il disegno di legge sulla devoluzione, approvato di recente dal Senato, garantiscano il mantenimento dell'identità culturale del paese. Nel ricordare la propria opinione sulla scuola intesa come principale motore della formazione della società, ribadisce che il disegno di legge in titolo garantirà il rispetto dell'identità, della storia e delle tradizioni culturali del paese.
Nel ribadire la propria convinzione sulle capacità degli insegnanti italiani (che nel passato hanno dovuto attuare numerose modifiche al sistema scolastico senza essere interpellati; a differenza di quanto è avvenuto nel caso del disegno di legge in esame), sottolinea l'esigenza di responsabilizzare il Governo sia rispetto a nuove forme di reclutamento del personale docente, sia rispetto alla sua valorizzazione professionale attraverso il riconoscimento dello stato giuridico dei docenti.
In conclusione, propone di adottare il disegno di legge n. 3387, approvato dal Senato, quale testo base per il seguito dell'esame.

La Commissione approva la proposta del relatore.

Ferdinando ADORNATO, presidente, propone quindi che il termine per la presentazione di emendamenti al disegno di legge n. 3387, adottato quale testo base, sia fissato a lunedì 27 gennaio 2003, alle ore 14.

La Commissione prende atto.

Il ministro Letizia MORATTI intende innanzitutto ringraziare l'intera Commissione ed in particolare la relatrice, il presidente e tutti i deputati intervenuti nel dibattito per la serietà e la profondità delle loro riflessioni e per avere indicato al Governo gli aspetti della riforma sui quali prestare particolare attenzione, nell'ambito di un confronto parlamentare che l'esecutivo considera fondamentale. Coglie l'occasione per ringraziare anche il sottosegretario Aprea per aver seguito l'intero dibattito svolto dalla Commissione.
Precisa che le numerose osservazioni evidenziate dal dibattito in Commissione sono peraltro indicative della complessità, della delicatezza e delle difficoltà che la realizzazione di una riforma dell'intero sistema scolastico e formativo comporta. Nel richiamare i contenuti del proprio intervento svolto all'inizio della discussione generale, precisa, inoltre, di voler soffermare la propria attenzione sui punti principali emersi dalla discussione, senza entrare nel merito delle tematiche che non attengono alle materie della legge delega; osserva che intende procedere in questa direzione non per sottrarsi ad un confronto e per non parlare di quelle materie, ma semplicemente perché quella odierna è la sede nella quale si discute della legge delega. Precisa, peraltro, che vi sarà modo di sviluppare un confronto approfondito su tutti quei temi che saranno poi materia dei decreti legislativi che deriveranno dalla legge delega e su tutti quegli argomenti che, ovviamente, non sono attinenti alla riforma, ma che la Commissione vorrà porre all'ordine del giorno.
Rispetto al dibattito che si è svolto, uno degli aspetti più volte richiamato è stato quello dell'utilizzo dello strumento della legge delega.
A questo proposito, ricorda alla Commissione che l'articolato del disegno di legge delega è stato predisposto innanzitutto tenendo conto della struttura e dei contenuti della legge n. 30 del 2000, di cui sono stati ripresi alcuni passaggi relativi ai principi posti a fondamento del sistema educativo. Sottolinea pertanto che il disegno di legge in titolo parte da un impianto legislativo che è stato ampiamente dibattuto, condiviso, criticato e aggiustato, per essere poi trasformato in legge. Precisa quindi che uno dei motivi in base ai quali il Governo ritiene che questo disegno di legge possa svilupparsi attraverso la legge delega è anche dato dal fatto che l'esecutivo ha fatto tesoro, soprattutto per quanto riguarda la parte generale e quindi gli articoli 1 e 2, di un articolato che è sostanzialmente quello della legge n. 30 del 2000. Al contrario, ricorda che sono stati aggiunti taluni elementi rispetto alla legge n. 30 del 2000 e, in particolare, quello della educazione morale, dell'educazione spirituale e alcuni richiami come quello alla identità nazionale ed alla cittadinanza europea. Rispetto a quel testo, pertanto, sono stati introdotti elementi aggiuntivi e non certo elementi che hanno eliminato alcune parti. Rileva il fatto che la parte importante in ogni legge delega è rappresentata dalla esigenza di dover prevedere dei «paletti» molto chiari e precisi ai quali il Governo deve attenersi; per rispondere in maniera più precisa al deputato Tocci, precisa di aver voluto utilizzare lo strumento della legge delega sostanzialmente perché il testo da presentare di un disegno di legge sarebbe stato lo stesso: rileva quindi che, pur avendo modificato lo strumento, non ritiene assolutamente che si possa affermare che questo strumento diverso non contenga tutti gli elementi che possano portare - come del resto è avvenuto - ad un confronto, ad un dibattito e a critiche, osservazioni e indicazioni.
Ricorda, peraltro, che il Governo ha dovuto rivedere la legge n. 30 del 2000; quindi il ricorso allo strumento della delega è stato determinato anche dal fatto che è stato modificato l'assetto costituzionale: in base a tale modifica, lo Stato è chiamato a fissare principi e norme generali. Osserva, quindi, che l'«architettura di sistema» che doveva essere approvata era più leggera e non così puntuale come poteva risultare dall'approvazione del nuovo titolo V della Costituzione. Precisa, quindi, che questi sono i motivi che hanno spinto il Governo a ricorrere alla legge delega: si tratta di motivi corretti e assolutamente sostenibili.
Sottolinea inoltre che lo strumento della delega ha consentito al Governo, per la prima volta nella storia della legislazione scolastica italiana, di accompagnare la proposta di riforma del sistema con la previsione di un piano pluriennale di risorse finanziarie. Riguardo a tale piano, rileva addirittura il fatto che nella legge delega esso sia stato previsto in maniera dettagliata per le singole voci nelle quali dovranno essere effettuati gli investimenti. Tali investimenti dovranno essere effettuati nelle postazioni delle leggi finanziarie.
Alla luce di tali considerazioni, giudica molto strane le affermazioni del deputato Titti De Simone, che ha sostenuto che la delega sarebbe «illimitata e indefinita», perché, al contrario, la legge impone allo stesso Governo scadenze e impegni, anche di natura finanziaria, ben definiti nel tempo della legislatura. In tal senso, rassicura che non si tratta di una legge delega illimitata ed indefinita, poiché gli impegni sono definiti dai «paletti» richiamati in precedenza e il tempo è altrettanto definito. Ritiene quindi che lo strumento della legge delega possieda contemporaneamente le caratteristiche di una norma di principio e, nello stesso tempo, che rappresenti uno strumento sicuramente efficace per accompagnare tutte le tappe del percorso della riforma della scuola. A tale riguardo, rassicura il deputato Grignaffini, che aveva sollevato talune perplessità rispetto a questo punto, che vi sarà sicuramente un controllo, un monitoraggio e una valutazione della realizzazione delle fasi della legge e che questo non riguarderà esclusivamente l'amministrazione, ma in primo luogo il Parlamento. Rileva, pertanto,
che anche in fase di attuazione, vi sarà la possibilità di verificare l'andamento della legge stessa. Ritiene che questa sia una importante garanzia di trasparenza, di dialogo e confronto, nonché della volontà di sottoporre all'esame del Parlamento l'andamento stesso della legge.
Ai deputati Carli, Sasso e Rusconi, che hanno messo in dubbio la coerenza della riforma con la Costituzione vigente con il disegno di legge governativo sulla devoluzione, approvato in prima lettura al Senato, desidera chiarire - ancora una volta - che non vi è alcuna contraddizione tra questa legge di riforma e le modifiche costituzionali già intervenute o all'esame del Parlamento; infatti, la legge delega ha una natura ordinamentale, mentre le leggi costituzionali sono riferite al livello istituzionale. Rileva, peraltro, che l'unico riferimento ordinamentale non esplicitamente presente nella legge n. 3 del 2001, ancorché compatibile con essa, ed invece chiaramente esplicitato nella legge sulla devoluzione, è quello della quota regionale dei programmi. Riguardo a tale aspetto, sottolinea il fatto che la legge di riforma del sistema scolastico lo abbia già contemplato alla lettera l) dell'articolo 2. Precisa, quindi, che non sussistono contrapposizioni tra questa legge - la legge ordinamentale di riforma - e la legge costituzionale approvata nella precedente legislatura e il disegno di legge costituzionale in materia di devoluzione, recentemente approvato dal Senato. Rispetto a tale punto, richiama le osservazioni fatte dai deputati Martella e Colasio rispetto al timore che si possa dar vita ad un nuovo centralismo regionale, a scapito dell'autonomia delle istituzioni scolastiche: ricorda che la lettera a) del comma 3 dell'articolo 1 del disegno di legge fa riferimento con estrema chiarezza alla «riforma degli ordinamenti e degli interventi connessi con la loro attuazione e con lo sviluppo e la valorizzazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche». Ritiene pertanto ingiustificato il timore espresso al riguardo, poiché l'autonomia scolastica rappresenta per il Governo e per tutti un valore e una conquista, che si intende preservare e valorizzare.
Sottolinea che un'altra questione che ha appassionato molti dei deputati intervenuti nel dibattito, caratterizzandosi quasi come elemento centrale dello stesso, è stata sicuramente l'articolazione del secondo ciclo nei due sistemi dell'istruzione e dell'istruzione e formazione professionale. Ricorda che il deputato Sasso ha inteso collegare la scelta del doppio canale - non condivisa dal suo gruppo - con il preoccupante fenomeno della dispersione scolastica. A tale riguardo, precisa che anche il Governo è consapevole del fatto che quello della dispersione scolastica sia un fenomeno drammatico, al quale, peraltro, non è facile dare un'unica risposta: precisa di fare riferimento a quanto affermato dal deputato Colasio che, in maniera estremamente corretta, ha sostenuto che nessuno possa avere delle risposte e delle ricette così sicure. Ritiene pertanto che tale preoccupazione deve vedere un impegno su tanti fronti e non solamente attraverso la legge di riforma, ma attraverso interventi puntuali ed una migliore qualificazione dei docenti; su tali questioni, ritiene peraltro necessario un raccordo molto più stretto con le famiglie. Ritiene inoltre che l'articolazione proposta nel disegno di legge del Governo, basata sul sistema di istruzione e sul sistema di istruzione e formazione professionale, rappresenti sicuramente una risposta, una delle risposte. Rispetto a tale questione, precisa che, se vi è da parte della Commissione la volontà di presentare un ordine del giorno che inviti il Governo a considerare modalità attraverso le quali prevedere dei percorsi «tematizzati» a favore di ragazzi che hanno un bagaglio culturale-famigliare più debole (con una minore possibilità di arrivare agli studi superiori ed alla laurea), il Governo è disponibile a studiare e ad approfondire quali percorsi flessibili implementare per poter dare risposte al fenomeno della dispersione scolastica che ha varie origini
e varia natura e che non è riconducibile ad un'unica matrice, ma ha matrici molto differenti.
Rispetto al modello di scuola prospettato dal Governo, rispondendo ai timori espressi da alcuni deputati dell'opposizione che parlavano di rischi di segregazione sociale o di una legge classista, precisa che le opportunità offerte dal disegno di legge di riforma vanno, invece, nella direzione di ampliare e diversificare l'offerta, assicurando sempre ai ragazzi la possibilità di poter cambiare percorso. Ritiene pertanto che quelli delineati non possano essere certamente dei percorsi che creano segregazione sociale o una scuola di tipo classista. Riguardo al tema del doppio canale, che è un argomento difficile da affrontare, sul quale neppure in Europa vi è una visione unica, osserva che il Governo ha previsto all'articolo 4 del disegno di legge - proprio perché è consapevole delle difficoltà di affrontare questo problema - di dare pari dignità al canale dell'istruzione e a quello dell'istruzione e della formazione professionale, garantendo ai ragazzi quel sapere di base e la capacità di apprendere, che rappresentano degli elementi fondamentali. Per tali ragioni, al Senato, accogliendo una proposta proveniente dalle forze di opposizione, in particolare dalla senatrice Toia, sono state apportate talune modifiche. Rileva, pertanto, che all'articolo 4 è stato previsto che le istituzioni scolastiche possano, su richiesta delle famiglie, prevedere dei percorsi integrati di formazione - istruzione e di istruzione e formazione professionale. Pur ribadendo la consapevolezza della difficoltà di intervenire in tale settore, precisa che il Governo è altrettanto consapevole della necessità di intervenire su questo settore, che va potenziato, come è stato fatto in tutti gli altri paesi europei. A tale riguardo, richiama alcuni modelli che funzionano anche in Italia: intende riferirsi, ad esempio, al modello trentino che sta funzionando molto bene e al quale il Governo si è particolarmente ispirato nella articolazione della riforma in esame. Per l'insieme di questi motivi, ritiene che la proposta avanzata dal Governo possa dare, unitamente ad altre, risposta anche al problema della dispersione scolastica; peraltro, osserva che l'investimento nella formazione professionale non è legato solo al fenomeno della dispersione scolastica, ma anche alla necessità di dare maggiori opportunità diversificate a vocazioni e ad attitudini diverse da parte dei ragazzi.
Rispetto alla questione della formazione permanente, precisa che nel disegno di legge delega si fa riferimento a tale questione; non risponde quindi al vero il fatto che non vi sia da parte del Governo un'attenzione rispetto a questo tema importante, sul quale solo ora si inizia a discutere anche a livello europeo.
Osserva che in tale quadro strutturale, si inserisce anche il tema dell'obbligo scolastico che è stato più volte affrontato nel dibattito. A tale riguardo, precisa che il Governo ha inteso superare il concetto di obbligo, ma non quello relativo alla importanza di innalzare l'età in cui finisce l'istruzione o l'istruzione e formazione professionale. Precisa inoltre che, in luogo della parola «obbligo», sono state previste le parole «diritto-dovere» poiché il Governo ritiene che sia un diritto del cittadino e un dovere dell'istituzione. Sottolinea quindi che il Governo ha inteso superare un termine non più in linea con i diritti dei cittadini rispetto al dovere dell'istituzione di garantire istruzione e istruzione e formazione professionale; è stato inoltre innalzato a 12 anni e non abbassato l'obbligo scolastico, modificandolo e rafforzando il concetto del diritto del cittadino ad avere istruzione e istruzione e formazione professionale.
Richiama, tra i concetti che il Governo ha inteso inserire nel disegno di legge delega i principi di flessibilità e della personalizzazione dei percorsi. Precisa che la riforma in esame prevede flessibilità in vari punti e rispetto a vari soggetti; prevede inoltre flessibilità per le famiglie, per l'anticipo delle iscrizioni dei propri figli a scuola; prevede altresì flessibilità per gli studenti nella scelta, non solo del loro percorso ma anche per eventuali modifiche dello stesso. Osserva che la riforma
prevede la possibilità di avere un percorso più personalizzato anche come percorso di studio: si passerà infatti da piani di studio più rigidi a piani di studio più personalizzati. Alla luce di tali elementi, ritiene che ciò consentirà di fornire di nuovo risposte non solo più flessibili, ma anche più aderenti alle diverse necessità dei giovani.
Rispetto ai docenti, alla loro professionalità ed alla loro formazione, intende chiarire ai deputati Rusconi e Sasso che la previsione contenuta all'articolo 5 non intende cancellare l'esperienza degli attuali percorsi di formazione specialistica degli insegnanti; si tratta piuttosto di un necessario adeguamento al nuovo ordinamento dei percorsi di laurea (3+2). Precisa che tale impostazione è in linea con la necessità di continuare un percorso di maggiore qualificazione degli insegnanti: tutto ciò viene realizzato attraverso strumenti diversi perché, nel campo della formazione universitaria, sono intervenuti strumenti diversi.
Per quanto riguarda in particolare l'attività di tirocinio successivo alla laurea specialistica, osserva che essa sarà finalizzata esclusivamente alla verifica dell'idoneità all'insegnamento per l'assunzione in ruolo.
Osserva inoltre che dal dibattito sono emerse, con accentuazioni più o meno polemiche, discussioni sulla libertà di scelta delle famiglie. Dichiara di non condividere alcune affermazioni che sembrano voler mettere in discussione il diritto naturale e costituzionale delle famiglie nei confronti dell'educazione dei propri figli. A tale riguardo rileva che l'articolo 30 della Costituzione afferma a chiare lettere che i genitori hanno il «dovere e il diritto a mantenere, istruire ed educare i figli». Ritiene pertanto che il richiamo alla famiglia fosse un richiamo dovuto nella legge. Sottolinea che con tale proposta il Governo ha inteso ribadire il valore costituzionale del diritto della famiglia alla educazione dei propri figli.
Giudica inaccettabile l'interpretazione discriminante secondo la quale - come è stato sostenuto dal deputato Grignaffini - sarebbero meno liberi i ragazzi che frequentano per volontà delle famiglie le scuole pubbliche gestite da privati. Non è questa la sede per riaprire un dibattito sulla piena parità scolastica; ritiene tuttavia che, evidenziare la libertà e la responsabilità delle famiglie nella scelta del percorso educativo dei propri figli, non abbia nulla a che vedere con il fatto che la scuola sia pubblica o privata, ma è semplicemente una scelta di percorso rispetto all'educazione dei propri figli che è indispensabile in una legge di principi.
Ritornando alla questione dell'anticipo scolastico, ringrazia il deputato Alberta De Simone per aver dato il proprio assenso all'anticipo scolastico, addirittura in una maniera più forte rispetto a quella proposta dal Governo: precisa di fare riferimento alla proposta di legge n. 353, nella quale si fa addirittura riferimento ad una anticipazione di un anno; il Governo ha ritenuto invece di lasciare alla libertà delle famiglie la possibilità di scelta rispetto alla decisione sull'anticipo scolastico dei propri figli: non si è inteso quindi rendere obbligatoria tale possibilità, prevedendo inoltre un termine di quattro mesi e successive verifiche per esaminare l'andamento di questa opportunità che viene data proprio perché si tratta di un cambiamento e, in quanto tale, richiede prudenza e gradualità. Precisa che tali considerazioni riguardano sia l'anticipo scolastico relativo alla scuola dell'infanzia sia quello relativo alla scuola elementare. Per quanto concerne la scuola dell'infanzia, ritiene che la proposta del Governo vada particolarmente incontro alle esigenze delle famiglie perché gli asili nido, purtroppo, non hanno ancora una diffusione totale nel nostro paese. Ribadisce, pertanto, che, con tutte le necessarie cautele (ricorrendo a personale specializzato e ad accordi con gli enti locali, che sono assolutamente indispensabili), tale provvedimento va incontro ad una esigenza sociale fortemente sentita da quelle famiglie che, avendo problemi rispetto ai propri figli, non hanno soluzioni, a meno che non siano famiglie abbienti che si possono permettere soluzioni a pagamento. Poiché il Governo considera
più generalizzata la scuola dell'infanzia, più generalizzata, anche se non totalmente generalizzata, ma sicuramente più diffusa rispetto agli asili nido, ritiene che la propria proposta vada incontro ad esigenze sociali molto forti e molto sentite.
Rispetto all'insegnamento dell'educazione sessuale nelle scuole, sollevata dal deputato Alberta De Simone, dichiara di non voler entrare nel merito della questione poiché questa non è materia che rientra nella legge delega; intende, tuttavia, fornire assicurazioni rispetto al fatto che, all'interno di quella che abbiamo definito «educazione all'affettività», verrà presa in considerazione, nei modi e nelle formule che verranno in seguito studiate con gli esperti, anche tale problema.
Ritenendo di aver risposto a tutte le osservazioni formulate dai deputati intervenuti, si limita a rilevare che tutti hanno a cuore i temi della formazione e dell'educazione delle giovani generazioni. Sottolinea che il Governo considera questo come uno dei punti centrali della propria politica ed è convinto che una buona scuola debba essere una scuola in grado di cogliere le istanze, le esigenze e le culture di tutti: la scuola deve essere di tutti. Esprime inoltre la convinzione che anche l'autonomia scolastica rappresenti un grande valore.
Al deputato Tocci che questa mattina parlava della impreparazione delle scuole rispetto ai problemi della multiculturalità, risponde che vi sarà certamente la necessità di lavorare ulteriormente per migliorare la qualità delle scuole sui temi richiamati; precisa, tuttavia, che vi sono moltissime scuole che vivono quotidianamente i problemi della multiculturalità e che li affrontano e li risolvono in maniera egregia. In ogni caso, osserva che il Governo e i legislatori sono chiamati a dare delle norme e dei principi, senza dimenticare che al di là delle leggi, per fortuna, vi è una scuola vera e reale nel nostro paese, nella quale quotidianamente si affrontano e si risolvono migliaia di problemi. Rassicura quindi rispetto al fatto che il Governo lavorerà su questa riforma nella consapevolezza della importanza della centralità del tema dell'educazione, con una disponibilità vera ad un confronto, con la consapevolezza che da esso potrà emergere sicuramente un modello di scuola migliore. Ritiene che il modello di scuola che verrà predisposto dovrà essere comunque così flessibile da adattarsi ai cambiamenti - sempre più rapidi - sociali, economici, culturali e istituzionali che si registrano nel nostro paese e in Europa: se si agirà in tale direzione, ritiene che il Governo avrà svolto un buon lavoro, che sarà in linea con quanto veniva auspicato dal deputato Tocci rispetto ad un lavoro che vada oltre le differenze e le diverse opinioni, ma che cerchi di coniugare le opinioni e le esperienze diverse, per fare una sintesi che consenta di pervenire alla creazione di una scuola che sia la migliore possibile per tutti e per ognuno.

Antonio PALMIERI (FI), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede l'autorizzazione della presidenza a pubblicare, in calce al resoconto della seduta odierna, il testo di considerazioni integrative del suo intervento svolto in una seduta precedente.

Ferdinando ADORNATO, presidente, in via del tutto eccezionale, lo consente (vedi allegato).
Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 12.50.

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