Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge

 

ISTRUZIONE (7a)

VENERDI' 26 LUGLIO 2002
112a Seduta

Presidenza del Presidente
ASCIUTTI


Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Valentina Aprea.

La seduta inizia alle ore 9,30.


IN SEDE REFERENTE

(1251) CORTIANA ed altri. - Legge-quadro in materia di riordino dei cicli dell'istruzione
(1306) Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale
- e petizione n. 349 ad essi attinente
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

Riprende l'esame congiunto, sospeso nella seduta di ieri.

Per dichiarazione di voto sull'articolo 2, interviene la senatrice ACCIARINI, la quale coglie l'occasione per stigmatizzare i tentativi della maggioranza di comprimere il dibattito parlamentare. Ella manifesta comunque netta contrarietà sull'articolo in questione, anzitutto per l'ambiguità con cui affronta l'obbligo scolastico che, da un lato, prevede di ridefinire con legge ordinaria nonostante sia di rango costituzionale e, dall'altro, innalza a 12 anni ma solo gradualmente e ad opera dei decreti legislativi correlativamente alle disponibilità finanziarie. Si tratta pertanto di un grave arretramento rispetto alla condizione attuale, nulla garantendo che non si torni all'obbligo di soli 8 anni previsto dalla Costituzione. Né è fugato il dubbio che la durata dell'obbligo possa essere variabile a seconda del canale d'istruzione prescelto.
Quanto all'articolazione dei diversi cicli, ella rinnova la critica per la scomparsa della continuità curricolare tra la scuola primaria e quella secondaria inferiore. L'ultimo anno isolato di quest'ultima fa inoltre temere l'ipotesi di una canalizzazione ancor più precoce, all'età di appena 12 anni.
Nel richiamare quanto già espresso in ordine all'anticipo dell'età scolare che destruttura, a suo avviso, i segmenti più brillanti dell'attuale percorso formativo, si sofferma poi sull'anno aggiuntivo per l'accesso agli studi universitari dall'istruzione e formazione professionale, su cui invoca un chiarimento anche in considerazione dell'analogo schema che s'impone per i licei, il cui anno terminale resta ugualmente isolato. Dopo aver accennato brevemente all'esigenza di un chiarimento anche in ordine agli esami di Stato e alla frequenza dell'anno aggiuntivo, conclude esprimendo forte dissenso nei confronti della riserva di una quota dei piani di studio in favore delle regioni, che configura a suo giudizio un deciso attacco all'autonomia scolastica.
Annuncia conseguentemente il deciso voto contrario del Gruppo Democratici di Sinistra - L'Ulivo all'articolo 2.

Anche la senatrice SOLIANI considera l'articolo 2 poco convincente e confuso, ritenendo ad esso assai preferibili le ragioni pedagogiche, sociali, culturali e politiche che avevano alimentato la stagione riformista del centro-sinistra coronata fra l'altro dalla legge n. 30. Lamenta peraltro la povertà del dibattito in corso, resa ancora più grave dall'assenza costante del Ministro.
Quanto ai punti cruciali dell'articolo, ella manifesta netta contrarietà all'ipotesi di una revisione dell'obbligo scolastico, previsto dalla Costituzione, con una legge ordinaria, nonché ad un suo innalzamento solo graduale e correlato agli interventi finanziari. Ciò determina infatti una situazione di incertezza, che indebolisce le opportunità d'istruzione per i più deboli.
Critica poi la scelta di anticipare l'età d'ingresso alla scuola dell'infanzia solo al fine di lasciare immutata la durata del percorso scolastico ottenendo comunque il risultato di ridurre di un anno l'età d'uscita dei ragazzi, come ben diversamente perseguito dalla riforma Berlinguer. L'anticipo dell'età scolare, unito all'attribuzione al primo anno della scuola primaria del compito di impartire le strumentalità di base, nonché alla ventilata ipotesi dell'insegnante prevalente, prefigurano peraltro una modifica surrettizia della legge di riforma della scuola elementare (n. 148 del 1990), sulla quale ella manifesta il più netto dissenso. Prende poi atto delle osservazioni dei senatori Valditara e Bevilacqua in ordine all'ultimo anno del ciclo secondario. Le ritiene tuttavia insufficienti, tanto più a fronte di un progetto che mette in discussione l'autonomia della progettazione culturale delle scuole.
Nel manifestare infine perplessità per il raffronto con il contesto europeo, annuncia conclusivamente il proprio voto contrario sull'articolo 2.

Il senatore VALDITARA esprime preliminarmente il proprio rammarico per la mancata occasione di svolgere un dibattito approfondito sui temi della scuola, ma ritiene che la responsabilità di tale situazione risalga alle forze di opposizione, che hanno scelto di praticare un aperto ostruzionismo in luogo di concentrare le critiche sui punti qualificanti della riforma così da consentire a sua volta alla maggioranza di confrontarsi nel merito dei problemi.
Non condivide poi le riflessioni della senatrice Acciarini circa eventuali profili di incostituzionalità dell'articolo 2, in quanto il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno 12 anni non implica in alcun modo un disconoscimento del disposto dell'articolo 34 della Costituzione relativamente all'istruzione obbligatoria gratuita per almeno 8 anni.
Entrando poi nel dettaglio dell'articolazione dei cicli prevista dall'articolo in oggetto, su cui dichiara il voto favorevole, egli afferma che il Gruppo Alleanza Nazionale ha espresso il proprio consenso alla previsione di un quinto e ultimo anno dell'istruzione secondaria superiore distinto dai precedenti due periodi biennali, in quanto si esalta in questo modo la fase di completamento del percorso disciplinare e quindi la connessione con l'istruzione post-secondaria, come richiesto anche dal mondo universitario.
Sottolinea inoltre gli altri punti dell'articolo che si sente di condividere pienamente e che attengono al ripristino di una netta distinzione fra scuole elementari e medie inferiori in ottemperanza a esigenze poste dal mondo della scuola, al rafforzamento del ruolo delle scuole medie inferiori come elemento fondamentale di continuità del percorso educativo, alla dignità del canale della formazione professionale, nonché alla previsione per questo stesso canale di un corso annuale integrativo per l'accesso all'università. Sugli ultimi aspetti citati, tuttavia, occorrerà attendere l'iniziativa del Governo per verificare il modo in cui i decreti legislativi delegati sapranno dare vita a un sistema d'istruzione e formazione professionale di pari livello rispetto a quello dei licei.
Da ultimo egli ritiene non proponibile la predisposizione e l'introduzione dei nuovi programmi per i diversi cicli sin dal prossimo anno scolastico, dal momento che non è opportuno improvvisare nel poco tempo a disposizione i percorsi curricolari.

Adesione convinta all'articolo 2 manifesta il senatore COMPAGNA, il quale non ritiene condivisibile l'impostazione etico-civile, più che giuridico-istituzionale, delle proposte emendative dell'opposizione, incentrate sul valore della cittadinanza e sul suo rapporto con la scolarità. Il suo voto favorevole sull'articolo si giustifica peraltro sin dalla formulazione della rubrica, che prefigura un'inversione di tendenza rispetto all'ultimo trentennio. Viceversa, i Gruppi del centro-sinistra evidenziano le loro preoccupazioni di tipo conservatore e continuista, sorrette da argomentazioni dello stesso segno. Essi infatti ritengono che il sistema scolastico degli ultimi decenni abbia assicurato il ricambio sociale e non abbia prodotto la cosiddetta "ossificazione", con ciò opponendosi al provvedimento in esame che quel sistema intende scardinare.
In proposito, egli manifesta avviso esattamente contrario, sostenendo che, quando in Italia esisteva una scuola di tipo tradizionale e non intesa come sistema, la società italiana conobbe una fase di grande dinamismo. In particolare, il valore legale dei titoli di studio ha implicato lo svolgimento di concorsi pubblici affollati da enormi platee di partecipanti, che hanno rappresentato la negazione stessa della promozione sociale. Non comprende pertanto l'atteggiamento dell'opposizione su questo specifico tema e da parte sua si augura venga ristabilito un circuito scolastico che consenta di tenere in giusto conto i dati sociali esterni, ma nel contempo contigui al sistema d'istruzione. La concezione etico-civile della scuola finisce infatti per ignorare sistematicamente la condizione di disoccupazione intellettuale che affligge la società italiana.
Da ultimo, egli riconosce che la disciplina introdotta dall'articolo 2 mette a dura prova la guida dell'amministrazione scolastica. Tuttavia, respingendo come pretestuose le polemiche relative alla partecipazione assai defilata del ministro Moratti alla discussione in Commissione, egli interpreta l'atteggiamento del titolare del Dicastero come manifestazione di fiducia nei confronti del Sottosegretario che, unitamente al Presidente relatore, ha saputo guidare egregiamente l'andamento del dibattito e in particolare la linea di condotta che la maggioranza era tenuta ad assumere.

Anche il senatore FAVARO annuncia il proprio voto favorevole sull'articolo, che intende recuperare l'assetto del sistema d'istruzione che la legge n. 30 del 2000 aveva voluto scardinare. Certamente l'articolo 2 rappresenta il cuore del provvedimento, in cui si manifesta in particolare la convinzione del Governo sulla validità della doppia canalizzazione della scuola secondaria superiore. Attraverso quella norma, infatti, ci si propone di superare la tradizionale impostazione del sistema d'istruzione italiano, allo scopo di esaltare il valore della formazione professionale e dell'attività lavorativa a partire dai 15 anni di età, con ciò ovviando anche al grave fenomeno della dispersione scolastica.

Dopo che il senatore BRIGNONE ha annunciato il proprio voto favorevole, l'articolo 2 viene posto ai voti e approvato con le modificazioni apportate nel corso dell'esame.

Si passa all'esame dell'emendamento 2.0.1, volto ad introdurre un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 2, già pubblicato in allegato al resoconto della seduta notturna del 17 luglio scorso.

In assenza del proponente, la senatrice SOLIANI fa proprio l'emendamento in oggetto e lo illustra. Pur osservando che la proposta si sarebbe meglio integrata con la lettera l) dell'articolo 2 se quest'ultima fosse stata modificata nel senso indicato dall'opposizione, ella ritiene tuttavia che l'emendamento vada comunque difeso in quanto prevede l'inserimento nei curricoli di percorsi interdisciplinari dedicati alla conoscenza del territorio di appartenenza, con ciò rafforzandosi a un tempo il ruolo delle istituzioni scolastiche autonome e degli enti territoriali.
E' inoltre del tutto condivisibile il richiamo alle realtà intermedie della società civile, in quanto diretto a consolidare il senso di appartenenza della scuola alla comunità di riferimento e conseguentemente anche il senso di cittadinanza. La scuola si rende così protagonista anche del progresso economico del territorio di appartenenza e dovrà ormai essere inclusa fra i soggetti chiamati a predisporre la programmazione per lo sviluppo del territorio medesimo.
Ella si sofferma poi sul comma 2, con il quale si delinea una sollecitazione agli studenti ad esercitare consapevolmente il diritto di cittadinanza attiva e di partecipazione democratica a livello locale. La disposizione in oggetto del resto traduce a livello normativo una realtà in parte già esistente, nella quale - attraverso l'inclusione di forze generazionali finora escluse - sono attive forme di partecipazione dei giovani alla vita politica e sociale delle loro comunità. Infine, il comma 3 compie coerentemente un riferimento al piano di attuazione di cui all'articolo 7, in modo che i progetti in questione non siano semplicemente rimessi alla buona volontà degli enti locali.
Replicando quindi alle argomentazioni del senatore Compagna, ella ribadisce che la dimensione etico-civile del sistema scolastico ne rappresenta un aspetto irrinunciabile, affinché esso non sia rivolto solamente al proprio interno, bensì interrelato con gli altri comparti della società.

Il senatore TESSITORE interviene nella discussione sull'emendamento in esame, ritenendo in primo luogo di non doversi unire alle lamentazioni per l'assenza del massimo esponente del Ministero, in quanto reputa che lo scarso interesse palesato dal Ministro nei confronti del dibattito in Commissione rappresenti un elemento di chiarezza. Afferma poi che il suo intervento ha un deliberato carattere etico, poiché l'etica - quindi la morale civile, la morale pubblica distinta da quella privata - non può che essere elemento fondante di ogni tipo di discussione politica; a maggior ragione quando si tratta di disciplinare il settore della scuola, affinchè la formazione non abbia un carattere meramente formalistico.
Sotto questo profilo, l'articolo 2 è palesemente carente e occorre pertanto sostenere l'emendamento 2.0.1 che si contrappone chiaramente all'impostazione prescelta dal Governo nella materia in oggetto. L'emendamento infatti reca una formula elegante per concretizzare i processi educativi, prevedendo la costruzione di percorsi interdisciplinari dedicati alla conoscenza del territorio di appartenenza. La proposta pone inoltre in rilievo i rapporti intersoggettivi che debbono essere al centro del sistema scolastico e, sul piano dei contenuti dell'insegnamento, richiama espressamente il valore della cittadinanza attiva e della partecipazione democratica, che deve appunto sostanziarsi nel processo di collegamento non solo con il territorio di appartenenza, ma anche con la comunità di dimensione nazionale ed europea. In tal senso, l'emendamento corrisponde pienamente ai valori etici in cui anch'egli si riconosce, senza che ciò possa prefigurare una sospetta volontà di evocazione dello statalismo etico.

Il presidente relatore ASCIUTTI esprime parere contrario sull'emendamento 2.0.1, ritenendolo pleonastico alla luce delle norme di analogo tenore già presenti in altra parte del disegno di legge.

Il sottosegretario Valentina APREA si associa al parere testè reso dal Presidente relatore e conferma che gli aspetti condivisibili dell'emendamento sono già stati recepiti nel provvedimento, mentre per le altre parti la proposta del senatore Cortiana appare eccessivamente rigida e limitativa dell'autonomia scolastica.

Il senatore BRIGNONE, dopo aver rimarcato la cortesia e la lungimiranza del presidente Asciutti anche nei confronti dell'opposizione, a differenza di quanto avvenuto nella precedente legislatura, interviene in dichiarazione di voto sull'emendamento 2.0.1 e sottolinea l'atteggiamento contraddittorio della minoranza che si era opposta ad un suo precedente emendamento tendente a specificare la dimensione percentuale delle quote regionali dei curricoli.
Nel merito della proposta in esame, egli si dichiara favorevole a una maggiore apertura nei confronti della partecipazione studentesca alle realtà istituzionali territoriali. Eccepisce tuttavia che, laddove accolta, la disciplina proposta determinerebbe numerosi problemi pratici e organizzativi, con riferimento alla disponibilità dei singoli docenti a cedere parte del loro monte orario a vantaggio dei percorsi interdisciplinari, all'ancora prevalente diffusione del lavoro individuale degli insegnanti rispetto a quello d'équipe almeno nelle scuole secondarie superiori e inoltre all'effettiva responsabilità in capo a un solo docente dei medesimi progetti interdisciplinari.
In ogni caso, è dubbio che questi aspetti possano essere normati con un intervento legislativo, che li renderebbe obbligatori. Pertanto, pur introducendosi principi non contrari alla filosofia del suo movimento politico, egli dichiara di astenersi sull'emendamento a causa delle perplessità che suscita una disciplina così dettagliata.

A titolo personale, anche la senatrice Vittoria FRANCO dichiara di astenersi sull'emendamento in votazione, di cui condivide peraltro i primi due commi tendenti a valorizzare l'autonomia scolastica. Al riguardo, nel rilevare come il disegno di legge disconosca l'importanza dell'autonomia, ricorda che già negli Stati generali della scuola si era dibattuto sui temi prevalenti dei processi riformatori in atto nei diversi Paesi europei. In quell'occasione, emerse chiaramente che a livello europeo veniva raccomandata o già praticata una maggiore autonomia degli istituti scolastici e degli organi di governo della scuola. In ciò trova ulteriore motivo di essere la sua adesione ai principi dell'autonomia scolastica e si giustificano le preoccupazioni per quel centralismo regionale che la riforma governativa sembra voler sostituire a quello statale.
L'autonomia però implica anche la necessità di interventi correttivi delle disuguaglianze territoriali e questa esigenza, a sua volta, chiama nuovamente in causa la partecipazione democratica, l'attenzione della società civile sui processi  riformatori, il controllo della comunità, il ruolo attivo delle associazioni presenti sul territorio. Occorre cioè recuperare il concetto di accountability, che richiede si renda conto alla società civile delle innovazioni introdotte, con ciò esaltando un'interpretazione attiva della cittadinanza. Per questa ragione, nello svolgimento della funzione di legislazione, appare ineludibile il richiamo all'etica, correttamente intesa come morale pubblica e non privata a cui devono informarsi i rapporti fra cittadini e non fra individui privati. In quest'ottica, deve essere posto nel giusto rilievo il valore dell'uguaglianza nel suo significato di riconoscimento delle differenze, soprattutto di genere, che si traducano in modalità di inclusione volte non a omologare, bensì ad arricchire.
Il suo voto di astensione è tuttavia motivato dalla indeterminatezza che si registra nel comma 3, in quanto non può ritenersi sufficiente il rinvio al piano di attuazione di cui all'articolo 7 per dare seguito alla disciplina introdotta nei precedenti due commi.

Il senatore COMPAGNA dichiara che voterà in senso contrario all'emendamento, ritenendo che inserire in una disciplina normativa le modalità di educazione alla cittadinanza contrasti con l'esercizio concreto di altre fondamentali libertà. E' allora preferibile non specificare normativamente determinati concetti, pur largamente condivisibili.
Si gioca qui l'ennesima partita fra due diverse concezioni etiche, rispettivamente esaltanti il momento pubblico o quello privato, la cui prima manifestazione risale all'esperienza francese del 1789 quando, dopo i primi travagliati anni rivoluzionari, la visione girondina incentrata sul prevalente valore dell'individuo dovette soccombere dinanzi all'etica pubblica difesa dai montagnardi, con ciò determinandosi il cosiddetto dérapage della rivoluzione del 1793. Si affermò allora la centralità e l'onnipotenza del legislatore, a cui si attribuiva la capacità di pervadere ogni ambito sociale e privato. Ma è proprio da quella tradizione culturale e politica che deriva la criticabile concezione della scuola come soggetto centrale che persegue la costruzione di un'etica pubblica, annullando e assorbendo in sé le altre dimensioni della vita sociale e dell'esistenza di ciascun individuo.

Dopo aver riconosciuto la grande correttezza del Presidente relatore nella conduzione dei lavori della Commissione, il senatore D'ANDREA osserva che non è coerente porre limiti esterni all'autonomia, vincolandola all'esercizio obbligatorio di determinate funzioni. Riconosce che una contraddizione simile era presente persino in alcuni passaggi della legge n. 30 del 2000, con la quale vennero introdotti anche elementi di rigidità del modello considerato. Ma proprio per queste ragioni, se s'intende modificare la riforma dei cicli introdotta dall'allora ministro Berlinguer, lo si deve fare in direzione di un rafforzamento dell'autonomia. Il disegno di legge in esame procede invece in senso esattamente contrario: rari sono infatti i riferimenti all'autonomia scolastica, né il Governo ha accolto le proposte dell'opposizione che richiamavano espressamente il decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 che – curiosamente – è citato solo ai fini delle sperimentazioni prefigurate dal sorprendente ordine del giorno della maggioranza. Da questo punto di vista, appare ancor più manchevole la condotta del Ministro, che ha ritenuto di non dover contribuire personalmente alla riflessione in Commissione sul diritto allo studio rapportato ai principi dell'autonomia.
Inoltre, se il valore dell'autonomia viene pienamente accettato, sorge allora la questione di come operare il collegamento fra gli istituti scolastici e le realtà territoriali di appartenenza. Sotto questo profilo, l'opposizione si dimostra coerente nel difendere l'idea che le quote curricolari riservate ad aspetti di interesse locale debbano essere determinate dagli istituti scolastici autonomi e non dalle regioni, atteso che in Italia le realtà territoriali sono assai variegate e quindi non riconducibili a una dimensione regionale. Suggerisce invece che la finalità in oggetto venga conseguita prevedendo una composizione degli organi collegiali di governo della scuola di tipo non autoreferenziale, bensì rappresentativo della realtà territoriale di appartenenza.
Nutrendo pertanto alcune perplessità sulla formulazione dell'emendamento riguardo ai profili sopra evocati, dichiara di astenersi.

E' invece favorevole il voto che la senatrice ACCIARINI dichiara a nome del Gruppo Democratici di Sinistra - L'Ulivo, pur riconoscendo la validità delle osservazioni svolte dalla senatrice Franco. Avendo riposto molta fiducia nel processo di delegificazione avviato dai Governi di centro-sinistra, ella esprime ora una forte preoccupazione per l'inversione di tendenza operata dall'attuale Esecutivo in direzione di una sottovalutazione dell'autonomia. Invita pertanto coloro che, pur non condividendo in pieno le cosiddette riforme Bassanini, si sono tuttavia sempre dichiarati a favore del processo di autonomia, a riflettere attentamente sul disegno di legge in esame, che presenta indubbiamente una connotazione centralistica. Ricorda peraltro che la costituzionalizzazione del principio dell'autonomia scolastica, attuata con la recente riforma del Titolo V, è ora messa a repentaglio dal progetto di riforma riguardante la devoluzione (atto Senato n. 1187), che configura una sorta di accentramento regionale.
Per le ragioni dianzi esposte, è opportuno inserire nel provvedimento espliciti riferimenti all'autonomia, sebbene la disciplina vigente sia criticabile in alcuni suoi specifici aspetti.
Quanto all'interazione con il territorio di appartenenza, ella sottolinea che proprio il decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 individua in quella scolastica una forma di autonomia che va ad affiancarsi in maniera indipendente alle altre autonomie. Si realizza pertanto un raccordo fra soggetti autonomi e indipendenti a fini progettuali.
Ritiene peraltro che le disposizioni di cui all'emendamento 2.0.1 non siano eccessivamente dettagliate, ma possano anzi assumere il valore di norme di interpretazione in materia di interazione fra istituzioni scolastiche autonome e territorio di appartenenza, anche in riferimento a quanto si sta già verificando in alcune realtà locali.

Si passa alla votazione dell'emendamento 2.0.1.

Su richiesta della senatrice ACCIARINI, il Presidente relatore dispone, ai sensi dell'articolo 30, comma 2, del Regolamento, la verifica del numero legale, in mancanza del quale egli sospende la seduta per venti minuti.

La seduta sospesa alle ore 11,10 è ripresa alle ore 11,35.

Dopo che, su richiesta della senatrice ACCIARINI, il PRESIDENTE ha accertato la presenza del numero legale ai sensi dell'articolo 30, comma 2, del Regolamento, la Commissione respinge l'emendamento 2.0.1.

Sull'ordine dei lavori interviene il senatore COMPAGNA, il quale chiede chiarimenti in ordine al prosieguo del dibattito.

Il presidente relatore ASCIUTTI ricorda che al termine della seduta è convocato l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, al fine di organizzare il prosieguo dei lavori della Commissione.

Si passa all'esame dell'articolo 3 e degli emendamenti ad esso riferiti, pubblicati in allegato al presente resoconto.

La senatrice Vittoria FRANCO illustra anzitutto l'emendamento 3.1, interamente soppressivo dell'articolo, che a suo giudizio reca alcuni profili niente affatto condivisibili, fra cui il ripristino sostanziale del voto in condotta. Prevedendo infatti che la valutazione degli allievi riguardi non solo i loro apprendimenti ma anche il loro comportamento, si ritorna ad una visione superata della disciplina, inadatta al recupero degli studenti con disagi nella società contemporanea. Pur convenendo sull'opportunità di stabilire alcune regole, ritiene infatti che esse non debbano essere arbitrarie, bensì oggettive e riconoscibili ed il loro rispetto debba essere ottenuto attraverso l'incremento di figure professionali idonee (in tal senso richiama il disegno di legge sul servizio di psicologia scolastica all'esame della Commissione) anziché il ritorno al voto in condotta.
Illustra poi l'emendamento 3.25, volto a ripristinare la composizione delle commissioni degli esami di Stato previgente alla riforma operata dalla scorsa legge finanziaria, con la quale si è disposta una composizione di soli membri interni e che ha determinato una dequalificazione degli esami conclusivi e una svalutazione dei titoli di studio. Propone conseguentemente di ripristinare una composizione costituita per il 50 per cento di membri esterni all'istituto.

La senatrice ACCIARINI illustra l'emendamento 3.4, interamente sostitutivo dell'articolo, con il quale i Gruppi aderenti all'Ulivo ripropongono i contenuti della legge n. 30, sia pure con gli aggiustamenti resisi necessari dalle modifiche nel frattempo intervenute e dal dibattito intercorso.
Premesso di condividere pienamente l'opportunità di una valutazione, ella afferma poi che quest'ultima dovrebbe rivolgersi, più che agli adempimenti, ai risultati, soprattutto alla luce del processo autonomista. Osserva altresì che il richiamo alla valutazione del comportamento degli studenti non dovrebbe prescindere dal coordinamento con la Carta degli studenti vigente.
Per quanto riguarda invece la rideterminazione delle funzioni e della struttura dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione, rileva che la legge non dispone orientamenti chiari. Altrettanto ambiguo è l'approccio agli esami di Stato.
Ella deplora poi il mancato inquadramento del sistema di valutazione nel quadro internazionale, osservando che in altri Paesi più avanzati dell'Italia sotto questo profilo si va imponendo una più incisiva attenzione, ai fini della valutazione, dei diversi contesti. In tal senso, auspica una maggiore sensibilità nei confronti dei molteplici fattori di dispersione scolastica, in particolar modo quelli legati al passaggio fra i vari cicli.
Ritiene altresì indispensabili i meccanismi di autovalutazione, sorprendentemente assenti nel testo governativo, atteso che il coinvolgimento delle singole istituzioni scolastiche favorisce il rapporto con il sistema di valutazione nazionale. Non aiutano invece giudizi troppo radicali, quali quelli espressi dal ministro Moratti negli ultimi giorni sul rapporto tra docenti e alunni in un'ottica meramente economicistica che non tiene conto della realtà della scuola.

Il senatore VALDITARA svolge alcune considerazioni sulla valutazione del comportamento degli alunni. Al riguardo, afferma che Alleanza Nazionale crede nel valore della disciplina e dell'ordine come momento di responsabilizzazione dell'individuo, non certo come accettazione passiva dell'autorità del resto impedita dal contesto democratico. Si tratta a suo giudizio di rovesciare un'impostazione culturale affermatasi negli anni, che è all'origine della dilagante inciviltà del nostro Paese e dei suoi fenomeni di disgregazione. I valori di disciplina e di ordine hanno invece garantito nei secoli relazioni intersoggettive di grande civiltà.
Chiede pertanto al Governo di estendere queste valutazioni anche ai fini degli esami conclusivi della scuola secondaria.

La senatrice SOLIANI fa proprio e illustra l'emendamento 3.2, interamente soppressivo dell'articolo, lamentando che non sia stata colta l'occasione di rilanciare la valutazione nel quadro internazionale, tanto più in considerazione degli enormi ritardi culturali e operativi che ha subìto questo settore nel nostro Paese. A differenza del Centro-sinistra, che aveva colto nel segno rendendo la valutazione centrale nella politica scolastica e adeguando l'Istituto nazionale di valutazione ad un'ottica di risultati, il Centro-destra ha adottato invece una prospettiva riduttiva, del tutto avulsa dal contesto internazionale. La valutazione è al contrario un principio essenziale e propedeutico per ogni riforma, sicché un'eventuale carenza sotto questo profilo è tale da determinare l'insuccesso di qualunque innovazione.
Ella registra poi una contraddizione fra l'alinea dell'articolo 3, che sembra conferire priorità alla valutazione del sistema, seguita da quella degli apprendimenti degli allievi, e la successiva lettera a), che inverte invece l'ordine dando priorità alla valutazione sugli allievi. Ella dissente da tale inversione, ritenendo prioritaria la valutazione di sistema, tanto più che quella sugli allievi non può non rientrare in una valutazione complessiva di qualità. Né può certo dirsi che la qualità di una scuola è connessa al tasso di bocciature che impartisce; al contrario, dovrebbe essere considerata di qualità proprio la scuola che non ha bisogno di bocciare in quanto raggiunge i risultati prefissi.
Quanto poi alle osservazioni sull'inciviltà dilagante svolte dal senatore Valditara, osserva che non è certo la scuola a determinare irresponsabilità, né il voto di condotta può considerarsi risolutivo in tal senso.
Giudica inoltre incongrua la collocazione del richiamo agli esami di Stato in un articolo sulla valutazione, soprattutto in considerazione della recente riforma che ha determinato una composizione tutta interna delle commissioni giudicatrici con conseguente svalutazione del sistema.
Ella si sofferma quindi sulla concezione oggettiva e tecnocratica della valutazione sottesa al provvedimento che, in assenza di un contesto culturale persuasivo, conduce tuttavia a risultati errati, quali sono stati i quiz all'epoca dell'allora ministro Berlinguer.
Nessuno deve invece sentirsi estraneo al processo di autovalutazione, in una visione di partecipazione democratica che, sola, può stimolare logiche di efficienza. L'articolo 3 non pare invece in alcun modo voler coinvolgere al processo i docenti, le famiglie, gli studenti e la stessa comunità territoriale, in una visione centralistica e tecnocratica, tutta interna al sistema.
Ella si interroga poi su quanto influisca l'azione dei Governi sulla valutazione della qualità del sistema, nonché su quanto incidono le strutture e le risorse. Auspica pertanto momenti istituzionali e politici di valutazione del sistema, con il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali, onde non ridurre il processo alla sola valutazione degli allievi.

Il senatore TESSITORE illustra i restanti emendamenti presentati dalla sua parte politica, facendo nel contempo propri gli emendamenti 3.7, 3.12 e 3.21 del senatore Cortiana, rispettivamente soppressivi della lettera a), della lettera b) e della lettera c) dell'articolo 3, su cui in particolare si sofferma, non prima di aver colto l'occasione di dare atto al Presidente relatore di una esemplare conduzione dei lavori della Commissione.
L'importanza del concetto di valutazione è del resto a suo giudizio tanto maggiore in quanto non ve n'è traccia nello sconcertante ordine del giorno presentato dalla maggioranza al termine della seduta di ieri. Occorre in questo senso sopperire ad una tradizionale povertà culturale dell'Italia, ove è diffusa la convinzione che l'autovalutazione infranga il concetto stesso di valutazione; al contrario, egli ritiene l'autovalutazione assai più efficace della difficile elaborazione di criteri oggettivi, oltre che coerente con il livello attuale del sapere, in un'ottica di interazione fra saperi positivi che non equivale certo all'interdisciplinarietà. Si tratta tuttavia di concetti in nessun modo rinvenibili nelle lettere a), b), e c), di cui egli conseguentemente propone la soppressione. Conviene invece con l'opportunità di riordinare l'Istituto nazionale di valutazione, che allo stato attuale non funziona anche per il modo in cui è stato concepito, senza alcuna interazione con la comunità. Registra poi una contraddizione nella disposizione secondo cui gli esami di Stato si svolgono fra l'altro su prove predisposte e gestite dall'Istituto nazionale: si tratta da un lato dell'affermazione del valutatore che predispone la propria valutazione e, dall'altro, di compiti di gestione di difficile identificazione.
Illustra altresì gli emendamenti 3.6, 3.10, 3.16 e 3.23, connessi fra loro, con cui si propone di sostituire il termine "allievi" con quello di "studenti", secondo una concezione attiva del sapere.
Esprime infine rammarico per il dibattito in corso, caratterizzato da un atteggiamento ondivago della maggioranza, disponibile solo a parole ad un dialogo con l'opposizione. Continua tuttavia a sperare che si possa creare l'occasione per un dibattito sereno, alla luce del quale molti comportamenti potrebbero essere rivisti.

Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.

SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA DI DOMANI

Il presidente ASCIUTTI avverte che la seduta della Commissione, già convocata per domani, sabato 27 luglio alle ore 9, non avrà più luogo.

Prende atto la Commissione.

La seduta termina alle ore 13.


EMENDAMENTI AL DISEGNO DI LEGGE N. 1306

Art. 3


3.1
BERLINGUER, ACCIARINI, FRANCOVittoria, PAGANO, TESSITORE

Sopprimere l'articolo.

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3.2
CORTIANA

Sopprimere l'articolo.

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3.3
PAGLIARULO, MARINO, MUZIO

Sopprimere l'articolo.

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3.500
MALABARBA, Tommaso SODANO, MALENTACCHI

Sopprimere l'articolo.

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3.4
ACCIARINI, CORTIANA, D'ANDREA, MANIERI, PAGLIARULO, BERLINGUER, BETTA, MONTICONE, PAGANO, TESSITORE, FRANCO Vittoria

Sostituire l'articolo con il seguente:
"Art. 3 (La valutazione nel sistema educativo di istruzione e di formazione ). - 1. Con regolamento di cui all'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono stabilite le linee generali sulla valutazione nel sistema educativo di istruzione e di formazione e le linee programmatiche per i piani di intervento dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione, sulla base dei seguenti criteri direttivi:
a) garantire l'efficienza e l'efficacia del sistema di istruzione nel suo complesso;
b) inquadrare la valutazione nazionale nel contesto internazionale;
c) studiare le cause dell'insuccesso e della dispersione scolastica con riferimento al contesto sociale ed alle tipologie dell'offerta formativa;
d) condurre attività di valutazione sulla soddisfazione dell'utenza;
e) favorire la realizzazione di autonome iniziative di valutazione da parte delle singole istituzioni;
f) valutare gli effetti degli esiti delle iniziative legislative che riguardano la scuola;
g) valutare gli esiti dei progetti e delle iniziative promossi in ambito nazionale."

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3.5
PAGLIARULO, MARINO, MUZIO

Al comma 1, sopprimere l'alinea.

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3.6
BERLINGUER, ACCIARINI, FRANCO Vittoria, TESSITORE, PAGANO

Al comma 1, nell'alinea, sostituire la parola: "allievi" con la seguente: "studenti".

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3.7
CORTIANA

Al comma 1, sopprimere la lettera a).

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3.8
PAGLIARULO, MARINO, MUZIO

Al comma 1, sopprimere la lettera a).

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3.9
PAGANO, ACCIARINI, FRANCO Vittoria

Al comma 1, lettera a), sopprimere le parole: "e del comportamento".

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3.10
BERLINGUER, ACCIARINI, FRANCO Vittoria, TESSITORE, PAGANO

Al comma 1, lettera a), sostituire la parola: "allievi" con la seguente: "studenti".

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3.11
ASCIUTTI, relatore

Al comma 1, lettera a), aggiungere in fine le seguenti parole: "il miglioramento dei processi di apprendimento e della relativa valutazione e la continuità didattica sono assicurati anche attraverso la previsione di una congrua permanenza nella sede di titolarità;".

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3.12
CORTIANA

Al comma 1, sopprimere la lettera b).

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3.13
PAGLIARULO, MARINO, MUZIO

Al comma 1, sopprimere la lettera b).

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3.14
CORTIANA

Al comma 1, lettera b), sopprimere le parole da: "ai fini" fino a: "formative;".

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3.15
BRIGNONE

Al comma 1, lettera b), dopo la parola: "miglioramento" inserire le seguenti: "e dell'armonizzazione".

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3.16
BERLINGUER, PAGANO, Vittoria FRANCO, TESSITORE, ACCIARINI,

Al comma 1, lettera b), sostituire la parola: "allievi" con la seguente: studenti".

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3.17
FAVARO

Al comma 1, lettera b), dopo le parole: "abilità degli allievi" inserire le seguenti: ", nel pieno rispetto delle specificità dei percorsi liceali o dell'istruzione e formazione professionale" e dopo le parole: "delle istituzioni scolastiche e formative" inserire le seguenti: ", tenendo conto della titolarità delle regioni nel predeterminare i requisiti per lo svolgimento delle attività di formazione professionale, in base all'articolo 17, comma 1, lettera c), della legge 24 giugno 1997, n. 196".

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3.18
BIANCONI

Al comma 1, lettera b), dopo le parole: "scolastiche e formative" inserire le seguenti: "anche attraverso richiesta di parere alle famiglie".

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3.19
ACCIARINI, PAGANO, Vittoria FRANCO

Al comma 1, lettera b), sopprimere le parole da: "in funzione" fino alla fine della lettera.

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3.20
CORTIANA

Al comma 1, lettera b), sopprimere le parole da: "in funzione" fino alla fine della lettera.

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3.21
CORTIANA

Al comma 1, sopprimere la lettera c).

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3.22
PAGLIARULO, MARINO, MUZIO

Al comma 1, sopprimere la lettera c).

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3.23
BERLINGUER, FRANCO Vittoria, TESSITORE, PAGANO, ACCIARINI

Al comma 1, lettera c), sostituire la parola: "allievi" con la seguente: "studenti".

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3.24
BRIGNONE

Al comma 1, lettera c), dopo le parole: "nel corso" inserire le seguenti: "e al termine".

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3.25
FRANCO Vittoria, PAGANO, ACCIARINI, BERLINGUER,


Al comma 1, lettera c), dopo le parole: "dalle commissioni d'esame" inserire le seguenti: "composte di membri al 50 per cento esterni al singolo istituto".

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Scuola Elettrica

2002