Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge

 

ISTRUZIONE (7a)

GIOVEDI' 18 LUGLIO 2002
106a Seduta

Presidenza del Presidente
ASCIUTTI


Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Valentina Aprea.

La seduta inizia alle ore 15,50.


IN SEDE REFERENTE

(1251) CORTIANA ed altri. - Legge-quadro in materia di riordino dei cicli dell'istruzione.
(1306) Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

Riprende l'esame congiunto, sospeso nella seduta notturna di ieri.

Il presidente relatore ASCIUTTI avverte che riprenderà l'illustrazione degli emendamenti all'articolo 2, pubblicati in allegato al resoconto della seduta notturna di ieri.

Il senatore TESSITORE illustra l'emendamento 2.41, tendente a sopprimere il riferimento alla formazione spirituale e morale e a prevedere che, alla lettera b) del comma 1, venga perseguito lo sviluppo della coscienza storica e di appartenenza alla comunità locale, alla comunità nazionale e alla civiltà europea secondo i principi sanciti dalla Costituzione e dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Con ciò non si intende passare da una concezione spiritualistica a un'altra materialistica o addirittura miscredente, ma si vuole che il giusto richiamo operato dal provvedimento a valori alti ed essenziali sia reso più concreto e pragmatico, nella convinzione che in una impostazione culturale e moderna la formazione spirituale e morale si realizzi vichianamente nel foro, calandosi cioè concretamente nella vita sociale.
Ricordando altresì la lezione di Giovanni Gentile sulla dimensione che dovrebbero acquisire in una società moderna i valori spirituali e morali, egli sollecita la maggioranza e il Governo a prendere in considerazione questo emendamento che solo apparentemente ha una portata minore. Si tratta viceversa di una proposta di modifica significativa tendente a caratterizzare il disegno di legge di riforma scolastica in direzione di una sua maggiore concretezza, oggettivando espressioni che potrebbero invece risultare eccessivamente generali, se non generiche, o che potrebbero accentuare l'impostazione pedagogica del sistema di istruzione, verso la quale egli dichiara di nutrire scarsa fiducia.

La senatrice SOLIANI fa presente che gli emendamenti sottoscritti dal Gruppo Margherita – DL – L'Ulivo tendono a riassestare il provvedimento in esame sia dal punto di vista concettuale che ordinamentale. In particolare l'emendamento 2.7 mira ad assicurare al Parlamento un ruolo di primo piano, prevedendo che il Governo sottoponga al voto delle Camere un programma di progressiva attuazione della riforma. Ci si prefigge, in altri termini, di garantire che il Parlamento possa effettivamente esercitare il proprio controllo sul rispetto da parte del Governo dei principi e criteri direttivi nell'esercizio di una delega attinente a una riforma di grande rilievo per la vita del Paese.
Peraltro, riguardo ai predetti principi e criteri, ella esprime la propria perplessità per il fatto che le lettere a) e b) dell'articolo in esame riproducano concetti già presenti nella legge n. 30 del 2000, vale a dire la promozione dell'apprendimento in tutto l'arco della vita e la formazione spirituale e morale, ma separando appunto in due diverse lettere ciò che nella legge vigente sui cicli scolastici è congiunto in un'unica disposizione. Sottolinea inoltre anche il ricorso ad espressioni verbali diverse, laddove l'apprendimento viene promosso, mentre la formazione spirituale e morale è favorita. Questa separazione e questa differenziazione lessicale potrebbero prefigurare un impegno diverso della scuola riguardo alle due finalità, presumibilmente assegnando la formazione spirituale e morale in capo a soggetti diversi. In proposito, ella afferma invece con forza che per il sistema scolastico non è preminente lavorare sull'apprendimento piuttosto che sulla formazione spirituale e morale.
Rileva altresì che il tema centrale dell'articolo 2 riguarda la previsione del diritto all'istruzione e alla formazione in luogo dell'obbligo scolastico introdotto dall'articolo 34 della Costituzione, disposizione che a suo avviso conserva pienamente la propria validità ai fini dell'apprendimento dei valori di cittadinanza e dell'affermazione di una pari opportunità di istruzione per tutti. In tal senso l'obbligo scolastico non deve essere inteso nel suo significato soggettivo, bensì va interpretato come obbligo del quale deve farsi carico la Repubblica.
Passando ad illustrare l'emendamento 2.138, la senatrice ribadisce la propria contrarietà a un ingresso anticipato alla scuola dell'infanzia, che contrasterebbe con la grande e positiva tradizione italiana nel settore. Ricordando poi l'insegnamento del pedagogista Loris Malaguzzi, sottolinea come, nel delineare un ordinamento scolastico, sia necessario rispettare i tempi di crescita dei bambini. Al tempo stesso, ritenere che l'ingresso anticipato configuri una maggiore libertà di scelta da parte delle famiglie costituisce solamente un equivoco ed inoltre l'anticipo su domanda dei fruitori del servizio comporterebbe costi attualmente non prevedibili.
Ella ritiene peraltro che non sia sufficiente modificare il testo nel senso proposto dall'emendamento, ma occorra anche superare una visione individualistica della società per arrivare a una concezione che, partendo dal valore dell'individuo, crei tuttavia un legame e una coesione sociale che esplichino i loro effetti anche nella formazione dei progetti scolastici.
Il giudizio critico sull'ingresso anticipato alla scuola dell'infanzia trova inoltre le sue ragioni nelle pesanti ricadute organizzative che tale scelta determinerebbe sugli enti locali, oltre che nelle conseguenze che avrebbe sulla formazione degli insegnanti che dovrebbero affrontare non solo l'educazione di bambini di età minore, ma anche i problemi derivanti da una forte diversificazione dell'età dei bambini presenti in uno stesso gruppo scolastico.
Anche l'emendamento 2.166, tendente a sopprimere la previsione di un ingresso anticipato alla scuola primaria, si ispira all'esigenza di rispettare i tempi di crescita dei bambini; mentre l'emendamento 2.256 si propone di sostituire, alla lettera l) del comma 1, l'espressione "piani di studio" con l'altra: "curricoli". La proposta peraltro non attiene a una mera questione terminologica, in quanto i curricoli evocano il lavoro reale che si svolge nel mondo della scuola allo scopo di organizzare i saperi e sviluppare l'apprendimento. Viceversa, i piani di studio lasciano presagire una programmazione centralizzata e imposta dall'alto, che sarebbe deleteria per l'autonomia delle organizzazioni scolastiche anche nel caso si sostituisse il centralismo regionale a quello statale. In tal senso l'emendamento in oggetto è strettamente correlato al 2.261, con il quale i presentatori si propongono di sostituire la quota dei piani di studio riservata alle regioni, prevista dalla medesima lettera l) del comma 1, con una quota assegnata invece alle istituzioni scolastiche autonome.
Conclusivamente, la senatrice sottolinea come le proposte emendative del suo Gruppo traggano origine essenzialmente dal timore che la scuola, a seguito dell'approvazione della riforma, venga a perdere il suo senso più profondo a causa dello stravolgimento del suo impianto istituzionale, educativo e culturale.

Il senatore FAVARO dichiara di ritirare gli emendamenti 2.233 e 2.262, soffermandosi ad illustrare l'emendamento 2.85, il quale ha lo scopo di chiarire e rendere maggiormente preciso il testo dell'articolo 2, ovvero dell'articolo fondamentale del provvedimento, nel quale si ordinano i cicli scolastici e prende corpo la distinzione fra il canale dell'istruzione e quello dell'istruzione e formazione professionale, sulla quale si appuntano a un tempo le maggiori critiche di coloro che avversano il disegno di legge e le più ferme convinzioni della maggioranza che lo sostiene. E' in questo passaggio infatti che si riconosce il valore, accanto alla cultura teorica, di un apprendimento culturale pratico in grado di indirizzare i giovani verso il mondo del lavoro, ma anche – mediante la frequenza di un anno integrativo – verso l'università.
E' fondamentale allora assicurare la pari dignità del cosiddetto secondo canale, la cui previsione non determina affatto un sistema scolastico classista. Al contrario, è proprio l'attuale impostazione della scuola a configurarsi in senso classista, dal momento che rende assai arduo il rientro nel percorso scolastico tradizionale per coloro che abbiano frequentato per un tempo i corsi di formazione professionale. Nel riconoscere poi che la barriera esistente fra i due canali è di natura culturale più che istituzionale, per cui occorreranno tempi lunghi per l'affermazione di una effettiva pari dignità, egli ritiene che nel frattempo il sistema di istruzione debba essere organizzato in modo tale da favorire una progressiva equiparazione di valore fra i due percorsi. A tal fine, le istituzioni interessate, inclusi il Ministero e le Commissioni parlamentari competenti, debbono svolgere il proprio ruolo con l'obiettivo di creare un sistema adeguatamente graduale che sia in grado di dare fiducia a coloro che debbono passare dal sistema di istruzione gestito dallo Stato a quello di istruzione e formazione professionale che fa capo alle regioni e che a sua volta trae origine dall'unificazione degli istituti di istruzione professionale già statali e di quelli di formazione professionale di competenza regionale sin dagli anni Settanta.

Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 16,30.

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