Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Disegno di legge modificato dalla Camera

Aula del Senato

11 marzo 2003

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente DINI

PRESIDENTE . La seduta è aperta (ore 16,34).

Si dia lettura del processo verbale.

 

FIRRARELLO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 6 marzo.

 

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

 

Congedi e missioni

PRESIDENTE . Sono in congedo i senatori: Antonione, Baldini, Bobbio Norberto, Bosi, Callegaro, Cursi, Cutrufo, D'Alì, Mantica, Monti, Monticone, Pontone, Saporito, Sestini, Siliquini, egas e Ventucci.

 

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Budin, Crema, Giovanelli, Nessa e Rigoni, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Gubert, Manfredi, Palombo, Pascarella e Zorzoli, per visita all’80° Reggimento volontari dell’Esercito di Cassino; Boldi, Iovene, Pianetta e Toia, per attività della Commissione straordinaria per la tutela e la promoziome dei diritti umani; Centaro, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa; Minardo, per partecipare al Convegno internazionale degli scienziati italiani all’estero; Vizzini, per partecipare al Convegno nazionale su "La Corte dei Conti ed il federalismo"; Pedrizzi, per un impegno istituzionale presso il Ministero dell’economia e delle finanze.

 

 

Comunicazioni della Presidenza

 

PRESIDENTE. Le comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

 

PRESIDENTE . Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 16,36).

 

...

Discussione e reiezione di proposta di inversione dell'ordine del giorno

BEDIN (Mar-DL-U). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BEDIN (Mar-DL-U). Signor Presidente, vorrei chiedere alla Presidenza e ai colleghi se concordano con l'utilità di un'inversione dell'ordine del giorno.

Ciò che è più importante in questo momento, dal punto di vista sia dell'urgenza sia dell'attualità, credo sia l'esame del decreto-legge sulle missioni militari internazionali del nostro Paese.

Ho già sollevato la questione nel corso della scorsa settimana (Brusìo in Aula. Richiami del Presidente), indicando come il testo che ci è arrivato dalla Camera contenga un'inesattezza dal punto di vista della copertura, che ne potrebbe rendere necessario il ritorno nell'altro ramo del Parlamento oppure potrebbe mettere in qualche difficoltà il Presidente della Repubblica nel promulgare la legge di conversione.

Capisco le ragioni della maggioranza e quelle del Governo nel voler concludere anche con tempi contingentati - come apprendiamo - l'esame della delega per la riforma del sistema scolastico nazionale. Tuttavia, propongo questa inversione dell'ordine del giorno in ragione sia della situazione contingente di questo disegno di legge sia del fatto che la sua discussione avviene nel quadro di una situazione politica e militare internazionale assai delicata.

Ieri sera, in una trasmissione televisiva, ci sono state dichiarazioni del ministro della difesa Martino che sono già state commentate in quest'Aula, ma che ci obbligano ad un approfondimento anche durante il dibattito sul disegno di legge di conversione del decreto-legge sulla partecipazione italiana a missioni militari internazionali. E' abbastanza elevato infatti il rischio che militari italiani siano inviati dal Governo comunque per prendere parte, anche se non in maniera diretta, ad operazioni non di interposizione, non di consolidamento della pace, ma che si configurano come partecipazione attiva a missioni di guerra.

Ora, tutti concordiamo, maggioranza ed opposizione, sul fatto che quello delle missioni militari internazionali è un tema sul quale il confronto all'interno del Parlamento, in particolare alla Camera dei deputati, sta ottenendo dei buoni risultati con la predisposizione non più di una norma di carattere straordinario, qual è un decreto-legge, ma di norme stabili per il soddisfacimento delle esigenze finanziarie e organizzative delle nostre missioni.

Credo perciò che a questa discussione debba essere riconosciuta tutta l'attualità e dato tutto il tempo che richiede anche in alternativa alle esigenze - legittime, ripeto - della maggioranza di concludere il percorso del provvedimento di delega per la riforma scolastica.

Queste sono le ragioni della mia proposta di inversione dell'ordine del giorno, che del resto ho già illustrato la settimana scorsa. Le ripropongo alla Presidenza e all'Aula e, nel riproporle, le chiedo, signor Presidente, di far precedere l'eventuale votazione della proposta dalla verifica del numero legale. (Brusìo in Aula. Richiami del Presidente).

PRESIDENTE . Onorevoli colleghi, qualora alcuni di voi non avessero potuto sentire quanto dichiarato dal senatore Bedin, ci troviamo di fronte a una richiesta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di posticipare l'esame del disegno di legge n. 1306-B, recante la delega sull'istruzione, e di passare subito alla discussione del disegno di legge n. 2023, di conversione del decreto-legge n. 4 sulla prosecuzione di missioni militari internazionali.

Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta, testé avanzata dal senatore Bedin, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

A termini di Regolamento, la deliberazione avverrà per alzata di mano, dopo l'intervento di non più di un oratore contro e uno a favore e per non oltre dieci minuti.

ASCIUTTI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ASCIUTTI (FI). Signor Presidente, obiezioni ce ne sono oggi come ve ne erano la settimana scorsa: si tratta di una perdita di tempo e, come Casa delle Libertà, siamo quindi contrari.

PRESIDENTE . Passiamo alla votazione della richiesta di inversione dell’ordine del giorno, previa verifica del numero legale.

 

 

Verifica del numero legale

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta, precedentemente avanzata dal senatore Bedin, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione di proposta di inversione dell’ordine del giorno

 

PRESIDENTE. Metto ai voti la richiesta di inversione dell’ordine del giorno, avanzata dal senatore Bedin e da altri senatori.

Non è approvata.

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1306-B) Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale)

PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1306-B, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 104 del Regolamento, oggetto della discussione e delle deliberazioni saranno soltanto le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati, salvo la votazione finale.

Riprendiamo l'esame degli articoli, nel testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta antimeridiana del 6 marzo ha avuto inizio la votazione degli emendamenti riferiti all'articolo 7.

Metto ai voti l'emendamento 7.7, presentato dal senatore Cortiana e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Ricordo che l’emendamento 7.8 è stato ritirato.

 

Metto ai voti l'emendamento 7.2, presentato dal senatore D’Andrea e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.10.

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, avevo chiesto d'intervenire in dichiarazione di voto su tutti gli emendamenti e confermo tale richiesta.

Desidero richiamare l’attenzione dell’Aula su questo emendamento che ci sembra meritevole di approvazione giacché cerca di sostituire il carattere estremamente incerto con cui questo testo di legge si esprime con qualche certezza.

Come sapete, riteniamo che numerosi siano i punti di questo provvedimento non condivisibili giacché si prefigura una scuola, sotto molti punti di vista, arretrata.

Quello che però in questo momento ci interessa sottolineare e che rende ancora più grave l’arretramento della scuola è che l’operazione venga fatta a costo zero.

Come ho già detto in altri miei interventi, le risorse messe a disposizione sono modestissime. Vorrei che la sottosegretario Aprea, che appartiene al mondo della scuola ed è un’esperta, in particolare, della scuola dell’infanzia e della scuola elementare, si soffermasse sulla delicatezza di un testo che dà alle famiglie la possibilità di iscrivere anticipatamente i propri figli sia alla scuola dell’infanzia sia alla scuola elementare.

Già dal prossimo anno scolastico, sarà consentito iscrivere i bambini a due anni e mezzo alla scuola dell’infanzia e a cinque anni e mezzo alla scuola elementare; a partire dall’anno successivo, secondo quanto attualmente disposto, l’iscrizione potrà avvenire, rispettivamente, al compimento di due anni e quattro mesi e di cinque anni e quattro mesi.

Le cifre stanziate a tal fine sono, a nostro giudizio, in grado di corrispondere solo per un terzo alle richieste eventualmente provenienti da tutta la fascia di età interessata. Il fatto che le famiglie possano o meno esercitare tale opzione non elimina il dovere dello Stato di garantirla a tutti coloro che intendano esercitarla, anche perché (e questo è l’altro punto estremamente delicato) nulla la legge delega dice sulle modalità con cui verrà selezionata quella platea più ridotta, come si dice ripetutamente nel testo della Commissione bilancio sia alla Camera che al Senato, a cui sarà concessa la possibilità di ingresso anticipato.

Il provvedimento in esame, già solo per l’aspetto dell’anticipo, determina nuove e maggiori spese, non un’eventualità di spesa. Bisogna quindi usare il tempo della certezza, non quello dell’ipotesi, altrimenti si rischia di prefigurare una possibilità di scelta senza poi essere in grado di farvi fronte.

Mi soffermo su questo aspetto anche perché tali incertezze sono emerse molto bene nelle pochissime modifiche che questo testo ha subìto dal momento in cui è stato varato dal Consiglio dei ministri (con un po’ di fatica) a quello in cui è stato votato dalla Camera dei deputati. La maggioranza si è trincerata dietro alcuni criteri che dovrebbero assicurare che non vi sia sfondamento delle risorse e garantire altresì la sperimentazione, la gradualità, l’eventuale disponibilità dei comuni, tirati in ballo in questa operazione in modo scorretto, come hanno spesso avuto occasione di rilevare vari esponenti dell’ANCI, perché i comuni vengono coinvolti dalla domanda delle famiglie, senza aver potuto fare alcuna programmazione.

Come si fa a pensare ad un’eventualità? Il provvedimento in esame determina, già solo per questo aspetto, nuove e maggiori spese. I calcoli che abbiamo fatto, che ci fanno parlare della possibilità solo per un terzo dei bambini di ottenere l’anticipo, evidenziano che la mancanza di copertura è ancor più grave perché abbiamo tenuto conto esclusivamente della disponibilità di insegnanti.

Questo intervento richiede però anche una diversa organizzazione degli spazi, delle attrezzature e del lavoro degli insegnanti, nonché una loro preparazione specifica. Infatti, avere alunni di due anni e sei mesi o di due anni e quattro mesi è cosa molto diversa che avere bambini di tre anni. Questo fa sì che la carenza di risorse diventi molto grave, perché fornirà una possibilità ad alcuni, soltanto ad una parte, ma non sappiamo neanche a quali condizioni. Con questo anticipo si scardina la struttura della scuola dell’infanzia, che è una scuola studiata per bambini dai tre ai sei anni.

Noi siamo contrari, per le modalità con cui ciò viene fatto. Avremmo potuto essere favorevoli ad una sperimentazione seria, attuata correttamente che, prima di qualunque previsione legislativa e successiva vendita mediatica di questa opportunità, avesse invece provato davvero a sperimentare cosa rappresenti in concreto l’inserimento anticipato dei bambini nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare.

Non bisognava predisporre questo intervento, prevedendolo all’interno di una legge delega, senza aver previsto una copertura degli oneri minimi, tale che quanto previsto costituisse davvero una possibilità offerta a tutti e non solo ad alcuni (tra l’altro a macchia di leopardo, poiché dipenderà dalle condizioni dei comuni e dalle scelte delle scuole). Per procedere bene in un settore del genere non era proprio il caso di scomodare lo strumento legislativo; si sarebbe potuto invece avviare una sperimentazione, sostenerla, supportarla, monitorarne i risultati: solo in seguito a ciò un Governo serio avrebbe previsto l’ingresso anticipato a due anni e mezzo e a cinque anni e mezzo.

Gli oneri ci sono già: non sono un’eventualità. Soltanto questa piccola parte del provvedimento richiederebbe, nel triennio, risorse più di tre volte superiori a quelle che avete stanziato. Quindi, cerchiamo almeno di far corrispondere, in questo caso, la realtà ai fatti; prevediamo misure che veramente si potranno attuare.

Questa legge determinerà, dunque, anche per un solo aspetto, nuovi e maggiori oneri, quindi, almeno diamo la certezza che veramente saranno previste risorse aggiuntive. Il vero problema è che fino ad oggi non abbiamo capito se sapete di dover investire tali risorse (ma io penso di sì), dove pensate di prenderle e con quali modalità ritenete di poter garantire - ripeto - anche un solo aspetto di ciò che è previsto in questo provvedimento.

Il rischio è che si alimenti la speranza di varare provvedimenti senza alcun costo, che so essere coltivata da molti: io vi assicuro che i costi ci sono e sono tutti calcolabili. Sarebbe molto più serio dire che si è in grado di fare qualcosa e che si intende farlo davvero, piuttosto che prevedere per iscritto misure che poi non hanno possibilità di essere attuate e di rappresentare così un'opzione aggiuntiva per le famiglie.

Vi invitiamo - lo ripeto - ad avere maggior rigore nel rapporto tra le norme che prevedete per iscritto e i costi che tali norme determinano, approvando su questo una modifica del provvedimento in esame per il bene di tutti.

BRIGNONE (LP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BRIGNONE (LP). Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario all'emendamento in base alle due seguenti considerazioni.

In primo luogo, l’eventualità di una sperimentazione sull’ingresso anticipato creerebbe davvero allievi di serie A e allievi di serie B. In secondo luogo, le considerazioni testé addotte dalla collega presuppongono che coloro che si oppongono fermamente all’ingresso anticipato saranno i primi ad avvalersi di tale possibilità, tanto è vero che dagli oppositori viene già computato per intero il numero degli alunni che potranno avvalersi dell’ingresso anticipato, il che sta a dimostrare che una norma così denigrata in fondo viene incontro alle aspettative delle famiglie.

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE . Prende la parola per dichiarazione di voto, senatore Cortiana?

 

CORTIANA (Verdi-U). No, signor Presidente, per chiedere la verifica del numero legale.

 

 

Verifica del numero legale

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento…

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Senatore Cortiana, lei prima ha chiesto su questo emendamento la verifica del numero legale che ha avuto luogo, rinunziando a svolgere la dichiarazione di voto.

 

CORTIANA (Verdi-U). Signor Presidente, ma ora vorrei intervenire in dichiarazione di voto. Per quanto concerne la verifica del numero legale chiedo che ogni collega voti solo per sé perché non è accaduto così. Il Senatore segretario invece di stare al telefono dovrebbe controllare!

PRESIDENTE . Senatore Cortiana, siamo stati molto attenti da questa parte a verificare che ognuno votasse per sé. Abbiamo controllato le luci e non abbiamo riscontrato tessere disattese. Comunque siamo in fase di votazione.

Metto ai voti l'emendamento 7.10, presentato dal senatore D'Andrea e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.9.

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, penso che l'intervento testé fatto del senatore Brignone sia utile per confermare quanto sto per esporre. Dire che coloro che si oppongono all'anticipo saranno i primi ad avvalersi di tale possibilità, affermazione fatta con scandalo o con una visione negativa di questa eventualità, si basa su due considerazioni molto curiose.

In primo luogo, noi come forze politiche parlamentari siamo i diretti interessati alla norma in questione: stiamo parlando alle famiglie italiane e non dei nostri fatti personali. Dico quindi e lo ripeteremo, che l'anticipo fatto in questo modo non funziona. Ci sembra giusto e corretto dirlo; tuttavia, sperare da parte della maggioranza che una nostra pronuncia in senso contrario porti ad abbassare il numero di coloro che si avvarranno di questa facoltà mi sembra cervellotico. Soprattutto ritengo che non sia questo l'atteggiamento corretto per la stesura di una legge che si rivolge a tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalle posizioni politiche e dai partiti di appartenenza.

Quindi se la maggioranza è convinta di quel che sta approvando, non può fare il ragionamento che non tutti aderiranno e che la propaganda contraria dell'opposizione aiuterà a centrare l'obiettivo all'interno dei limiti fissati: è un ragionamento che non regge.

Certo, che nell'area della maggioranza ci sia questa idea è vero. L'emendamento 7.9, che noi voteremo convintamente, tenta di ristabilire delle certezze, di restituire alle ipotesi il tempo e il modo della certezza. Alla Camera, sull'anticipo scolastico sono emerse situazioni interessanti dal punto di vista degli ordini del giorno e quanto io sto dicendo ha un riscontro nell'ordine del giorno dell'onorevole Luca Volontè, accolto dal Governo.

La Camera impegna il Governo a graduare il più possibile l'applicazione della norma riguardante l'iscrizione al primo anno della scuola dell'infanzia e della scuola primaria, al fine di apprestare le condizioni necessarie, di carattere organizzativo ed economico, per un regolare svolgimento dell'attività scolastica. Accettare questo ordine del giorno significa riconoscere che non sussistono, nella situazione data, le condizioni per il regolare svolgimento dell'attività scolastica. Tant'è che un componente della maggioranza, forse anche su pressione dei suoi elettori, ha invitato alla prudenza, anteponendo le condizioni necessarie di carattere organizzativo ed economico per consentire un regolare svolgimento dell'attività scolastica.

Il regolare svolgimento dell'attività scolastica, cari colleghi, dovrebbe essere un dato; non si può pensare che una legge metta la scuola in condizioni di funzionare irregolarmente se la norma non viene applicata in modo quanto più possibile graduale. Siamo consapevoli del fatto che sono questi i problemi delle famiglie e delle scuole; durante questi giorni tutti noi stiamo ascoltando molte persone le quali notano confusione e incertezza, chiedendosi che cosa rappresenti questo testo e che cosa veramente dia alla scuola.

Se il Governo accoglie un ordine del giorno della maggioranza che invita a procedere quanto più adagio possibile, per evitare il rischio di non garantire il regolare svolgimento dell'attività scolastica, occorrerebbe riflettere maggiormente. Ascoltare quanto vi stiamo dicendo potrebbe essere una cosa positiva per tutti, non per questa o quella parte politica, ma per la scuola italiana e per le famiglie italiane. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U e del senatore Del Turco).

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CORTIANA (Verdi-U). Signor Presidente, in precedenza avevo equivocato, intendendo svolgere la dichiarazione di voto sull'emendamento 7.9, che pure è coerente con il 7.10. Questi nostri interventi possono sembrare acontestuali se non sono inseriti nel quadro di ciò che abbiamo detto la scorsa settimana durante la discussione generale e l'illustrazione degli emendamenti.

Siamo evidentemente in terza lettura, perché la Camera è intervenuta su alcuni elementi di natura economica e finanziaria del disegno di legge. Proprio con quegli interventi la Camera ha confermato le preoccupazioni da noi sollevate in prima lettura qui in Senato. Il comma 8 dell'articolo 7, - secondo il quale i decreti legislativi di cui al comma 7, la cui attuazione determini nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, sono emanati solo successivamente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie - è paradossalmente una conferma che alla Camera, dove la Commissione bilancio è stata molto rigorosa, è stato riscontrato un problema di copertura del disegno di legge. Anche il riferimento della collega Acciarini all'ordine del giorno di cui è primo firmatario l'onorevole Volonté, meriterebbe riflessioni. (Diffuso brusìo in Aula) Signor Presidente, sono abituato dagli anni '70 a parlare in assemblee convulse, ma il brusio che ho alle mie spalle e di fronte mi rende difficile proseguire l'intervento.

 

PRESIDENTE. L'Aula è molto piena oggi, grazie a Dio; invito i colleghi a ridurre le conversazioni e ad abbassare il tono di voce.

 

CORTIANA (Verdi-U). L'emendamento è molto semplice, proponendo la sostituzione della parola "determini" con l'altra "determina", in coerenza con ciò che è stato detto finora. È certo che vi sarà un aumento di oneri per le casse dello Stato con una riforma di questo tipo e con l'anticipo. Poiché la Camera ha introdotto una modifica che subordina l'attuazione della riforma all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi di copertura degli oneri, chiediamo che il Governo si metta sin d'ora nell'ordine di idee che vi saranno oneri certi.

Allora, proprio per questo motivo l’intervento del collega Brignone mi sembra fuori luogo e - devo dire - poco rispettoso del tipo di opposizione che abbiamo condotto anche in Commissione e di come abbiamo argomentato rispetto a tutto questo, alle problematicità dell’anticipo stesso.

Pertanto, voteremo a favore dell’emendamento proprio perché il suo comportamento è totalmente coerente con quel che abbiamo sostenuto sino ad oggi. Ci sono oneri maggiori, non vi è alcuna certezza di copertura, tant’è che la Camera subordina ad ulteriori provvedimenti legislativi ad hoc la possibilità di dare conseguenza a questo tipo di anticipo.

Ciò detto, signor Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

 

 

Verifica del numero legale

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.9, presentato dal senatore Cortiana e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.5.

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, con l'emendamento 7.5, che voteremo con convinzione, si è cercato di fare quel che il Governo non ha voluto, cioè pensare a come potessero essere reperite le risorse necessarie per questa legge; infatti - lo ripetiamo - riteniamo corretto dire che essa ha un costo, e anche facilmente quantificabile.

Tra l’altro, ci preoccupa il fatto che saranno necessari ventiquattro mesi per l’esercizio della delega e che però non è chiaro dove saranno reperite le risorse per la scuola. Quest’anno la finanziaria ha ridotto i fondi alla scuola e vorrei che il Governo dicesse cosa pensa di poter fare per una scuola alla quale ha tagliato - come è stato detto correttamente dalla senatrice Soliani - 2,1 miliardi di euro nel corso del triennio e alla quale sta tagliando, pezzo per pezzo, i finanziamenti del Fondo per l’arricchimento dell’offerta formativa, gli stanziamenti per l'edilizia scolastica (per la quale sono state previste somme del tutto inadeguate e inferiori a quelle rese disponibili dal Governo di centro-sinistra, malgrado i gravi eventi che avevano fatto sperare e pensare ad una maggiore attenzione in questa direzione) e quelli per il personale sia docente sia amministrativo, tecnico e ausiliario.

È una scuola stremata, da un punto di vista delle risorse, quella su cui cade - non si potrebbe usare un'espressione più corretta - questo testo di proposta di modifica di un provvedimento che noi non chiameremo mai riforma, perché non è una riforma. Questo testo ha comunque, in alcune sue norme, una serie di previsioni che comportano oneri. E allora, non penserete mica di trovare le risorse con ulteriori tagli alla scuola? Noi riteniamo che non sia certamente accettabile, e vogliamo mettere in risalto questo aspetto in questo momento.

Il fatto che non ci sia nessun chiarimento da parte del Governo in questa direzione può veramente far temere che, in assenza di risorse, gli eventuali decreti vengano emanati con coperture trovate all'interno del Ministero. Noi vi diciamo che questo non è possibile, ma non ve lo diciamo solo noi, ve lo dice la scuola italiana, ve lo dicono tutte le organizzazioni sindacali, di qualunque appartenenza politica, che hanno fatto i conti precisi. Noi abbiamo citato la cifra globale, ma voi sapete che accanto ad ogni posta del Ministero è stato messo il segno meno e non il segno più.

A questo punto bisogna avere coraggio: se non si voglio tagliare ulteriormente i fondi del Ministero dell'istruzione (e dubito che altri Ministeri possano fare da Ministeri serventi nei confronti del Ministero della pubblica istruzione, cedendogli proprie risorse) è chiaro che evidentemente dovete pensare ad aumentare le entrate. E allora, non è più giusto, non è più serio chiarire quali possono essere queste ipotesi? In questo nostro emendamento abbiamo cercato di fare un calcolo, legandolo solo all'approvazione contestuale dei provvedimenti legislativi che recano maggiori entrate in misura corrispondente ai nuovi e maggiori oneri derivanti dall'esercizio della delega, ed abbiamo previsto un aumento delle aliquote relative ai redditi di capitale fino al limite massimo del 18 per cento, e comunque in misura uniforme.

Al di là di quello che è tecnicamente questo emendamento (ed io sono convinta che da questo punto di vista sia uno sforzo anche tecnicamente riuscito), esso indica che la strada non può essere quella del taglio delle spese del Ministero dell'istruzione, perché altrimenti si fa un ulteriore salasso ad un Ministero che è già sfinito dai tagli che ha subito sia l'anno scorso che quest'anno. Chissà perché ho sempre l'impressione che dietro al tema degli sprechi si abbia sempre una grande speranza: che siano tanti e così ingenti da essere quasi un luogo in cui si può pescare per attingere ricchezza. Anche per l'esperienza che ho da questo punto di vista, ritengo che non si possa negare, perché bisogna essere onesti e seri, che ci possa essere anche qualche elemento di spreco su cui compiere degli interventi. Vi dico sinceramente che la strada che avete percorso non è comunque quella corretta, perché state tagliando proprio quelle risorse, sia umane che finanziarie, che vogliono dire qualità della scuola. Comunque, in ogni caso, io ritengo che complessivamente non ci sia nessun rapporto tra quelle che possono essere delle anche doverose economie che si possono compiere in un Ministero e la necessità di risorse, di finanziamenti, che può provocare un anticipo scolastico di questi termini.

Se ci credete davvero, vi accingete a dividere precocemente gli allievi tra quelli che vanno nella scuola e quelli che vanno nella formazione professionale. Anche questo non ci trova assolutamente d'accordo. È una selezione precoce, anche se sostenete che i due canali hanno pari dignità, e la pari dignità è dovuta al fatto che vi sono le "passerelle" per andare dall'uno all'altro (per cui, pur iscrivendosi alla formazione professionale a 13 anni, a 15 si può passare, ad esempio, ad un liceo classico o tecnologico). Il Ministro dice - compare sempre dappertutto dicendolo - che questo passaggio si può compiere tranquillamente. Credo che tutti sappiate che per poter fare passaggi di questo tipo occorre avere una preparazione; lo dico sia in un senso che nell'altro, non voglio neanche in qualche modo creare una gerarchia e sostenere che occorrono una preparazione ed un sostegno diversi solo per passare dalla formazione professionale al liceo e non dal liceo alla formazione professionale.

Ci sarà in entrambi i casi questa necessità di intervento che chiaramente ha un costo: sono ore di lezione, di interventi a sostegno di questo ragazzo o di questa ragazza che compie questo ritorno o si orienta nuovamente verso un percorso di studi che aveva pensato di non seguire.

Come potete dire che hanno pari dignità e non mettere una lira vicino a queste "passerelle"? Ma chi pensate di poter illudere veramente di questo? Forse il ragazzo che pensa che la famiglia gli possa pagare le lezioni private di matematica, italiano, lingua, latino, greco, quello che è necessario per andare, ripeto, da un canale all'altro (e si potrebbero fare esempi anche per il passaggio dalla formazione professionale al liceo).

E poi, circa l'anno integrativo, ma veramente, anche da questo punto di vista, vi rendete conto di cosa vuol dire prevedere l'accesso all'università dopo quattro anni di formazione professionale? Infatti, o la snaturate, ma allora non è più quello che deve essere, oppure dovete tener conto che non è un sistema di istruzione, è un'altra cosa, addestra, prepara al mondo del lavoro. Dopo quattro anni di formazione professionale, con un anno integrativo di cui non prevedete le caratteristiche, non dite come sarà organizzato, non dite come sarà finanziato, pensate di poter mandare le persone all'università senza abbassare il livello degli studi? Oppure pensate che anche questo, dato che noi faremo propaganda contro, nessuno lo vorrà fare? Cioè, tutte le vostre scelte, la filosofia di questa legge si fonda sulla speranza che nessuno la pratichi negli aspetti che voi indicate. Ecco, io non solo ho fatto la battaglia contro queste idee, che non sono le nostre idee, non sono la nostra visione di scuola, ma faccio oggi la battaglia anche contro il fatto che quello che è scritto in questa legge è comunque inattuabile nei suoi aspetti più significativi, perché non ha le risorse necessarie per essere applicato.

Vi chiediamo quindi, anche in questo caso, di accettare un emendamento che dice che occorreranno nuove entrate perché abbiamo in mente un piano di investimenti quale quello indicato in un ordine del giorno (che del resto in Commissione mi ricordo che con tanta soddisfazione qualcuno dei rappresentanti della maggioranza aveva fatto votare, ed era fiero di questo) in cui si parlava, in vecchie lire, di valori dai 15.000 ai 19.000 miliardi per la scuola, mentre qui sono previste, come voi sapete, delle cifre di 12, 24 e 66 miliardi. Insomma, mi sembra che siamo veramente troppo lontani per poter dire che stiamo facendo comunque, indipendentemente dalle posizioni politiche, un lavoro serio, istituzionale, che comunque abbia un significato per la scuola italiana.

Qui, come è stato detto da molti di noi…

 

PRESIDENTE. La prego di concludere, senatrice Acciarini.

 

ACCIARINI (DS-U). Certo, signor Presidente, mi sto avviando alla conclusione. Dicevo che qui si sta facendo un gigantesco ordine del giorno. (Applausi del senatore Bedin).

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CORTIANA (Verdi-U). Signor Presidente, in coerenza con quello che ho detto anche prima e il dibattito che abbiamo svolto in Commissione, lo spirito che abbiamo cercato di seguire come Ulivo e come centro-sinistra tutto di fronte a questa terza lettura è comunque uno spirito di riduzione del danno: cioè, data una legge che non condividiamo, almeno facciamo in modo che stia in piedi.

Già in sede di questioni pregiudiziali avevamo sollevano alcune questioni che trovano anche una coerenza nell'efficacia dei singoli articoli, dei singoli commi.

Quest'emendamento vedrà il nostro voto favorevole, oltre che la mia prima firma, per due motivi principali: il primo è la coerenza con il quarto comma dell'articolo 81 della Costituzione, che prevede vi sia contestualità tra obiettivi prefissati e relativi mezzi finanziari di copertura; in secondo luogo, proprio per quello che ha detto fino ad ora la collega Acciarini: noi ci preoccupiamo, data la certezza che ci sarà un aumento di oneri (per quello prima avevamo parlato dei termini), di definire almeno dei criteri, degli indirizzi per reperire i mezzi per far fronte a quegli oneri.

Quindi noi non attuiamo un intervento di tipo demagogico per mezzo di emendamenti, dicendo in termini assoluti quanto occorrerà prevedere; non facciamo un giochino di cifre al rialzo. Noi indichiamo dei criteri. Abbiamo individuato un criterio possibile nell’aumento, fino ad un limite massimo del 18 per cento e comunque in misura uniforme, delle aliquote relative ai redditi di capitale.

In questo modo, fuor d’ogni demagogia, abbiamo individuato una chiave certa per reperire, nella misura che sarà necessaria (abbiamo fissato anche un tetto massimo ed è evidente che là dove saranno necessarie risorse inferiori la percentuale dell’aliquota si abbasserà), questi mezzi.

Per tale motivo abbiamo sostenuto e sosteniamo con serenità il nostro ruolo di opposizione, in Commissione come in Aula. Non abbiamo fatto nulla di ostruzionistico o strumentale e sul merito interveniamo nei termini anzidetti.

Viceversa, cara Valentina Aprea, prima o poi, con i decreti legislativi di attuazione, dovrete per forza trovare qualcosa che abbia una coerenza ai fini della copertura, altrimenti non potrete coprire quegli oneri che - a nostro avviso con certezza, a vostro avviso sarà da vedere - si manifesteranno.

Per tali motivi, Signor Presidente, annunzio il nostro voto favorevole all’emendamento, sul quale chiediamo la verifica del numero legale (Commenti dal Gruppo AN).

D'ANDREA (Mar-DL-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ANDREA (Mar-DL-U). Signor Presidente, onorevole Sottosegretario, colleghi, noi stiamo insistendo molto su questi aspetti di carattere finanziario perché, come abbiamo avuto modo di dire in sede di discussione generale, essi sono in realtà la cartina di tornasole della volontà del Governo di procedere o meno ad un rilancio e ad un potenziamento del sistema pubblico nazionale di istruzione e quindi della possibilità di porre mano all’attuazione della proposta di riforma, così come viene sottoposta al voto del Senato.

In sede di espressione del parere sull’emendamento 7.2 (richiamo questo emendamento giacché è di contenuto assai simile a quello di cui si tratta) il presidente Asciutti eccepì che così formulato esso toglieva al Parlamento la possibilità di pronunciarsi di nuovo sul collegamento tra i decreti legislativi e le risorse finanziarie di cui essi avevano bisogno per l’attuazione.

L’emendamento 7.5 non presenta quello che secondo il presidente Asciutti sarebbe un difetto, poiché in questo caso si chiede di sottoporre la possibilità di varare il decreto legislativo alla adozione contestuale di un provvedimento legislativo che disponga di nuove entrate.

Queste ultime vengono indicate attraverso l’utilizzazione del meccanismo del livellamento delle aliquote fiscali al 18 per cento, secondo una posizione che abbiamo espresso anche in sede di discussione della delega fiscale, non ritenendo realistica l’ipotesi di un ulteriore abbassamento, ma ritenendo abbastanza realistica l’ipotesi di un livellamento al 18 per cento. I maggiori introiti che deriverebbero da questa operazione potrebbero consentire di finanziare gli interventi onerosi, e non possono non essere tali, previsti dalla riforma proposta.

Esprimiamo quindi il nostro voto favorevole all’emendamento proprio per l’impostazione di carattere metodologico che esso rappresenta e manifesta. Come ha affermato il collega Cortiana, non si tratta di un emendamento di tipo ostruzionistico. Certo, ci rendiamo conto che in sede di terza lettura è difficile da parte della maggioranza accogliere una proposta di modifica di questo tipo, anche se – riflettendoci bene – qualora un emendamento di questo tipo venisse accolto essa perderebbe oggi qualche settimana che riguadagnerebbe però, con gli interessi, in una fase successiva.

Inevitabilmente, infatti, se si vorranno adottare decreti legislativi credibili ci sarà bisogno di risorse finanziarie di sostegno, che attraverso questa strada già mettiamo in qualche modo a disposizione.

Io credo, signor Presidente, che dovremmo votare a favore dell’emendamento 7.5, anche per evitare il rischio di continuare a rimestare tutta la materia finanziaria nel piccolo paiolo delle risorse disponibili per la scuola. Avevamo sperato che il Ministro dell’istruzione approfittasse del fatto che in questo ramo del Parlamento fosse in discussione solo la parte finanziaria della riforma per rivolgere un appello al Senato a sostenerla nei confronti del Governo, al fine di prevedere più risorse a disposizione della scuola. Ciò non è accaduto e il Ministro non ha neanche detto quali risorse alternative ritiene di poter utilizzare per finanziare questa impegnativa parte della riforma.

Ci troviamo, quindi, nella condizione in cui, mentre approviamo la riforma, questa mattina uno dei quotidiani economici di più grande diffusione - tra l’altro, di solito molto preciso - rifà i conti relativamente a un’altra misura scellerata (consentitemi di usare questo termine, anche se non intendo esprimere un giudizio di qualità) che discende da una finanziaria precedente. Mi riferisco al decreto taglia classi, attraverso il quale si sono riformulati gli organici.

È paradossale che, nel momento in cui il Senato sta discutendo nella Commissione competente la legge sui piccoli comuni, ci troviamo a mettere in moto un meccanismo che riduce la presenza del sistema scolastico sul territorio delle aree più deboli, nelle quali ci sarebbe bisogno di un’attenzione maggiore, addirittura di compensazione, per quanto riguarda l’organizzazione del servizio pubblico scolastico.

Ecco quindi la carenza di organici, le scuole che chiudono o che si avviano ad una chiusura malinconica, per cui i genitori già da oggi decidono di non fare la preiscrizione dei propri figli per evitare di farli trovare in una scuola che magari non avrà i mezzi sufficienti per andare avanti. Noi vogliamo ridurre, interrompere questa precarietà con l'emendamento che abbiamo presentato.

Se dovessi sintetizzare il mio pensiero con uno slogan, direi che il Governo, invece di regolarizzare la posizione dei precari, ha precarizzato l’intera scuola con una politica economica di sostegno del tutto incongruente ed irrazionale, che non risponde né alle esigenze della scuola di oggi, né alle possibilità di espansione della scuola di domani.

Per tali motivi, riteniamo di dover votare a favore dell’emendamento 7.5. (Applausi dal Gruppo Mar-DL-U e del senatore Morando).

BRIGNONE (LP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BRIGNONE (LP). Signor Presidente, dichiaro il mio voto contrario all’emendamento 7.5, perché alcuni argomenti addotti dall’opposizione mi paiono posti in modo improprio.

Per esempio, la non certezza che una scuola rimanga aperta non dipende da altro se non dai parametri dimensionali, che non sono stati inventati da questa maggioranza, bensì dal precedente Governo nell’ambito di un provvedimento di razionalizzazione scolastica al quale peraltro abbiamo dato un contributo migliorativo.

La senatrice Acciarini ha addotto altre motivazioni, riferendosi, ad esempio, al costo dei passaggi da un ordine di scuola all’altro, dalla formazione professionale all’istruzione. Quello delle passerelle era un problema che esisteva già vigente la legge n. 30 del 2000. Allora, nonostante l’avessi domandato con molta insistenza, non ero riuscito a venire a capo nemmeno della competenza alla certificazione dei crediti acquisiti, per esempio nel campo della formazione professionale. Pare che fossero addirittura addossati alle amministrazioni provinciali.

Ora, è evidente che la preparazione per le lacune degli allievi che emergono è a carico della scuola ricevente, ma in questo momento nessuna scuola potenzialmente ricevente può quantificare quale potrebbe essere l’utenza interessata.

E quindi non si può quantificare una copertura finanziaria.

Piuttosto, la questione dell’anno integrativo deve essere posta più concretamente, ma mi pare che questo provvedimento già apporti miglioramenti, correzioni rispetto alla situazione precedente del cosiddetto anno propedeutico per i corsi quadriennali, che dà diritto all’accesso all’università. In quel caso l’anno propedeutico era davvero lasciato alla totale discrezione delle scuole che lo gestivano. (Applausi dai Gruppi LP, DS-U e Mar-DL-U. Congratulazioni).

 

 

Verifica del numero legale

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta poc’anzi avanzata dal senatore Cortiana risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.5, presentato dal senatore Cortiana e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.18.

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, voteremo con molta convinzione a favore dell’emendamento in votazione, che abbiamo presentato.

Esso tenta di recuperare alcune dimensioni della scuola che sono state trascurate sia dalla finanziaria di quest’anno sia da quella dell’anno scorso, ma soprattutto che in certi casi rischiano di essere autenticamente cancellate dal testo, quando esso entrerà in vigore.

Chiediamo che nel provvedimento siano previste "disposizioni normative che prevedano lo stanziamento delle necessarie risorse finanziarie anche al fine di rifinanziare il Fondo per l’offerta formativa di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, e al fine di garantire la continuità dei finanziamenti per i libri di testo di cui alla legge 20 gennaio 1999, n. 9". Si tratta di due questioni molto precise.

Nel Fondo per l’offerta formativa confluisce, per così dire, la risorsa dell’autonomia. Spesso ho detto che se si crede di aver adottato l’autonomia - come abbiamo fatto - prevedendo le norme e i regolamenti necessari ad andare avanti in questo senso, ogni anno (lo si può verificare dal fatto che la data del 1997 coincide con l’autonomia scolastica prevista dalla legge Bassanini9 vanno previste risorse a cui la scuola può attingere, appunto, per adattare la propria offerta formativa nel modo migliore al territorio e agli alunni che ha davanti a sé.

Sinceramente credevo che questo Fondo per l’offerta formativa avrebbe rappresentato una sorta di "consegna" da un Governo all’altro. Pensavo davvero che questo potesse costituire uno degli elementi in cui verificare concretamente l’atteggiamento bipartisan; il resto, altrimenti, sono chiacchiere che possiamo fare tutti.

In questo caso invece devo notare che nel 2001 il fondo per l'offerta formativa era di 258 milioni di euro, è sceso a 238 milioni di euro nel 2002, è sceso ulteriormente a 214 milioni di euro nel 2003, scenderà a 198 milioni di euro nel 2004.

Sinceramente da questo punto di vista non capisco neanche con quanta volontà di innovare abbia partecipato l'esponente che siede nei banchi del Governo. Constatiamo che il Ministro è assente ma apprezziamo che la sottosegretario Aprea sia sempre presente, abbiamo quindi un interlocutore costante che ha partecipato al dibattito sull'autonomia scolastica talvolta anche non condividendo, come è naturale, alcune nostre impostazioni e chiedendo a volte più autonomia. La sottosegretario Aprea è una delle persone che ha più esaltato l'autonomia, però mi dispiace dire che quando si fa parte di un Governo che fa questi tagli, sottosegretario Aprea, c'è qualcosa che non va. È facile infatti dire che si vuole concedere di più quando in realtà si sta stringendo.

Chiediamo quindi che abbiate chiaro questo collegamento anche perché un altro colpo grave sarà inferto - e su questo interverrò successivamente - quando parleremo dell'abrogazione della legge n. 9 del 1999 sull'elevamento dell'obbligo scolastico.

Questa legge non sarà la perfezione, caro collega Brignone, ma in questo modo tornate indietro. Dal momento in cui entrerà in vigore sulla Gazzetta Ufficiale il testo che è oggi al nostro esame, la legge n. 9 del 1999 sarà abrogata e quindi, di fatto, per quanto concerne l'obbligo scolastico, anziché prevedere 9 anni (che non erano forse la perfezione) si torna indietro a 8 anni. Francamente bisognerebbe capire che idea avete della scuola.

Questa legge n. 9, tra l'altro, proprio perché conscia della delicatezza del fatto di chiedere più scuola per tutti come noi facciamo, diceva che nell'ultimo anno dell'obbligo di istruzione, nel nono anno che voi cancellate (potevano essere 10 ed era anche previsto a regime, comunque era sempre meglio 9 piuttosto che 8), vi dovevano essere nelle istituzioni scolastiche - e di nuovo si parla di autonomia, signora Sottosegretario - sia iniziative formative sui principali temi della cultura, della società e della scienza contemporanee volte a favorire l'esercizio del senso critico dell'alunno (ricordo a tale proposito il lavoro comune svolto in Commissione con il senatore Dalla Chiesa, questa parte che sto richiamando era infatti oggetto di un suo emendamento accettato dal Governo, allora più flessibile dell'attuale nei confronti della maggioranza), sia iniziative di orientamento al fine di combattere la dispersione e di garantire il diritto all'istruzione e alla formazione, di consentire agli alunni le scelte più confacenti alla propria personalità e al proprio progetto di vita e di agevolare, ove necessario, il passaggio dall'uno all'altro degli indirizzi della scuola superiore.

Qui vi è a mio avviso l'altro errore: i passaggi ci saranno sempre, ma un conto è passare da una scuola all'altra, passare dal liceo scientifico all'istituto tecnico oggi e domani dal liceo scientifico al liceo tecnologico, un conto invece è fare questo tipo di operazione che state proponendo, quella cioè di canalizzare precocemente l'allievo nella formazione professionale, che non è scuola, è altro; non ho nulla contro la formazione professionale ma si tratta di altra cosa dalla scuola. Deve essere diversa, altrimenti non può svolgere la sua funzione e viene snaturata, è altro, è un addestramento al lavoro che deve avere i caratteri della flessibilità e della diversa organizzazione del lavoro e non può essere confusa con la scuola. Questo è il punto sul quale bisognerebbe capirsi.

Ho voluto citare questo comma 3, ormai quasi alla fine della sua vita, per dire che non avrà avuto una vita gloriosa ma certamente sopprimerlo è una grave responsabilità per il Governo, perché toglie qualcosa. Non era la perfezione, ripeto, ma dava qualcosa agli allievi della scuola italiana ed accanto a questo comma ci sono sempre state delle cifre e degli interventi.

Spiegherete voi, domani, ai cittadini italiani perché avete cancellato tutto questo. (Applausi del senatore Manzione).

BRIGNONE (LP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BRIGNONE (LP). Signor Presidente, la questione dell'obbligo formativo è strettamente connessa con la questione irrisolta dell'accreditamento dell'elevamento dell'obbligo scolastico; la questione degli istituti accreditati per l'assolvimento dell'elevazione dell'obbligo è stata risolta male e con molto ritardo e credo debba essere riaffrontata.

Sulla questione del finanziamento del fondo per l'offerta formativa dichiaro, a titolo puramente personale, la mia astensione. La vicenda dell'offerta formativa ha subìto alti e bassi collegati anche da alti e bassi dell'autonomia scolastica e soltanto un anno ci fu un finanziamento veramente significativo. Avrei voluto che in passato il finanziamento dell'offerta formativa si accompagnasse alla revisione dei fondi perequativi, misura che non mi risulta sia mai stata adottata. Siccome credo nell'autonomia scolastica e nella necessità di finanziare l'offerta formativa, anche perché sono stato relatore di un provvedimento al riguardo in Commissione, mi asterrò a titolo puramente personale sull'emendamento.

PRESIDENTE . Metto ai voti l'emendamento 7.18, presentato dalla senatrice Pagano e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.16.

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, l'emendamento 7.16 si ricollega alle considerazioni precedentemente espresse, soffermandosi in particolare sul finanziamento relativo alla gratuità dei libri di testo.

Non comprendo come non ci si renda conto che si stanno sottraendo risorse. Apprezzo il senatore Brignone il quale ha dichiarato la sua astensione nella votazione dell'emendamento precedente, a cui non si è sentito di fare il pollice verso perché ha riconosciuto il fondamento delle nostre osservazioni. Anche l'emendamento 7.16 dovrebbe ricevere un atteggiamento analogo. Quanto è oggi in vigore non sarà la perfezione, ma ora per l'ultimo anno, cioè il nono, i ragazzi, che non avranno più l'obbligo di andare a scuola, perdono il finanziamento per i libri di testo. La Costituzione all'articolo 34 prevede che l'istruzione è obbligatoria per un minimo di otto anni. Quando i padri costituenti dettarono tale previsione pensavano probabilmente che la Repubblica, molto rapidamente, avrebbe dato di più alle ragazze e ai ragazzi italiani. Ci sono voluti molti anni per dare qualcosa in più, ma adesso ci stiamo pentendo e torniamo indietro. Alla caratteristica della gratuità del nono anno si collegava anche la disponibilità di libri di testo gratis.

Questo non sarà più: si sottraggono altre risorse che finiranno ad altre destinazioni, considerato che il ministro Tremonti ha una certa attenzione in questa materia; 100 milioni di euro sono sottratti alle ragazze e ai ragazzi italiani che per quell'anno non avranno più il diritto ai libri di testo gratuiti. Questo anno è vuoto di risorse non solo per i libri di testo, ma anche per le attività. Adesso un ragazzo può terminare di fatto il suo percorso di istruzione e formazione a 14 anni. Questo avverrà, colleghi, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del testo in esame, il resto sono parole.

Voi sapete che nell'anno precedente all'ingresso nel mondo del lavoro i ragazzi sono abbandonati a se stessi, non hanno più un percorso di formazione previsto e obbligatorio con le conseguenze di natura economica che è necessario prevedere. Quando è stata prevista l'abrogazione della legge n. 9 del 1999, che il Governo avrebbe potuto valorizzare se non fosse stato preso da quella che io chiamo furia abrogativa, non ci si è resi conto che si stavano sfilando risorse al settore di cui il Ministro proponente è il massimo dirigente.

Quindi, trovo l’episodio molto grave e ritengo veramente che queste argomentazioni che stiamo esponendo – capisco la disattenzione generale – non siano ostruzionistiche. Penso davvero che dobbiamo dare voce a questi problemi; è il nostro dovere.

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CORTIANA (Verdi-U). Signor Presidente, con il voto favorevole a questo emendamento vogliamo segnalare un paio di questioni.

La prima è la coerenza con il provvedimento sulla gratuità dei libri di testo, che fortemente avevamo voluto nella scorsa legislatura come Verdi. In coerenza con quanto ha detto la collega Acciarini prima, vorrei ricordare che già allora, in una epoca di ristrettezze economiche, quello era considerato un primo allargamento. Si partiva dai libri di testo, ma si parlava anche della possibilità di corsi teatrali, di cinematografia, di Internet. Si trattava di un inizio, per noi molto significativo.

Qui oggi, come è stato detto, si torna indietro; ma c’è un altro elemento. Anche laddove si verificassero eventuali condizioni di non ristrettezza di fondi, con l’abrogazione della legge n. 9 del 1999 verrebbe a mancare il riferimento normativo per poterli eventualmente impegnare. Questo è il paradosso che si viene a determinare con questo tipo di legge e che abbiamo già sottolineato anche in Commissione al Governo e ai colleghi della maggioranza.

Non è stata prevista una norma transitoria, di raccordo, mentre si abrogano leggi intere. Si tratta di un problema molto grave che ricadrà sulle spalle e sulla pelle sia della scuola dell’autonomia sia degli studenti, che non soltanto non usufruiranno di un’estensione dell’offerta formativa, ma saranno costretti a compiere dei passi indietro, anche laddove ci fosse invece la volontà di compierli.

Eventualmente, occorrerà un altro disegno di legge per consentire una copertura normativa, laddove ci fossero le risorse e si volesse investire sui libri di testo gratuiti o su altre questioni che prima richiamavo.

Per questo motivo, voteremo a favore dell’emendamento in modo convinto. Chiedo inoltre la verifica del numero legale.

 

 

Verifica del numero legale

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.16, presentato dalla senatrice Franco Vittoria e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.13.

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, vorrei ricordare che noi stiamo ponendo il problema delle risorse, sul quale c'è in questo momento nella scuola italiana una forte apprensione, di cui noi riteniamo nostro dovere farci interpreti, proprio perché il complesso delle norme, cioè le precedenti finanziarie sono state tutte di tagli. Vi ricordo che quest'anno per la prima volta negli anni recenti il Ministero della pubblica istruzione ha un meno nel proprio stato di previsione: meno 300 milioni di euro. In più, poi, gli effetti di tutto questo sono stati esaltati ulteriormente anche dal fatto che il decreto taglia-spese è intervenuto pesantemente, proprio in chiusura dell'anno finanziario precedente, e sta dispiegando i propri effetti anche in questo esercizio finanziario, per cui le scuole sono in gravissime difficoltà anche sotto il profilo delle spese correnti.

Prima vi ho parlato degli interventi di qualità, perché certamente questo è quello che ci interessa; ma ci sono anche nella scuola tante piccole spese e tante necessità che devono essere comunque oggetto di interesse e di adeguata previsione di risorse.

Ebbene, posso dirvi che in questi giorni le scuole sono anche in difficoltà da questo punto di vista, ed il Sottosegretario lo sa. A causa del decreto taglia-spese, ci sono scuole che hanno subìto dei tagli che gli impediscono anche l'ordinaria amministrazione. Questo richiamo generale, mentre in precedenza abbiamo fatto dei richiami specifici, è un richiamo al fondo perché esso sia finanziato; altrimenti, di parole sull'autonomia scolastica se ne possono dire tante, senza però dare alla scuola quei minimi strumenti necessari per andare avanti. (Applausi del senatore Bedin).

PRESIDENTE . Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.13.

 

CORTIANA (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Cortiana, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.13, presentato dalla senatrice Acciarini e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.14.

D'ANDREA (Mar-DL-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ANDREA (Mar-DL-U). Signor Presidente, l'emendamento 7.14 cerca di rimediare, nella forma possibile in questa fase della procedura di approvazione del disegno di legge, al vuoto che si verrà a determinare con l'abrogazione della legge n. 9, che è disposta dal medesimo articolo, e che farà venir meno la base giuridica e la disponibilità delle risorse finanziarie per alcune materie che hanno a che fare con la vita ordinaria degli istituti scolastici autonomi ed anche per alcune materie che noi avevamo concepito nel disegno precedente come strategicamente complementari al rilancio dell'offerta formativa, quali quelle connesse in parte al diritto allo studio (è stato già ricordato tutto quello che è relativo alla distribuzione dei libri di testo).

Ora, noi riteniamo che si determini una condizione di particolare difficoltà, con l'abrogazione della legge n. 9 del 1999, e per questo sollecitiamo ancora il Governo all'adozione di un provvedimento urgente che noi già indichiamo, con quest'emendamento, nella forma che potrebbe avere, almeno per quello che riguarda la continuità dei finanziamenti per il diritto allo studio, pur sapendo che, qualora si approvasse questa legge e anche qualora si approvasse quest'emendamento, vi sarebbe ugualmente una fase di vuoto per la disposizione che la legge contiene e che deriva dall'improvvida decisione di cancellare con un colpo di spugna la legge n. 9 del 1999 e la legge n. 30 del 2000, come se fossero delle escrescenze da amputare rispetto al corpo sano della scuola e non delle risorse da utilizzare per il rilancio dell'offerta formativa e del sistema pubblico di istruzione.

Noi quindi invitiamo i colleghi senatori a votare a favore di quest'emendamento, come degli altri dello stesso tenore, proprio con l'idea di rendere più impegnativa, per l'ulteriore iter della riforma, la possibilità di utilizzazione di finanziamenti che non determinino carattere di discontinuità nell'offerta formativa e nel sostegno del diritto allo studio.

Noi crediamo (l'abbiamo già detto in sede di discussione generale) che l'aver scelto la strada di sostituire all'obbligo scolastico previsto dalla Costituzione un insieme di misure per ora incerte e che potrebbero avere anche il risultato di eludere quel riferimento all'obbligo scolastico, comunque richieda una dotazione di risorse finanziarie sostenuta per poter considerare credibile l'azione che si va a proporre, e queste risorse finanziarie hanno anche a che fare con queste materie relative al diritto allo studio richiamate dalla legge n. 9 del 1999 (la senatrice Acciarini ci si è a lungo soffermata nei suoi interventi precedenti).

Noi insistiamo per il voto favorevole su quest'emendamento 7.14, con l'idea di evitare alla scuola ulteriore arretramento e anche con l'idea di evitare che magari al Ministro del tesoro venga in mente di trasferire anche i risparmi così ottenuti al di fuori dell'area delle rubriche di bilancio del Ministero dell'istruzione e dell'università, come mi pare stia accadendo per i risparmi conseguiti dalla finanziaria, laddove le risorse liberate con il decreto "salva-deficit" finiranno inevitabilmente, anziché con l'essere utilizzate per materie connesse a quelle di competenza del Ministero dell'istruzione e dell'università, con l'essere utilizzate magari per sostenere alcune spese straordinarie che si vanno a realizzare.

Allora, il nostro fermo invito, con l'approvazione di quest'emendamento, è di evitare che ciò accada e quindi di evitare ulteriori sofferenze alla scuola italiana, agli istituti scolastici autonomi e a coloro che dalle misure di sostegno del diritto allo studio si attendono di poter in qualche modo mettersi alla pari con gli altri più fortunati, essendo le misure del diritto allo studio di importanza strategica nella vita e nello sviluppo della scuola nazionale.

CORTIANA (Verdi-U). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Cortiana, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero di senatori è stata chiesta la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 7.14, presentato dalla senatrice Acciarini e da altri senatori.

Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

I senatori favorevoli voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.15.

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, l’emendamento 7.15, che chiediamo all’Aula di approvare, vuole inserire nel testo una parola che ci sembra assai importante: "continuità".

Vedete, la volontà di migliorare e di cambiare è giusto che sia nelle aspirazioni di ogni forza politica nel momento in cui giunge al governo di un Paese. Ritengo questo un atteggiamento naturale della democrazia, così come è prevedibile che nell’alternarsi delle forze politiche al governo del Paese (anche questo naturale in una democrazia) vi siano diversi orientamenti, diversi indirizzi di politica scolastica, come di altri tipi di politiche.

Quello che tuttavia ci lascia assai perplessi è il fatto che in questo atteggiamento di mutamento, di trasformazione - che noi non condividiamo, anzi che riteniamo un passo indietro - vi sia un’assoluta disattenzione per gli effetti che questi stop bruschi che state imponendo a leggi vigenti possono procurare sulla scuola.

La parola "continuità" contenuta nel testo del nostro emendamento ha proprio questo valore, quello di voler garantire la prosecuzione di qualcosa che si sta svolgendo e soprattutto di continuare a finanziare il diritto allo studio.

Come ha ben detto poc’anzi il collega D’Andrea, ciò che accadrà è davvero preoccupante, in quanto al concetto di obbligo di istruzione, che è un principio costituzionale, questo testo sostituisce qualcosa di estremamente fumoso. Non faccio questa affermazione tanto per fare una battuta, ma perché, colleghi, il testo è realmente fumoso. Basta leggere la parte concernente questo aspetto, là dove si afferma: "è assicurato a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni" e questo farebbe pensare a chissà quale estensione, di un qualcosa comunque diverso "o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età (…)".

Peccato però che subito dopo si affermi: "nei termini anzidetti di diritto all’istruzione e formazione e di correlativo dovere viene ridefinito" e questo è molto grave e non ci sembra accettabile perché una legge ordinaria ridefinisce la Costituzione "ed ampliato l’obbligo scolastico di cui all’articolo 34 della Costituzione (…)".

Ecco poi la chicca, la perla di tutto il ragionamento: "L’attuazione graduale del diritto-dovere predetto è rimessa ai decreti legislativi (…)". Aggiungiamo che stiamo votando una modifica che la Commissione bilancio della Camera ha voluto, con cui si stabilisce che prima dell’adozione di ogni decreto legislativo sarà necessario un provvedimento legislativo che assicuri la relativa copertura finanziaria (e spero che nessuno oserà sostenere, ma sono certa in questo senso della serietà del Governo, che l’attuazione del diritto-dovere all’istruzione, così come la definite, sia a costo zero). Quindi voi cancellate una legge vigente, che era nata con la sua copertura finanziaria e che prevedeva dei fondi, e sostituite ad essa il rinvio, cioè il nulla.

Si attuerà gradualmente attraverso i decreti, ma questi ultimi, per poter essere emanati, hanno bisogno di un provvedimento legislativo che garantisca le risorse necessarie.

Mi sembra abbastanza evidente ciò che sta avvenendo: state abbassando l’obbligo scolastico e quindi, di fatto, non garantite il diritto allo studio. Quando questo testo sarà approvato, si potrà smettere di andare a scuola praticamente a quattordici anni di età; è questo il dato di fatto. Poi, per carità, sperare non è vietato a nessuno e ci possono essere speranze per l’avvenire, ma quando si è al Governo si dovrebbe fare qualcosa di più che sperare: si dovrebbero avanzare proposte concrete, si dovrebbe dire cosa si intende realmente fare, si dovrebbero stanziare le risorse necessarie. Siamo molto preoccupati. Credevamo veramente che quello della continuità fosse un valore che avreste dovuto sentire il dovere di garantire.

Aggiungo che, purtroppo, qualche segnale spiacevole c’era già stato. Infatti, come sapete bene, quando il Ministro lo scorso anno ha stipulato intese con alcune Regioni governate dalla Casa delle Libertà ha fatto finta che la legge n. 9 del 1999 non esistesse. Adesso agirà sulla base di una normativa vigente, ma finora non ha rispettato la legge, tant’è che anche il TAR della Lombardia ha dato ragione ai ricorrenti contro questa gestione così leggera dell’obbligo scolastico da parte del Ministero.

Abbiamo inserito la parola "continuità" nel diritto allo studio. Mi sembra un valore fondamentale su cui tutti dovremmo essere d’accordo e su cui non dovrebbero essere consentite quelle che, a mio giudizio, sono innanzitutto delle improvvisazioni.

 

 

Verifica del numero legale

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CORTIANA (Verdi-U). Signor Presidente, chiediamo che la votazione dell’emendamento 7.15 sia preceduta dalla verifica del numero legale.

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.15, presentato dalla senatrice Acciarini e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Ricordo che l’emendamento 7.17 è precluso dalla reiezione dell’emendamento 7.14.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.12 (testo corretto).

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, voteremo convintamente a favore di questo emendamento perché ci sembra molto opportuno.

Come tutti i colleghi che possono esaminare l’emendamento possono vedere, con questa proposta modificativa chiediamo che la Commissione bilancio operi una valutazione per i profili finanziari, così come effettui una valutazione la Commissione parlamentare per le questioni regionali, anche nella sua composizione integrata ai sensi dell’articolo 11 della legge che ha modificato il Titolo V della Costituzione. Siamo convinti che questo richiamo alla Commissione parlamentare per le questioni regionali sia estremamente opportuno.

Il testo, tra l’altro, da questo punto di vista, ha - per così dire - una strana origine perché la signora Ministro, che è intervenuta più volte affermando che non avrebbe applicato la legge n. 30 (tacendo però sul fatto che non avrebbe applicato nemmeno la legge n. 9 del 1999, come ha cercato di non fare), ha aggiunto che era necessario che vi fosse questo momento di modifica perché c’era stata la modifica del Titolo V della Costituzione.

In realtà il testo che la signora ministro Moratti ha portato alle Camere, quello che stiamo esaminando, è il più centralistico che si possa immaginare. Le Regioni, fra l’altro, hanno espresso pareri rispetto al testo, come voi sapete, non troppo convinti (anche da parte di Regioni che politicamente potevano essere omogenee rispetto al Governo nazionale), perché in realtà non c’è attenzione al rapporto con le Regioni che, in forza della modifica del Titolo V della Costituzione (di questo siamo convinti) hanno specifiche competenze e responsabilità anche in materia legislativa.

Vogliamo che vi sia attenzione sulla questione. È un tentativo di rimediare - sia pure, per così dire, in una parte del provvedimento (su cui a suo tempo avevamo presentato anche altri emendamenti) - a questa grave carenza che mostra il provvedimento, che, per così dire, si ricorda degli aspetti regionali solo sul tema dei piani di studio (qui vengono ancora denominati così) per precisare che esiste una quota della Regione. Anche in questo caso nella grande incertezza, perché non si capisce se tra l’altro priverà la scuola di quella autonomia per quel che riguarda la quota del 15 per cento dei programmi: anche questo ci preoccupa. D’altra parte, questo carattere indefinito rischia veramente di non garantire il nostro sistema nazionale di istruzione coi caratteri di omogeneità che sono auspicabili, pur nel rispetto delle differenze e delle particolarità; ma in questo senso la nostra politica nei confronti dell’autonomia scolastica e degli enti locali dà ragione di che cosa pensiamo da questo punto di vista.

Le Regioni in questo testo di fatto effettivamente sono messe molto in sordina, anche perché il Ministro tra l’altro si è appropriata con forza della formazione professionale, perché la vuole utilizzare per l’obbligo scolastico, quindi detta legge su questa materia. Ma al di là di questo, scatta un problema. State lavorando contemporaneamente ad un testo di riforma costituzionale che prevede ancora un altro aspetto. Vale a dire prevede che le Regioni possano attivare una propria competenza legislativa esclusiva su alcune materie tra cui ci sono proprio temi della scuola: l’organizzazione degli istituti scolastici, le quote di programmi scolastici (tornano i "programmi" e il fatto che abbiate riscritto questo termine ha lasciato talmente stupite alcune persone che si chiedevano come fosse possibile: io ho risposto che si poteva anche tornare indietro di vent’anni). A quel punto ciascuna regione può decidere quale parte dei programmi è di suo interesse specifico e quindi, tra l’altro, crea il famoso federalismo a due velocità, con tutte le conseguenze che questo può avere sulle nostre istituzioni.

Vorrei davvero che si provasse anche solo per un attimo ad adottare un atteggiamento di coerenza tra i testi che si propongono. Qui invece abbiamo provvedimenti che si succedono senza alcun coordinamento. State votando una cosa, ma ne state preparando un’altra. Mi chiedo veramente come mai, invece, l’attenzione alle Regioni non abbiate potuto viverla in questo testo, come penso che sarebbe stato giusto. È certamente una caratteristica importante del nostro ordinamento aver assegnato alle Regioni delle competenze specifiche, ma pur sempre avendo chiaro che tutte queste competenze vanno coordinate a livello istituzionale. Quindi non vedo perché, ad esempio, i decreti legislativi (che andranno ad incidere in materia di competenza regionale: su questo siamo pronti a scommettere) non debbano ricevere il parere anche della Commissione parlamentare per le questioni regionali, che in questo senso potrebbe fornire un apporto davvero molto importante.

Altrimenti si rischia che la mano sinistra non sappia ciò che fa la destra e state mettendo insieme una serie di provvedimenti che hanno una sola caratteristica: tutti insieme dissestano la scuola italiana.

 

 

Verifica del numero legale

 

CORTIANA (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE . Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.12 (testo corretto), presentato dal senatore D'Andrea e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 7.3, presentato dal senatore Cortiana e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.11.

D'ANDREA (Mar-DL-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ANDREA (Mar-DL-U). Signor Presidente, voteremo a favore dell'emendamento 7.11 e raccomandiamo ai colleghi del Senato di fare altrettanto perché riteniamo importante la questione del coinvolgimento in sede di ulteriore iter dei decreti delegati previsti da questa legge delega, della Commissione parlamentare per le questioni regionali che viene individuata dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, all'articolo 11, come sede nella quale affrontare le questioni inerenti alle competenze miste tra lo Stato e le autonomie locali.

Riteniamo che ciò debba essere fatto proprio per evitare che prevalga un'impostazione minimalista come quella avanzata dai colleghi della 1a Commissione in sede di espressione del parere, che hanno sostenuto che le Commissioni da inserire nel procedimento di approvazione dei decreti delegati vengono stabilite dal Regolamento oppure dagli atti della Presidenza del Senato.

Vogliamo evitare questa interpretazione minimalista, in quanto la modifica introdotta dall'articolo 11 della legge costituzionale n. 3 del 2001 è diretta e voleva espressamente conseguire il risultato di una costituzionalizzazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali nella fase transitoria, fino a quando cioè non si realizzerà l'altro disegno della costituzione del Senato delle Regioni e delle autonomie.

Ci aspettavamo per la verità che su questa materia la maggioranza e il Governo assumessero un atteggiamento diverso, che poteva anche non essere quello dell'accettazione dell'emendamento, essendo noi in terza lettura, ma poteva essere quello della condivisione del problema e dell'indicazione di un percorso impegnativo a salvaguardia di questo risultato. Invece, anche di fronte a questo emendamento, abbiamo registrato un approccio di tipo burocratico sia da parte della maggioranza sia da parte del Governo.

Settori della maggioranza, come la Lega, ritengono forse che la proposta in questione finisca per legittimare la riforma del Titolo V della Costituzione; mi rendo conto che, contestando loro in toto il Titolo V e preferendo rifugiarsi nel modello della cosiddetta devolution che hanno cominciato ad attivare, possano essere contrari a questa formulazione dell'emendamento. Se questa è però la motivazione che può spingere la Lega ad essere contraria, per motivi esattamente speculari e di segno opposto non dovrebbero essere contrari gli altri colleghi della maggioranza, quelli che hanno sostenuto che l'attuazione del Titolo V deve precedere la devolution di Bossi.

Una maniera per rendere concreta questa linea è quella di prevedere, in un punto di snodo tra la legge delega proposta dal ministro Moratti e l'attuazione del Titolo V della Costituzione attraverso il disegno di legge proposto dal ministro La Loggia, un momento di raccordo, cioè il rinvio dei decreti delegati al parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

 

(Segue D'ANDREA). La Commissione parlamentare per le questioni regionali non esprime un parere meramente consultivo, ma esprime un parere che una volta si poteva definire rafforzato, in ordine al quale, qualora non ci si volesse adeguare, è possibile sollevare diversamente le questioni avanzate. Ci rendiamo conto che a configurare la violazione di alcuni precetti costituzionali di questo disegno di legge delega vi è ora l'ulteriore volontà della maggioranza di impedire l'attenuazione o la riduzione del vulnus.

Per questa ragione insistiamo per un voto favorevole all'emendamento 7.11, al fine di evitare sia una condizione di confronto traumatico tra i diversi livelli istituzionali nell'esercizio successivo delle scelte invocate dalla legge delega in ordine alla politica scolastica e al sistema di istruzione, sia un aggiramento della prescrizione dell'articolo 11 della legge costituzionale n. 3 del 2001 che indicava la via di superamento del conflitto potenziale.

Qualcuno dice che siamo profeti del male, ma è facile prevedere che, non avendo accettato la proposta e ostinandosi nella posizione di non provvedere neanche successivamente, questa legge aprirà numerose possibilità di impugnativa davanti agli organi di giurisdizione. Ciò renderà ancora più incerto un cammino che la mancata previsione finanziaria rende già precario. Il Gruppo della Margherita voterà a favore dell'emendamento 7.11. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U).

 

 

Verifica del numero legale

 

CORTIANA (Verdi-U). Chiediamo la verifica del numero legale.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

 

Il Senato è in numero legale.

 

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1306-B

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.11, presentato dal senatore Cortiana e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Metto ai voti l'emendamento 7.4, presentato dal senatore D'Andrea e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione dell'articolo 7.

ACCIARINI (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ACCIARINI (DS-U). Signor Presidente, l’articolo 7 è la parte del testo che era stata emendata dalla Camera dei deputati e che ha permesso di svolgere ancora alcune considerazioni su questo provvedimento. Soprattutto ha permesso di mettere in risalto quel che noi avevamo spesso detto.

Credo che tutti coloro a cui stanno a cuore le sorti della scuola italiana dovrebbero guardare con sospetto il ministro Moratti quando compare in televisione e annuncia grandi trasformazioni e investimenti destinati a rendere finalmente europeo il nostro sistema scolastico.

Infatti, finanziaria dopo finanziaria, decreto dopo decreto, il Ministro sta invece accettando che al suo Dicastero siano sottratte risorse indispensabili per lo stesso funzionamento ordinario. Si tratta di una contrazione - l’abbiamo detto ma lo vogliamo ripetere - che corrisponde per il triennio 2003-2005 a una perdita complessiva di 2,1 miliardi di euro, circa 4.000 miliardi di lire. Anche questo testo e questo articolo, su cui pronunciamo il nostro voto contrario, indicano questo progressivo impoverimento della scuola italiana perché, al termine di questo faticoso percorso parlamentare, peraltro blindato (non voglio annoiarvi, ma vi prego di confrontare il testo che fu presentato al Consiglio dei Ministri circa un anno fa e quello che ci accingiamo a licenziare), la differenza è fondamentalmente basata sull’accentuazione dei caratteri di incertezza che esso denota, sulla manifesta presenza di una situazione di difficile attuazione.

Autorevoli esponenti della maggioranza, tra cui il relatore, senatore Asciutti, presidente della Commissione istruzione del Senato, ci hanno invitato a valutare positivamente questa modifica dicendo che in fondo stabilisce quel che noi volevamo. No, presidente Asciutti, essa chiarisce quel che noi temevamo, ed è un’altra cosa. Che uno poi si debba rallegrare di veder scritto nero su bianco quello che temeva, cioè che questa legge di fatto continua nell’azione di impoverimento della scuola italiana, non ci rallegra troppo. Certamente ci può dare in qualche modo la soddisfazione di aver previsto giusto.

Capisco le vostre perplessità. I più di quaranta di ordini del giorno con cui questo testo è stato accompagnato nella votazione alla Camera dei deputati la dice lunga; molti deputati della maggioranza hanno cercato in qualche modo di correggere questa proposta nella fase finale, ma senza poter incidere direttamente sul testo.

Vi dico sinceramente che ritengo che dal momento in cui il testo sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore, accadranno sicuramente tre cose. Le altre sono tutte incerte; queste sono sicure.

La prima. Diventerà un terno al lotto l’età di ingresso nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare. Le famiglie non sapranno a che età si accederà a queste scuole. Dipenderà da dove si trovano, in quale comune risiedono, quali sono le caratteristiche delle scuole che hanno vicino. Sarà veramente il caos.

Vorrei aggiungere che tutto questo crea delle aspettative, ma al tempo stesso rischia - ripeto, lo sappiamo tutti - di incidere negativamente sulla scuola dell’infanzia, che tutti riconoscono essere un valido modelli didattico e pedagogico. Lo sapete, la nostra scuola è apprezzata dappertutto, e la state rovinando perché - ripeto - ci voleva un’altra attenzione, un’altra cura verso i bambini che devono inserirsi anticipatamente. Non ci voleva una previsione - permettetemi l’espressione - così rozza, così poco documentata rispetto alle esigenze reali dei bambini, così poco finanziata in questa trasformazione.

Quindi, dal 1° settembre 2003 i bambini, le bambine e le loro famiglie non avranno più un quadro certo dello sviluppo della formazione nella scuola dell'infanzia e nella scuola elementare. Che non stia dicendo delle bugie, cari colleghi della maggioranza, lo dimostrano gli ordini del giorno - ve ne ho letto uno, ma ce ne sono degli altri - che i vostri colleghi hanno voluto approvare alla Camera.

L'altro grande problema è che dal momento in cui questa legge entrerà in vigore saremo il primo Paese, sicuramente d'Europa, ma forse del mondo, a ridurre la durata dell'obbligo scolastico. Anche a questo proposito vorrei essere chiara. Non si vuole esaltare l'attuale situazione; era chiaro che i 9 anni dovevano o essere vissuti in una diversa articolazione degli studi, del resto prevista nella riforma dei cicli, o comunque si poteva pensare molto giustamente ad un innalzamento. Ma sostenere che i 9 anni, così come erano organizzati, non fossero la cosa ottimale non giustifica assolutamente questo arretramento. Tra l'altro, rischiate veramente di lasciare per un anno i ragazzi senza nessuna proposta nell'ambito dell'istruzione e della formazione.

Questo fatto si ripercuote poi negativamente su un altro aspetto. Al termine della scuola media a questo punto si sceglie: o si va nel sistema scolastico attraverso i vari tipi di liceo, per cui il Ministro si sta inventando i colori dell'arcobaleno (a noi è un altro arcobaleno quello che piace), o si va invece nel sistema della formazione professionale. La quale, tra l'altro, è una cosa importante, è un qualcosa che deve esserci al termine dei percorsi scolastici. È giusto che ci sia una formazione professionale al termine dell'obbligo, è giusto che ci sia una formazione professionale collegata all'uscita dal sistema dei licei, e quindi al momento del diploma, è giusto che ci sia formazione professionale lungo tutto l'arco della vita, perché è il raccordo tra l'istruzione ed il lavoro, ma non è sostitutiva, non è alternativa, mentre voi adesso la fate diventare alternativa, abbassando complessivamente il livello culturale del Paese.

In questi anni si è registrato un aumento della scolarità: i 50.000 ragazzi che si sono iscritti alla scuola dell'obbligo per effetto della legge n. 9 del 1999 in misura estremamente elevata (34.000, cari colleghi) hanno poi proseguito gli studi. Voi state cancellando questo piccolo vantaggio. Uso dei termini semplici e non sto facendo in qualche modo un elogio acritico del passato, sto cercando di ragionare: voi state togliendo, attuate una selezione precoce e cercate di attuarla più presto che si può.

C'è una frase con cui mi sembra giusto chiudere il mio intervento, una frase scritta dai ragazzi di Barbiana molti anni fa in "Lettere a una professoressa": "Il frutto della selezione è un frutto acerbo che non matura mai". Voi state preparando per la scuola italiana un tempo di carestia. Noi, come ha detto bene Albertina Soliani, cercheremo di rappresentare un progetto di speranza per accompagnare la scuola italiana ed il Paese nel tempo difficile del Governo della Destra. Cercheremo di fare tutto quello che possiamo perché la scuola italiana riesca ad attraversare questo difficile periodo, per giungere finalmente, come ha detto molto bene la collega Soliani, ad un diverso approdo in corrispondenza di quelle che sono le attese della scuola e dell'Italia. Ancora una volta, insomma, coniugheremo il pessimismo della ragione con l'ottimismo della volontà. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U).

D'ANDREA (Mar-DL-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ANDREA (Mar-DL-U). Signor Presidente, onorevole Sottosegretario, colleghi senatori, a questo punto dobbiamo procedere alla votazione dell'unico articolo modificato dalla Camera dei deputati.

Abbiamo espresso in sede di discussione generale le nostre riserve e le nostre critiche in ordine ai contenuti di quest'articolo, nonostante le positive modifiche che si sono registrate per iniziativa della Commissione bilancio della Camera, modifiche che noi riteniamo positive soprattutto per gli aspetti procedurali e che hanno consentito di riportare all'interno di un rispetto almeno formale dell'articolo 81 della Costituzione alcune delle previsioni di questa legge. Si tratta di modifiche positive che però, come abbiamo già detto, non ci sembrano sufficienti, nemmeno dal punto di vista contabile e della corrispondenza alle prescrizioni dell'articolo 81 della Costituzione.

Colleghi senatori, quest'articolo 7 che votiamo ora nel suo insieme così come risulta emendato dalla Camera, riassume tutto il disegno contenuto nella legge di delega che viene proposta alla nostra attenzione. Infatti, se lo si leggesse con attenzione, alla luce peraltro delle modifiche introdotte, si vedrebbe che nei primi commi dell'articolo 7 si disciplina l'adozione dei regolamenti per la "individuazione del nucleo essenziale dei piani di studio scolastici per la quota nazionale", per la "determinazione delle modalità di valutazione dei crediti scolastici" e per la "definizione degli standard minimi formativi, richiesti per la spendibilità nazionale dei titoli". Ai commi successivi, invece, si definiscono le procedure con le quali si procederà all'adozione di quei regolamenti e al comma 4 si prescrivono le disposizioni che renderanno possibile la sperimentazione graduale, entro i limiti di bilancio, della scelta dell'anticipo dell'iscrizione alle scuole di infanzia e conseguentemente al primo ciclo della scuola dell'obbligo.

Vi sono poi gli altri commi, cioè quelli che disciplinano più direttamente la materia finanziaria e le procedure che dovranno essere seguite, e infine i due commi abrogativi delle leggi n. 30 del 2000 e n. 9 del 1999.

Come vedete da quest'elenco che ho voluto rifare per nostra comune consapevolezza, quest'articolo contiene la sintesi di tutto quello che sta scritto nel disegno di legge di delega, ragion per cui l'approvazione di quest'articolo è un po’ come l'approvazione della legge nel suo complesso. D'altra parte, se cancellassimo quest'articolo 7, non resterebbe davvero nulla rispetto a quel poco che già resta dopo l'approvazione eventuale di quest'articolo 7.

Che cosa noi eccepiamo, soprattutto? Lo abbiamo detto in sede di discussione generale e di illustrazione degli emendamenti: noi eccepiamo che in realtà viene in evidenza la debolezza di un approccio tutto abrogativo, tutto fatto in maniera tale da conseguire come risultato primario la cancellazione di quello che c'era prima, con non molta cura di conseguire invece un risultato di espansione del sistema scolastico nel suo complesso.

L'operazione viene fatta anche con una certa ruvidezza, diciamo così, che comporterà dei vuoti normativi, che abbiamo più volte richiamato anche in questa sede e che noi ci auguriamo il Governo voglia trovare il modo di riempire per evitare un collasso della scuola italiana, soprattutto un'incertezza generale.

Ma l'operazione di cancellazione porta a un risultato, cioè che si distrugge assai più di quello che si costruisce, mentre una politica riformatrice avanzata dovrebbe avere come obiettivo quello di far fare un passo avanti, non dieci passi indietro e poi ricominciare, altrimenti finisce con l'essere una risposta asfittica, pigra, più legata ad altre esigenze che non a quella di trovare una risposta adeguata alle sfide che dal mondo della scuola e dalla società si rivolgono alle istituzioni affinché il sistema scolastico e formativo ritrovi una centralità nelle politiche del nostro Paese.

Noi avevamo offerto al Governo un’altra strada. Avevamo suggerito di modificare parzialmente la legge n. 9 del 1999 e la legge n. 30 del 2000, senza determinare soluzioni di continuità. Ci eravamo dichiarati disposti ad un confronto sugli emendamenti. Ci eravamo dichiarati disposti a trovare insieme i punti critici sui quali accentrare la nostra iniziativa, anche con diversi percorsi, senza inciuci, senza pasticci, ma con l’idea dell’indicazione in evidenza di quel che c’era di importante in una riflessione di questo tipo, in modo tale da poter socializzare, anche presso l’opinione pubblica, un impegno diverso delle istituzioni per il mondo della scuola.

Avevamo chiesto di procedere alla riforma attraverso un sistema di consultazioni ampie, delle organizzazioni sindacali, delle forze sociali. Ci è stato risposto con quella piccola cosa degli "Stati generali", sui quali peraltro mi sembra che le critiche siano venute più dalla maggioranza che non dall’opposizione (e la nostra era scontata perché questo pseudo modello giacobino che ci era stato proposto attraverso gli "Stati generali" non lo abbiamo per nulla condiviso).

Noi siamo per la democrazia rappresentativa ed in questa esistono i soggetti collettivi di rappresentanza, che appunto rappresentano il momento attraverso il quale si formano le opinioni e si precisano gli indirizzi. Questi soggetti non sono stati coinvolti nella fase di elaborazione della riforma. Questi soggetti non sono stati coinvolti nella fase di confronto, se non attraverso una lodevole iniziativa del Presidente della Commissione di proporre delle audizioni; molto utili, presidente Asciutti, dal punto di vista culturale e dal punto di vista della visione politica, ma devo dire scarsamente utilizzate dalla maggioranza e dal Governo perché se mi venite a dire che il testo che vi accingete ad approvare corrisponde all’insieme di critiche, devo dire toto corde, espresse dalla maggior parte dei soggetti invitati a consultazione presso la Commissione, sicuramente dite un qualcosa a cui neppure voi credete.

Ma questo modello di partecipazione dei soggetti di democrazia, dei soggetti rappresentativi, delle organizzazioni sindacali è un modello che evidentemente non piace alla maggioranza e al Governo, che a fatica ha consultato la sua maggioranza e lo vediamo dal disagio con cui quest’ultima segue questo tipo di cammino della riforma.

Abbiamo provato peraltro a vedere se dati i tempi più tranquilli che avevamo al Senato in terza lettura - stabilito ormai che ci voleva una settimana in più, non un mese in più, per varare definitivamente questa riforma - si poteva approfittare di tale passaggio per dire qualche parola chiara, per sollevare il velo di ipocrisia, di "non ricordo" e di dimenticanza che c’è sull’ulteriore cammino di questa riforma, attraverso il chiarimento almeno della materia contabile e finanziaria.

Ebbene, neppure questo chiarimento è venuto. Così le risorse sono incerte, gli effetti legislativi sono contraddittori e la riforma finisce con l’essere una non riforma, una riforma che non c’è. Probabilmente questo era il risultato che si voleva ottenere e se questo era il risultato che volevate ottenere, siete stati bravissimi, meritate dieci e lode! (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U).

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CORTIANA (Verdi-U). Signor Presidente, come abbiamo già avuto occasione di dire in sede di discussione generale, la contraddittorietà delle modifiche apportate alla Camera dal punto di vista della coerenza costituzionale paradossalmente ha evidenziato ancor di più i limiti del disegno di legge che avevamo qui licenziato in prima lettura, invece di mettere delle pezze, come ha detto il collega D’Andrea.

Per tale motivo voteremo contro l’articolo 7e ci sembra corretto dare una valutazione molto asciutta e sintetica. La scuola come formazione, come istituzione, come sistema unitario salta. Con l’anticipo dell’ingresso nella scuola si crea un problema, si arreca un vulnus grave alla dimensione delicata dell’infanzia ma, soprattutto, la maggioranza lega la scuola alla politica di tagli e di riduzione degli investimenti. La scuola come sistema diventa un costo da ridurre e non un investimento.

Non si scommette, quindi, sul futuro. Basta esaminare l’ultima finanziaria per trovare sia in questo comparto, sia in quello dell’innovazione tecnologica un disinvestimento molto grave, laddove invece merito di questo Governo è aver identificato e dato vita ad un Ministero per l’innovazione e le tecnologie. È un pregio evidente, ma se non si apportano risorse in due comparti così decisivi come quelli della scuola e dell’innovazione mi domando quale tipo di investimento sul futuro si potrà fare, quale competitività sarà possibile garantire al sistema Paese e soprattutto quali diritti, che pure sono previsti dalla Costituzione, daremo ai nostri giovani.

Sotto tale aspetto risultano ancora più problematiche, quasi grottesche, le affermazioni del Presidente della Repubblica, il quale ieri ha avuto modo di sottolineare la necessità di un’integrazione per il mondo dell’immigrazione, sollecitando con forza la scuola come uno dei canali, uno dei modi di acquisizione di una cultura e di un diritto di cittadinanza dell’integrazione, che non deve costituire un problema magari di ordine pubblico e di disagio sociale nel nostro Paese.

Ebbene, tutto questo noi non lo ritroviamo. Siamo di fronte, più che a una legge Moratti, a un’ulteriore legge Tremonti segnata, evidentemente, dalla necessità di far tornare i conti, ma tutto questo lo paghiamo pesantemente. Credo che, già dalle ulteriori mobilitazioni che avranno luogo in questo e nel prossimo mese, emerga una reazione comprensibile del mondo della scuola.

Per quanto riguarda noi come Ulivo, lavoreremo alla gestione di tale situazione cercando di scavare a fondo rispetto alle esperienze (non tutte negative, evidentemente) che abbiamo maturato nei cinque anni di Governo di centro-sinistra al fine di dare consigli utili per far sopravvivere nella scuola pubblica un ambito di costruzione dell’idea di cittadinanza nel nostro Paese.

Per tali motivi voteremo contro l’articolo 7, anche perché non è stato accolto neanche uno degli emendamenti da noi proposti, che entravano nel merito senza però mettere in discussione ciò che stava dietro la volontà della maggioranza e del Governo, ma a partire da quella volontà cercavano di renderla gestibile e coerente con la Costituzione. Per questi motivi, signor Presidente, ribadiamo il nostro voto contrario.

PRESIDENTE . Metto ai voti l'articolo 7.

È approvato.

 

Come già annunciato e secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo, le dichiarazioni di voto e il voto finale avranno luogo nella seduta di domani mattina. Rinvio pertanto il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

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